Ambiente e territorio

Clausola valutativa sulla valutazione di impatto ambientale: le procedure sono più snelle

Pelloni (Lega) ha però rilevato “discrasie, nell’iter, rispetto alle richieste di integrazioni documentali (per i tempi troppo lunghi: 180 giorni)”; per Zamboni (Europa verde) è sbagliato prendere scorciatoie e chiede anche un maggiore coinvolgimento, a tutti i livelli, dei cittadini

Si rileva, negli ultimi anni, una riduzione dei tempi di conclusione dei procedimenti di valutazione d’impatto ambientale, che non superano mai i due anni. Tempistiche che risultano fra le più celeri a livello nazionale, ma che in alcuni settori produttivi, in cui la dimensione dell’innovazione impiantistica è continua e veloce, possono tuttavia rappresentare una potenziale criticità.

In commissione Territorio, ambiente e mobilità, presieduta da Stefano Caliandro, è stata illustrata dall’amministrazione regionale la relazione sulla clausola valutativa collegata alla norma regionale che disciplina la procedura rispetto ai progetti, pubblici e privati, sottoposti a valutazione ambientale.

Questa legge ha la finalità di assicurare che l’attività antropica sia compatibile con le condizioni per uno sviluppo sostenibile e quindi rispettosa della capacità rigenerativa degli ecosistemi e delle risorse, della salvaguardia della biodiversità e di un’equa distribuzione dei vantaggi collegati all’attività economica.

Con questa norma, si legge nella relazione del provvedimento, si registra un’importante innovazione sul versante della semplificazione: il provvedimento autorizzatorio unico regionale può essere integrato, infatti, anche con modificazioni alla pianificazione territoriale, urbanistica e di settore, con l’assenso dell’amministrazione titolare del piano da variare. Con questa formulazione legislativa è quindi possibile condensare due azioni in un unico procedimento amministrativo, la valutazione ambientale e la variante urbanistica.

Sull’argomento è intervenuto Simone Pelloni (Lega), che ha espresso un giudizio positivo rispetto allo snellimento di queste procedure, rilevando, però, “discrasie, nell’iter, rispetto alle richieste di integrazioni documentali (per i tempi troppo lunghi: 180 giorni)”.

Parole di apprezzamento rispetto alla clausola anche da Silvia Zamboni (Europa verde), che ha rilevato, però, che “velocizzare non può comunque significare prendere scorciatoie: lo screening non deve sostituire la valutazione ambientale ed è poi importante coinvolgere, a tutti i livelli, i cittadini”.

(Cristian Casali)

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