Ambiente e territorio

Ambiente Ravenna. ER Coraggiosa: “C’è un limite all’attività della cava di Borgo Rivola a Riolo Terme?

I due consiglieri vogliono sapere dall’esecutivo regionale anche se negli ultimi vent’anni siano arrivate proposte di riconversione produttiva del polo unico regionale del gesso

Con un’interrogazione rivolta al governo regionale Igor Taruffi e Federico Amico di Emilia-Romagna Coraggiosa vogliono sapere se negli ultimi vent’anni siano arrivate proposte di riconversione produttiva del polo unico regionale del gesso. Questo polo estrattivo ravennate (detto di monte Tondo), nella frazione di Borgo Rivola a Riolo Terme, nel ravennate, spiegano i due consiglieri, “è in funzione dal 1958 e dal 1989 è diventato il polo unico regionale del gesso”.

Nell’ultimo Piano delle attività estrattive (del 2011), si legge nell’atto ispettivo, “si riconosce che ‘l’area ha profondamente e in modo irreversibile alterato e modificato la situazione originaria dell’affioramento della vena dei gessi’”. Inoltre, nello stesso documento si rimarca come “l’intenso e costante sfruttamento della zona abbia causato la grave compromissione della grotta del Re Tiberio, sito di rilevante interesse naturalistico, speleologico e archeologico; i sistemi carsici presenti all’interno della montagna, inoltre, sono stati intercettati dalla cava e, a seguito di questo, l’idrologia sotterranea è stata irreparabilmente alterata; i tratti fossili di tali cavità hanno subito pesanti mutilazioni, le morfologie carsiche superficiali sono state in massima parte distrutte e l’arretramento del crinale, nonché la regimazione delle acque esterne, hanno pesantemente alterato anche l’idrologia di superficie”.

Già nel 2000, evidenziano Taruffi e Amico “si parlava di dismissione entro breve termine di tutte le attività di cava presenti, con l’eventuale loro trasferimento in altri siti (era stato definito l’areale massimo in cui effettuare l’attività estrattiva e a cui era associato un volume di materiale pari a 4,5 milioni di metri cubi di gesso per garantire l’attività per un lasso di tempo sufficientemente lungo per riconvertire il polo produttivo di Casola Valsenio, questo anche per tutelare i lavoratori coinvolti nell’attività della cava e nella relativa produzione di cartongesso)”.

I due consiglieri, nel ripetere che il sito ricade all’interno di un’importante area naturalistica (candidata a diventare patrimonio mondiale dell’Unesco), spiegano che la Regione Emilia-Romagna sta valutando quali siano le soluzioni più adatte per questo particolare territorio.

Taruffi e Amico vogliono quindi sapere dall’amministrazione regionale “se negli ultimi vent’anni il gestore della cava abbia effettuato investimenti allo scopo di minimizzare il proprio impatto ambientale, ad esempio per il miglioramento del sito di estrazione oppure per lo sviluppo di attività di recupero degli scarti a base di gesso, per valorizzarlo e preservare la materia prima naturale”. I due esponenti di ER Coraggiosa chiedono poi allo stesso esecutivo regionale “se la Regione abbia intenzione di porre un limite oltre il quale non sia più possibile proseguire l’attività di cava”.

 

 

 

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