“Quali i criteri che hanno ispirato la scelta di includere zone urbanizzate (quartieri di città, zone commerciali, aree industriali, ecc.) nelle Zone di ripopolamento e cattura (Zrc)?”.
La richiesta, con un’interrogazione rivolta al governo regionale, arriva da Giulia Gibertoni (Misto), che vuole anche sapere “come sia computata, ai sensi della normativa vigente, la quota del 20-30 per cento del territorio destinato a protezione della fauna selvatica”.
Stiamo parlando, infatti, rileva la consigliera, “di zone adibite al ripopolamento della fauna selvatica”. Per la capogruppo “non si comprende per quali motivi queste aree urbanizzate non siano state escluse dal computo, nonostante l’insussistenza di un criterio di continuità ambientale rispetto alle zone non urbanizzate”. Le Zrc (che normalmente non superano i 700 ettari di estensione), prosegue, “sono destinate a incrementare (o semplicemente affermare) la riproduzione delle specie selvatiche autoctone (a partire da lepre e fagiano), a favorire la sosta e la riproduzione delle specie migratorie, a determinare mediante l’irradiamento naturale il ripopolamento dei territori contigui, a consentire con la cattura di selvaggina stanziale il reinserimento in altre zone di protezione (e anche le immissioni integrative negli ambiti territoriali di caccia)”. Lo stesso assessore regionale responsabile sulla caccia, rimarca l’esponente del gruppo misto, “ha dichiarato sul tema che ‘ai fini del calcolo della quota del 20-30 per cento del territorio destinato a protezione della fauna selvatica, ai sensi dell’articolo 10 della legge 157 del 1992, il territorio non agrosilvopastorale viene ovviamente escluso dal conteggio’”.
Facendo un’analisi complessiva, conclude Gibertoni, “si rileva, dunque, che la Regione Emilia-Romagna destina al ripopolamento e alla cattura della fauna selvatica aeroporti (come ad esempio la base militare di Pisignano e l’aeroclub la Spreta di Ravenna), centri commerciali (come ad esempio l’Ipercoop di Ravenna e l’Ikea Parma), hub logistici (come quello di Amazon a Spilamberto), centri di commercio all’ingrosso (come ad esempio il Centergross di Bologna), distretti industriali (come quello delle ceramica del modenese), stabilimenti industriali (come ad esempio Ferrari e Maserati), inceneritori e termovalorizzatori (come quelli di Modena, Granarolo Emilia e Russi), aree ludico sportive (come ad esempio il parco divertimenti di Mirabilandia e l’ippodromo di Modena, così come la pista da cross di Ravenna), università (come a Parma), ospedali (come quelli di Baggiovara, Lagosanto e Cona), poli fieristici (come quelli di Cesena e Modena), cave (come il frantoio Fondovalle a Modena), tratti autostradali, svincoli, caselli e autogrill, zone turistico-balneari (come i lidi ferraresi, oltre a zone della costa riminese e di quella cesenate), interi centri abitati, a partire dal centro storico di Reggio Emilia a sud della via Emilia”.
(Cristian Casali)