Ambiente e territorio

Parma, Gerace (IV): no alla riapertura di attività minerarie nell’area di Corchia

“Esiste un concreto rischio di inquinamento delle acque del fiume Taro – afferma il consigliere – il cui bacino idrico è fondamentale per la produzione agroalimentare nella provincia di Parma”

Manifestare al governo la contrarietà alla riapertura di attività minerarie nell’area di Corchia, nell’Appennino parmense, ribadendo una volta di più la necessità di tutelare l’area e salvaguardare l’ecosistema. A chiederlo, con un’interrogazione alla Giunta regionale, è il consigliere di Italia Viva, Pasquale Gerace.

“Il governo – spiega Gerace – ha recentemente varato un decreto che semplifica l’apertura di nuove miniere, con l’obiettivo di riscoprire miniere dismesse e di identificare nuovi giacimenti. Ma la Regione Emilia-Romagna ha espresso la sua ferma opposizione alla riapertura di miniere nel proprio territorio, soprattutto in zone protette come Corchia, soggetta a normative europee che impongono una rigida tutela ambientale”.

Nel suo atto ispettivo, il consigliere ribadisce “la vocazione attuale del territorio di Corchia, orientata verso il turismo sostenibile e la valorizzazione del patrimonio paesaggistico” ricordando che “l’attività estrattiva potrebbe compromettere seriamente la qualità ambientale delle valli coinvolte, qualità riconosciuta anche a livello europeo”. Gerace evidenzia anche l’azione del comitato difesa Cogena Manubiola “no Miniere” e della cittadinanza, “che hanno manifestato una forte opposizione alla riapertura delle miniere, sottolineando i potenziali rischi per il paesaggio e per le filiere agroalimentari”.

“Esiste un concreto rischio di inquinamento delle acque del fiume Taro – conclude il consigliere – il cui bacino idrico è fondamentale sia per la produzione agroalimentare nella provincia di Parma, sia per l’approvvigionamento di acqua potabile per circa 180mila persone”.

Da qui l’interrogazione, con la quale si sollecita anche il coinvolgimento delle rappresentanze politiche locali, delle associazioni, dei comitati, per mostrare “un dissenso chiaro e unitario alla riapertura di attività minerarie nella zona protetta di Corchia, richiamando l’attenzione sui gravi rischi ambientali e sanitari legati alla possibile contaminazione delle acque e al degrado delle risorse naturali”.

(Brigida Miranda)

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