Restituire la funzione primarie alle aree contigue ai parchi concedendo deroghe alla caccia solo a un numero limitato di cacciatori e garantire una livello maggiore di tutela faunistica.
A chiederlo alla Regione è la capogruppo Giulia Gibertoni (Gruppo Misto) che in un’interrogazione domanda se la giunta “non ritenga opportuno restituire le aree contigue ai Parchi regionali alla loro funzione primaria partendo dalla previsione normativa nazionale per cui la caccia nelle aree contigue ai parchi regionali è un’attività svolta in deroga e concessa a una platea di cacciatori chiaramente definita e ben delimitata”. Inoltre, Gibertoni chiede maggiore tutela faunistica e “limitazione dell’attività venatoria”, partendo dalla legge 394 del 1991, che essendo inerente “alle finalità essenziali della protezione della natura e, in particolare, a quelle attinenti ai parchi e alle riserve naturali”, sarebbe rivolta a garantire standard minimi e uniformi di tutela della fauna nelle aree contigue ai parchi”. La legge, continua il Gruppo Misto, “prevale anche sulla legislazione regionale esclusiva in materia di attività venatoria poiché la forza vincolante delle suddette norme statali deriva, appunto, dall’assumere la veste di standard minimi uniformi, previsti dalla legislazione statale, nell’esercizio della competenza esclusiva dello Stato in materia di tutela dell’ambiente, di cui all’art. 117, secondo comma, lettera s), della Costituzione, e che quindi la Regione non può prevedere soglie inferiori di tutela, mentre viceversa può, anche nell’esercizio della potestà legislativa, prevedere livelli maggiori, di tutela ambientale che implicano logicamente il rispetto degli standard adeguati e uniformi fissati nelle leggi statali”.
Secondo la consigliera, già la Costituzione prevede “il tema della conservazione della Natura e delle aree naturali protette che deve essere urgentemente affrontato nella sua interezza compresa la tutela e gestione della fauna”. Per le aree contigue ai parchi regionali (situazioni critiche vengono descritte nel Parco del Delta del Po, nel Parco regionale Monte Sole, nelle Valli di Comacchio), rimarca la capogruppo, “è necessario riconoscere a questi territori un importante valore dal punto di vista della conservazione, come aree cuscinetto che fungono da corridoi faunistici e che dovrebbero garantire una protezione maggiore per gli animali rispetto alle zone più lontane dai Parchi grazie alla predisposizione di regolamentazioni che limitano il rischio di mortalità, per la fauna selvatica, dovuto a cause antropiche”. In particolare, conclude Giulia Gibertoni, “non solo nelle aree contigue è di fondamentale importanza far sì che l’attività venatoria sia limitata, così come la norma nazionale definisce chiaramente, ai soli residenti, con una limitazione maggiormente stringente e ancor più necessaria quando nei territori sono presenti specie dall’elevato interesse conservazionistico”.
(Gianfranco Salvatori)