Ambiente e territorio

Occhi (Lega): “Incendio in due negozi a Parma, fare chiarezza sugli inquinanti rilasciati nell’aria”

“Arpae ha accertato la presenza di diossina e l’aumento di PM10 e nei due edifici è stato trovato amianto e rifiuti stoccati. Inserire nel Pair, tra le attività a rischio, anche quelle commerciali e non solo artigianali e industriali”

Fare luce sull’incendio che ha distrutto due esercizi commerciali, a Parma il 27 aprile, che ha provocato l’emissione di diossina e l’aumento di Pm10 nella zona.

Lo chiede alla Regione il consigliere Emiliano Occhi (Lega) in un’interrogazione che pone diverse domande alla giunta a partire dal fatto se siano state eseguite o meno analisi più accurate sulla qualità dell’aria nel Comune di Parma. Occhi vuole, poi, conoscere se “vi è stato un impatto e quale sulla qualità dell’aria nell’area di Parma e se la Regione dispone di un elenco delle aree artigianali, industriali e commerciali a rischio di incendio”. Il Pair (Piano aria) prevede una banca dati di attività industriali e artigianali che sono a rischio incidente, ma non di quelle commerciali e il consigliere chiede di implementare la banca dati regionale” anche con queste ultime. Infine, Occhi chiede alla giunta se, per “una maggiore tutela della qualità dell’aria intende invitare i Comuni ad una maggiore cura nell’individuazione delle aree a rischi incendio, verificando lo stato di manutenzione delle aree, evitando accumulo di rifiuti potenzialmente infiammabili e se tramite ARPAE, intende supportare il Comune di Parma nel monitorare a lungo termine gli effetti dell’incendio”.

Dopo il rogo, il sindaco ha emesso un’ordinanza che ha creato una zona rossa di 1,4 chilometri dalla zona dell’incendio, in via Emilio Lepido, vietando alle persone di uscire di casa, consumare cibi coltivati in quell’area, di far uscite gli animali e altre limitazioni. Le analisi di Arpae hanno rilevato diossina, amianto nelle strutture commerciali e “dalle prime indagini sarebbe emersa la mancanza di adeguati sistemi antincendio, oltre che alla presenza di diversi materiali infiammabili nell’esercizio commerciale dove si è sviluppato l’incendio” come rifiuti di plastica e di legno.

(Gianfranco Salvatori)

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