Adozione dei contenuti del Calendario venatorio riferito al 2022-2023, nella sua formulazione originaria, inserimento tra le specie cacciabili del calendario venatorio regionale il Moriglione (vista l’approvazione recente del piano di gestione nazionale del Moriglione) e proseguimento dell’attività affinché ISPRA rediga il piano nazionale di gestione della pavoncella e una volta approvato inserire la specie Pavoncella nel calendario venatorio.
Sono alcuni degli impegni chiesti in una dettagliata risoluzione dal consigliere Massimo Bulbi (Partito democratico). In relazione a raccolta e validazione di dati a supporto delle scelte che si intendono inserire nei prossimi calendari venatori dal 2024 in poi (ad esempio portare tutte le specie cacciabili al 31 gennaio di ogni anno), si chiede “di avviare tutte le campagne di monitoraggio che si rendano necessarie per motivare le scelte relative ai calendari venatori”. Il consigliere Pd, inoltre, chiede che la giunta valuti “quali siano gli enti o istituti scientifici più qualificati per procedere a una autorevole valutazione dei dati raccolti onde rendere scientificamente solidi gli eventuali discostamenti dai parere resi a livello nazionale da ISPRA”. Infine, vanno stipulate convenzioni, accordi di collaborazione e protocolli d’intesa “con le Regioni limitrofe (ad esempio la Toscana) o comunque con le esperienze più positive nel campo della raccolta ed elaborazione dei dati di consistenza e mobilità delle specie di interesse venatorio”.
La vicenda relativa inizia con un ricorso al Tar delle associazioni ambientaliste e animaliste contro la delibera che ha approvato il calendario 2022-2023. I giudici amministrativi avevano respinto la richiesta, ma il Consiglio di Stato, rinviando al Tar la documentazione per una nuova udienza, ha dato ragione alle associazione “rispetto alle date di chiusura della stagione venatoria per le specie migratrici e alle due giornate aggiuntive per la caccia alla migratoria da appostamento fisso o temporaneo nel periodo 3 ottobre-30 novembre 2022”, imponendo alla Regione la sospensione del calendario. L’udienza, però, è stata fissata “oltre la scadenza naturale del calendario venatorio, e questo ha influenzato la pronuncia del Tar che ha dichiarato cessata la materia del contendere”. Un comportamento “istituzionale scorretto”, scrive Bulbi, perché la decisione avrebbe potuto aiutare la giunta nelle decisioni future. A questo si aggiunge la lesione diritti dei cacciatori che hanno “corrisposto risorse economiche rilevanti” e che devono sottostare a norme rigide: “Chi si iscrive alla caccia ha il diritto di conoscere in anticipo il calendario venatorio, che deve essere chiaro e stabile, non è accettabile che il calendario venga limitato o interrotto dopo l’inizio della stagione venatoria, perché questo lede un diritto soggettivo acquisito al momento del pagamento della tassa di iscrizione e delle altre tasse correlate”.
(Gianfranco Salvatori)