Presentati dalla Giunta regionale gli obiettivi strategici e le scelte generali del Piano regionale di gestione dei rifiuti e per la Bonifica delle aree inquinate. A illustrare il Piano, e a rispondere ai tanti quesiti dei consiglieri, è stata Irene Priolo, assessore all’Ambiente, difesa del suolo e della costa, protezione civile. Il documento strategico – che approderà in Assemblea la prossima settimana – è stato discusso in commissione Territorio, ambiente e mobilità, presieduta da Stefano Caliandro.
Priolo ha premesso che in commissione è stato anticipato il documento strategico che costituisce il Piano – la Delibera di Giunta è già in possesso dei consiglieri – che verrà affrontato in modo approfondito in Assemblea.
“Facciamo un salto di qualità- ha esordito Priolo- e dovremo farlo con i cittadini e le imprese. Dovremo agire con credibilità, serietà e pragmatismo. Sulle discariche servirà una discussione puntuale perché il documento scaricherà la responsabilità sui territori”. Articolata l’esposizione dell’assessore. Il Piano delinea il modo in cui si adotteranno le azioni in relazione agli obiettivi. “Molti obiettivi europei- ha affermato Priolo- sono stati raggiunti, come la raccolta differenziata arrivata al 73%, mentre la Ue poneva il limite del 63% e la riduzione del numero di discariche”. Occorre, però, migliorare la qualità della raccolta dei rifiuti e aumentare il tasso di riciclaggio, chiedendo ai gestori di fare di più.
C’è, poi, il delicato tema della tariffazione puntuale “un argomento da trattare con cautela affinché i territori raggiungano gli obiettivi (oggi lo ha fatto solo il 34%). Ma la sfida sarà sui rifiuti speciali (siamo unici in Italia ad aver affrontato questo tema), perché su quelli urbani la regione è già un’eccellenza. Dovremo lavorare sulle filiere del secco e della differenziata e, grazie ai fondi nazionali ed europei, coinvolgere le imprese e gli Enti locali sulla ricerca e sullo sviluppo. E poi mi chiedo come il recente decreto 116, che prevede la deassimilazione, impatterà sul sistema di gestione”.
Sulla tariffazione puntuale, l’assessore ha detto che “ci pone di fronte alla necessità della revisione della legge regionale 16 del 2015. Va modificato il fondo, usato per aiutare gli Enti locali, perché ha esaurito la sua spinta. Ma gli Enti locali di Atersir hanno chiesto di intervenire sul fondo perché il fabbisogno deve corrispondere all’esigenza delle imprese colpite dalla pandemia: il Consiglio suggerisce di evitare il prelievo a carico degli Enti locali definendo il fondo da 5 milioni per accompagnare nuove linee di indirizzo. Ritengo coerente questa richiesta. Se si interviene sul fondo, con un’ordinanza del presidente della Regione, si valuta come usarlo e se l’approccio anticipa la pianificazione strategica dei rifiuti: si devono aiutare non solo i Comuni virtuosi, ma anche quelli a tariffa puntuale. Il modello della Regione deve continuare a essere vincente, da punto di vista di assetto economico del territorio, dato che i rifiuti non hanno colore politico”.
Infine, Priolo si è soffermata sul termovalorizzatore di Ferrara e sull’aumento della capacità. “Le multiutility devono adeguarsi agli obiettivi della Regione che pianifica la raccolta dei rifiuti urbani, anche quelli che vanno nei termovalorizzatori. L’aumento non è legato alla crescita dei rifiuti urbani. Se si ferma il termovalorizzatore di Ferrara si deve ricorrere al Tar. Ma c’è il parere positivo della Conferenza dei servizi. La richiesta è quella di ridiscutere l’autorizzazione di 130mila tonnellate. La può rimettere in campo l’amministrazione comunale, ma nella nostra pianificazione io tengo conto di 130mila tonnellate”. L’assessore ha scandito che “l’Emilia-Romagna è l’unica che fa le gare, per tutti i servizi”. In conclusione, Priolo ha detto che l’informativa era anche per il Piano forestazione (ieri è uscito il bando della fase 2) con la distribuzione 500mila piante, ma in fase 2 saranno 580mila, e i contributi ai Comuni per la forestazione, l’acquisto, la posa degli alberi, gli impianti di irrigazione, per arrivare alla progettazione. Poi ci sarà fase 3, l’intervento sulle aree demaniali, “sulla quale si sta lavorando sul censimento e le figure di esperti del paesaggio”.
La discussione è stata aperta da Emiliano Occhi (Lega) secondo il quale “il nuovo piano deve risolvere le criticità del vecchio. Fin dal 2015 gli obiettivi erano troppo sfidanti, non sulla differenziata, ma sulla riduzione dei rifiuti prodotti. Il Piano prevedeva lo spegnimento progressivo dei termovalorizzatori perché ci sarebbe stata l’autosufficienza, anche se quella strategia non ha portato risultati”. Positivo, per Occhi, che il documento parli di differenziata “che in alcuni Comuni tocca il 90-95%, anche se la percentuale di scarto è elevata. Occorre produrre meno rifiuti. Inoltre, gare e affidamenti hanno tempi lunghi e tante discussioni: ora si parla di aggiudicazioni entro due anni per far partire il servizio”. La filiera dei rifiuti speciali è in crisi “e i privati, che vanno aiutati, devono avere nuovi impianti perché il riciclo di alcuni materiali (ad esempio gli inerti) richiede nuovi siti, a cui spesso però si oppongono i territori. Guardiamoci in faccia: senza impianti la filiera del riciclo rallenta”.
Silvia Piccinini (Movimento 5 stelle) si è detta “orgogliosa del risultato e del di piano per le bonifiche: un passo in avanti della Regione. Su 549 siti con procedimento di bonifica ce ne sono 315 con contaminazione accertata. Vanno stanziate risorse strutturali, un impegno economico forte. Apprezzo l’approccio pragmatico dell’assessore Priolo sul Piano rifiuti, che ha visto accolte alcune mie osservazioni, anche se si può fare di più sui rifiuti speciali. Un punto negativo per me è che il fabbisogno è di 400mila tonnellate, ma ne importiamo 650mila da altre regioni. Bisogna provare a fare intese con queste regioni, perché altrimenti si devono aumentare gli impianti. Se non ci fosse importazione di rifiuti non ci sarebbe bisogno di un aumento degli impianti. L’obiettivo è la chiusura di inceneritori e il non ampliamento delle discariche esistenti”.
Il consigliere Gianni Bessi (Partito Democratico) si è posto la domanda su “come raggiungere gli obiettivi, partendo dalle condizioni di mercato, da quelle tecnologiche, a quelle normative nazionali ed europee. Buono il percorso che va verso l’economia circolare, un tema che riguarda il sistema industriale”. Non di secondo piano è il recupero energetico. “La transizione ecologica, basata sull’economia circolare, ha tre assi: riuso, riciclo e recupero dei rifiuti” ha scandito Bessi. “Il Piano rifiuti è una sfida che deve mettere al centro la riconversione del sistema produttivo, l’uso di materiali riciclati per lo sviluppo dei prodotti e una nuova linea per ridurre rifiuti e usare le risorse con più efficienza”.
Critica la posizione di Michele Facci (Lega), per cui “il piano rifiuti è chiaro che sconta un problema della vecchia legge. Condivido le premesse e gli obiettivi sulla prevenzione e sugli investimenti nell’economia circolare che possono creare posti lavoro e aumento del Pil”. Sulla tariffazione puntuale, però, ha detto il consigliere, “siamo al giurassico. Il problema è la sua messa a regime perché manca una politica di incentivi. Non vorrei pensare, come fa qualcuno, che il problema sia la gestione del servizio: il pubblico cioè deve fare utile. E si parla di multiutility quotate in Borsa. Il meccanismo delle tariffe puntuali è da rivedere”. Sulle discariche, per Facci “non ci sono risposte. Viene detto che entro il 2035 si devono ridurre al 10% i rifiuti urbani in discarica, quindi non dovrebbero esserci autorizzazioni per nuove discariche. Oggi, però, si parla di ampliamenti, tanto che alcuni siti hanno già avuto l’autorizzazione”. Infine, serve una riflessione sulla bonifica “degli acquedotti in cemento-amianto”.
Per Silvia Zamboni (Europa Verde) “è positivo che il documento strategico preveda l’installazione di pannelli fotovoltaici sulle discariche esaurite. Bene anche l’economia circolare e l’acquisto, da parte delle pubbliche amministrazioni, di prodotti verdi”. Zamboni concorda anche sulla revisione della legge regionale 16 e che “su tutto c’è l’impegno a non produrre rifiuti”. I punti critici riguardano, per la consigliera, la distinzione tra mercato dei rifiuti speciali e solidi urbani. Inoltre, i termovalorizzatori non aiutano la lotta ai cambiamenti climatici. Va rafforzato, invece, il mercato dei sottoprodotti, di cui la Regione per prima ha stilato un elenco. Perplessità, infine, “sulla capacità di Atersir di essere voce dei Comuni, soprattutto quando ci sono le multiultility. Alcuni Comuni sono azionisti delle multiutility, cioè sono committenti di servizi e fruitori degli utili. E spesso un Comune cede la sovranità degli obiettivi. Atersir non ha la forzare proteggere i più piccoli”. Sulla tariffazione puntuale occorre “capire perché non si è arrivati all’obiettivo e perché i risultati sono diversi a seconda del gestore”.
Igor Taruffi (Emilia Romagna Coraggiosa) ha reputato importante la “revisione della legge 16/2015, che è stata importante. Nel Patto per il clima e il lavoro c’è l’obiettivo di 110 kg di rifiuti pro capite non riciclati, entro il 2030: lo scarto deve essere minimo e i target di riferimento debbono essere gli stessi. Questo va riportato anche nel Dsr”. Sulla necessità di aggiornare gli impianti, si deve “avere in mente una programmazione calata nella realtà. L’Emilia-Romagna, sui rifiuti, non ha mai avuto i problemi di altre regioni e a volte ha aiutato chi era in difficoltà. Occorre prevedere la riduzione di inceneritori e proseguire su questa strada, anche se l’arco temporale è stato portato al 2027. Sulle discariche, infine, per Taruffi “il percorso è positivo per i rifiuti urbani, ma per gli speciali c’è la difficoltà di determinare le regole. La legge sugli speciali è nazionale, esistono un mercato e i privati. Quando la discussione sulle discariche alla fine arriva in Regione, questa può solo dare un indirizzo, perché il quadro generale lo dà legge nazionale”.
Positiva anche per Lia Montalti (Partito Democratico) “la strategia generale che guarda all’economia circolare. Serve un approccio diverso e va ripensata la legge regionale n. 16, che innovava le politiche sistemiche e la gestione dei rifiuti con il sostegno al sistema regionale in ottica green. Il fondo Atersir è importante, ha aiutato i Comuni e premiato quelli virtuosi: ora si deve ragionare su come usarlo per sostenere ancora di più la trasformazione ecologica. Si deve lavorare sulla raccolta differenziata e la programmazione industriale”. La tariffazione puntuale “è stata complicata dalla pandemia, con lo slittamento dal 2020 al 2022. Ma non bisogna gettare ombre su questo sistema”. Montalti ha difeso le multiutility perché “da anni qui non ci sono emergenze, ma ci collochiamo come regione tra le prime in Italia”.
Il consigliere Marco Fabbri (Partito Democratico) ha detto che “il percorso è buono. Gli obiettivi dati sono condivisibili, soprattutto in ottica di economia circolare (riuso, riciclo e recupero). Il vecchio Piano va rivisto, ma ha dato risultati: la differenziata è al 73%”. Il termovalorizzatore di Ferrara, poi, necessita di un chiarimento “legato all’iter che vede una scelta, del Comune e della Multiutility, esclusivamente territoriale e locale. Sui rifiuti urbani c’è un disimpegno importante a fronte degli sforzi dei cittadini che hanno portato all’82% di differenziata e a 100 kg di rifiuti pro capite rispetto ai 300 kg precedenti. Dico no all’aumento della quota di rifiuti da incenerire”.
La vera discussione sarà in Aula ha sostenuto Luca Sabattini (Partito Democratico). Due gli elementi politici evidenziati dal consigliere: nessun gruppo ha mai messo in discussione l’autosufficienza e la gerarchia dei rifiuti a partire dalla differenziata. Importante è anche la tariffazione puntuale: “Non è stata raggiunta, ma dove è applicata ha toccato gli obiettivi di riduzione dei rifiuti e l’aumento della differenziata. Va bene discutere del fondo incentivante, ma non fare il prelievo ha un effetto e si deve vedere di quanto rallenta la strategia. Mettere i rifiuti in terra è l’ultima cosa da fare. Per me due sono gli obiettivi prioritari: autosufficienza e niente rifiuti in terra”.
il consigliere Simone Pelloni (Lega), dopo aver ricordato che il vecchio Piano non ha raggiunto gli obiettivi, ha affermato che “se parliamo di autosufficienza il problema è vedere come ci arriviamo: se si mantengono gli inceneritori o si aprono nuove discariche, allora il target va raggiunto in altro modo. Se alcuni Comuni hanno la tariffazione puntuale grazie ai risultati, altri non hanno fatto i compiti a casa. I piani industriali di alcune multiutility sono esercizi di retorica. Serve più chiarezza sul rapporto Comuni-mutlituility con un controllo da parte di un soggetto terzo, perché il presidente della Repubblica e del Consiglio hanno uno stipendio inferiore di sei o sette volte quello del presidente di Hera”. Pelloni ha posto il tema dei centri del riuso, che erano 32 nel 2019 ma che oggi non si sa quanti siano”. In conclusione, il leghista ha ricordato l’importanza del biometano, “che, però, fintanto che costa più del gas naturale, rischia di essere antieconomico. Se si vuole aumentare la raccolta della frazione organica con cui si produce biometano, servono incentivi o sgravi”.
(Gianfranco Salvatori)