La domanda alla giunta è posta dalla capogruppo di Forza Italia Valentina Castaldini, in un’interrogazione affrontata negli odierni lavori della commissione Territorio, ambiente mobilità presieduta da Stefano Caliandro. La consigliera sottolinea l’importanza delle tradizioni emiliano-romagnole di fare grandi falò nelle campagne per celebrare l’arrivo della primavera (“focarine” o “fogheracce”) o di bruciare, in talune piazze, grandi falò con sopra un fantoccio come rito propiziatorio per l’anno venturo. A frenare queste tradizioni, però, c’è la delibera del febbraio 2021 che, per tutelare la qualità dell’aria, vieta “l’abbruciamento di residui vegetali”, un impedimento prorogato nel dicembre del 2021.
Nel ’21 e ’22, continua la consigliera azzurra, “alcuni comuni, come Bologna e Rimini, hanno derogato alla norma regionale e hanno permesso l’accensione dei roghi tradizionali”. E Castaldini ricorda come i falò avverrebbero solo in date particolari, il 18 marzo per la festa di San Giuseppe e il 31 dicembre per Capodanno.
L’assessora all’Ambiente Irene Priolo, rifacendosi anche all’informativa sul Piano Aria 2030 appena svolto, ha confermato “la possibilità di due eventi all’anno in deroga in cui concentrare eventi turistico-cultural-tradizionali che prevedono l’accensione di fiamme libere”.
Castaldini si è detta soddisfatta delle risposte ottenute e ha rimandato al confronto che vi sarà globalmente sul Piano aria 2030.
(Luca Boccaletti)