Utilizzare personale ben preparato scientificamente per i censimenti e gli studi sulla fauna selvatica “anziché gli stessi cacciatori, soggetti a un evidente conflitto di interessi mirando, questi ultimi, ad allargarne il prelievo venatorio sia quantitativo, sia aumentando le giornate di prelievo venatorio previste dal Calendario Venatorio regionale”. È la sollecitazione che la capogruppo Giulia Gibertoni (Misto) rivolge alla giunta regionale con un’interrogazione in cui solleva il caso della beccaccia (scolopax rustica).
Per Gibertoni, infatti, su tale volatile “sussistono carenze di informazioni relative alla consistenza, alla fenologia di migrazione e alle fluttuazioni stagionali di presenza” che, dal 2004, si accompagnano a “uno stato di conservazione sfavorevole”, dal momento che “il trend di popolazione è stato nuovamente classificato come in decremento”.
Svariate per Gibertoni le cause della diminuzione della popolazione delle beccacce: “L’elevata pressione venatoria nelle aree di svernamento, i fattori stocastici ambientali, come le improvvise ondate di gelo e la riduzione di habitat idonei alla riproduzione e allo svernamento, dovuta principalmente alla contrazione delle aree di alimentazione notturna con particolare riferimento alle aree aperte a prato-pascolo permanente”.
Stante la situazione, la consigliera chiede “quali e quanti siano i progetti, portati avanti da cacciatori o associazioni venatorie, di censimento e studio della fauna selvatica a partire, in particolare, dalla specie Beccaccia e con quali risultati e utilizzo” a cui aggiunge la sollecitazione nei confronti dell’esecutivo regionale “considerato che le suddette attività di censimento, messe in campo dai cacciatori e dalle loro associazioni, in particolare relativamente alla specie Beccaccia, interferiscono con il periodo riproduttivo della stessa, se non ritenga opportuno cessare immediatamente le autorizzazioni di tali attività, al fine di salvaguardare la specie Beccaccia”.
(Luca Boccaletti)