Ambiente e territorio

Gibertoni (Misto): “Calendario venatorio, Regione succube dei cacciatori”

Dopo la sentenza del Tar e la parziale modifica del calendario, interrogazione per sapere se è stato presentato il ricorso al Consiglio di Stato e quanto è costato: “La giunta dica se accoglie le richieste delle associazioni di cacciatori per pagare consulenze private”

Tre i quesiti posti alla Regione nell’interrogazione della consigliera Giulia Gibertoni (Gruppo Misto) sul calendario venatorio.

La capogruppo del Misto vuole sapere se è stata proposta l’effettiva istanza della Regione contro l’ordinanza del Tar del 7 settembre – “l’apertura della caccia programmata a tutte le specie ornitiche e di piccola selvaggina al 1° ottobre 2023 e la chiusura della stessa secondo quanto previsto nel parere ISPRA, nonché la limitazione ad una sola giornata aggiuntiva di caccia nei mesi di ottobre e novembre 2023” – quale sia stato l’esito “e quali i costi complessivi di tale opposizione, oltre i 15.143,38 euro già previsti dalla delibera di Giunta” dell’11 settembre. Inoltre, la giunta dica “se intenda accogliere le richieste delle associazioni dei cacciatori sostituendo, di fatto, il settore regionale competente in materia venatoria e Ispra con consulenze pagate dalla Regione Emilia-Romagna con denaro pubblico”. Infine, la Regione faccia sapere “se non ritenga necessario smettere di seguire, in maniera succube, i desiderata del mondo venatorio, assicurando finalmente il rispetto dello spirito della legge 157 del 1992”.

Poco dopo l’Ordinanza del Tar, le associazioni dei cacciatori avevano chiesto di “prolungare la chiusura della caccia alla stanziale nel mese di dicembre” ed ancora chiedevano alla Regione: “il mantenimento delle date di chiusura della caccia alla migratoria nel mese di gennaio” suggerendo a tal fine di utilizzare consulenze con le Università e dando già per scontato il ricorso al Consiglio di Stato da parte della Regione Emilia-Romagna”. Nel frattempo, la Regione ha deciso di ricorrere al Consiglio di Stato. Ma un’ordinanza del Consiglio di Stati dell’ottobre 2022 “comportava la sospensione delle due giornate aggiuntive settimanali di caccia da appostamento alla fauna migratrice e soprattutto la chiusura anticipata della caccia ai turdidi e alla beccaccia (10 gennaio) e a tutti gli uccelli acquatici (20 gennaio), a difesa dei delicatissimi periodi di migrazione pre-riproduttiva”. E la stessa ordinanza recitava che le indicazioni di Ispra “possono essere disattese solo in presenza di elementi di eguale livello scientifico e della necessità ad ottemperare al principio di precauzione”.

La consigliera ricorda che “anche nella passata stagione venatoria 2022-2023 “la Regione Emilia-Romagna aveva tardato ad ottemperare alle decisioni degli organi esercenti la giustizia amministrativa”. E il giudice amministrativo ha rilevato che sono state prese decisioni “con concessioni, evidentemente, emanate per compiacere il mondo della caccia”. Per Gibertoni, la Regione è “succube” alle associazioni di cacciatori.

(Gianfranco Salvatori)

Ambiente e territorio