Ambiente e territorio

Paldino (Civici): “La giunta verifichi costi e benefici sul cambio di metodo di raccolta dei rifiuti”

Presentata un’interrogazione in commissione Territorio e ambiente. L’assessora all’Ambiente Priolo: “La Regione non sposa un modello, pianifica obiettivi e ogni Comune sceglie il metodo di raccolta più adeguato alle proprie caratteristiche territoriali”

La giunta verifichi costi e benefici del cambio di metodo di raccolta dei rifiuti nel territorio di Modena, sui costi che comporta questa trasformazione in atto e quale soggetto giuridico dovrebbe provvedere al pagamento degli stessi. Verifichi inoltre chi dovrebbe sopperire ai minori ricavi derivanti dalla valorizzazione delle raccolte differenziate, nel caso non si raggiungessero gli standard qualitativi e quantitativi presenti nel contratto tra Atersir e Hera, e in che modo tale ammanco verrebbe compensato. Sono le richieste contenute in un’interrogazione di Vincenzo Paldino (Civici con de Pascale) discussa in commissione Territorio, ambiente e mobilità, presieduta da Paolo Burani, presentata in seguito all’avvio della seconda fase del progetto di riorganizzazione della raccolta differenziata di carta e plastica nelle aree residenziali, che coinvolgerà oltre 76mila utenze e sulle quali la Tariffa puntuale verrà applicata dal 1° gennaio 2026.

“Nel contratto stipulato da Atersir con Hera – ha spiegato Paldino – per la gestione della raccolta dei rifiuti nel Comune di Modena, era prevista una metodologia di raccolta ‘porta a porta’ con conferimenti di sacchetti per carta e plastica finalizzata alla sostituzione del modello con cassonetti in area residenziale. Tra gli obiettivi fondanti del contratto di servizio tra Atersir ed Hera si specifica che il concessionario assorbe la metà dei maggiori costi per il mancato raggiungimento delle tonnellate obiettivo sul rifiuto indifferenziato. Nel medesimo contratto si prevede che il gestore si impegni a versare a detrazione dei costi un ricavo minimo garantito calcolato sulle performance di avvio a riciclo stabilite”.

Il consigliere evidenzia inoltre come “il passaggio da una raccolta di tipo domiciliare ad una per cassonetti potrebbe portare a una qualità delle frazioni di rifiuto differenziate molto inferiore rispetto agli obiettivi regionali, vanificando gli effetti della passata gestione e portando, potenzialmente, a minori ricavi derivanti dalla valorizzazione unitamente all’aumento di alcuni costi con il rischio di un aggravio per i cittadini”.

Ha risposto l’assessora all’Ambiente Irene Priolo: “La Regione non sposa un modello, pianifica obiettivi e ogni Comune sceglie il metodo di raccolta più adeguato alle proprie caratteristiche territoriali. Modena ha effettuato una scelta dettata anche da una ricerca sull’indice di gradimento. La Regione non può intervenire sulle decisioni assunte. Atersir ha riportato le istanze di modifica in due livelli decisionali e sta monitorando e controllando per verificare le ricadute del modello di raccolta. Eventuali peggioramenti saranno valutati al termine del monitoraggio quindi non è possibile valutare in anticipo costi aggiuntivi. Se dovesse verificarsi un peggioramento per l’equilibrio economico sarà facoltà del gestore chiedere di cambiare il tipo di servizio. La tariffa è passiva, per cui il costo del servizio è coperto dalla tariffa stessa”.

Il consigliere ha replicato: “Chiaro che le metodologie di raccolta sono scelte locali ma cambiare il modello ogni due anni non agevola i cittadini. Non è scongiurato un aumento della tariffa che cadrà sul gestore e di conseguenza sui cittadini. Terremo monitorata la situazione”.

(Lucia Paci)

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