Fare chiarezza sull’uso del cloro e dei suoi composti nell’acqua potabile.
A chiederlo, in un’interpellanza, è Giulia Gibertoni (Gruppo Misto) che ricorda come “per la disinfezione dell’acqua esistono, e si utilizzano da anni, metodi alternativi alla clorazione, per esempio l’ozonizzazione viene già usata nell’impianto della Val di Setta per l’acqua di Bologna e provincia con ottimi risultati, anche se con l’ozono viene richiesta una minima aggiunta di ipoclorito alla fine del processo, perdendo l’ozono la propria efficacia rapidamente nel tempo e, quindi, con la distanza dal luogo di consumo dell’acqua, aggiunta questa che dovrebbe comunque consentire agevolmente di mantenere la presenza residua di sottoprodotti al di sotto del limite previsto dalla nuova Direttiva UE”.
Per Gibertoni “è opportuno ridurre al minimo possibile la presenza di cloriti e clorati nelle acque destinate al consumo umano poiché per queste sostanze sono riconosciuti effetti ematologici e per il clorato anche disturbi sulla tiroide, poiché può essere motivo di preoccupazione per la salute dei bambini, in particolare, di quelli con carenza lieve o moderata di iodio”.
Da qui l’atto ispettivo per sapere dalla giunta “se oggi il biossido di cloro, o comunque i composti del cloro, siano ancora i disinfettanti più utilizzati dai soggetti gestori, nel nostro territorio regionale, per la disinfezione delle acque destinate al consumo umano e quale sia, provincia per provincia e per ciascun soggetto gestore, la percentuale di sforamenti ad un valore limite, per cloriti e clorati, di 0,25 mg/l, inoltre, quale siano stati gli investimenti e i miglioramenti di detti soggetti gestori per adeguarsi alla scadenza del 12 gennaio 2026 evitando di continuare ad utilizzare sistemi di disinfezione basati ancora principalmente sulla clorazione dell’acqua”.
(Luca Molinari)