La giunta si esprima in merito alla sperimentazione avviata dalla Provincia di Ferrara sull’impiego di armi lunghe, come le carabine ad aria compressa non depotenziate, nei piani di controllo della nutria. Inoltre, riferisca se anche altre Polizie provinciali abbiano espresso la volontà di avviare sperimentazioni analoghe e se intenda promuovere e finanziare, in accordo con Ispra e altri soggetti competenti, l’istituzione di un corso regionale unico di formazione finalizzato all’utilizzo di armi lunghe.
A chiederlo, con un’interrogazione rivolta all’esecutivo regionale, è il consigliere della Lega Tommaso Fiazza.
“La proliferazione incontrollata della nutria, specie aliena invasiva ormai diffusa in modo capillare in Emilia-Romagna e nel resto d’Italia, rappresenta una grave emergenza ambientale, agricola e di sicurezza idraulica – ricorda Fiazza -. Gli scavi realizzati da questi roditori compromettono la tenuta delle arginature e dei canali di bonifica, causando cedimenti anche gravi, con potenziale rischio per l’incolumità pubblica e per le infrastrutture agricole”.
Nel suo atto ispettivo, il consigliere rileva che, nel piano regionale per il controllo della nutria 2021-2026, si stabilisce la possibilità di impiegare strumenti di contenimento ad alta selettività, riportando testualmente, a titolo esemplificativo, le carabine ad aria compressa non depotenziate e quelle “calibro 22”, purché impiegate nel rispetto dei protocolli di sicurezza e a fronte del superamento di specifici corsi di formazione. Proprio sulla base di tale previsione, la Provincia di Ferrara ha condotto un progetto sperimentale “ottenendo risultati significativi nella riduzione dei danni e nella maggiore efficienza operativa, con la collaborazione di Polizia Provinciale, operatori abilitati, Consorzi di Bonifica e il supporto della Prefettura”, va avanti Fiazza.
Da qui la richiesta di un giudizio di merito alla giunta, a cui si accosta la sollecitazione a realizzare “un percorso formativo regionale, calendarizzato e uniforme, che garantirebbe standard omogenei di sicurezza e maggiore efficacia operativa”, anche in considerazione del fatto che la frammentazione delle iniziative e dei protocolli a livello provinciale può creare disomogeneità operative e formative sul territorio regionale.
(Brigida Miranda)



