Fermare la pesca di frodo nell’area protetta della Pialassa della Baiona (Ravenna) e verificare i danni arrecati all’habitat e alla biodiversità, da parte di criminalità straniera, di questo importante ambiente lagunare incluso nel perimetro del Parco regionale del Delta del Po.
Lo chiede Silvia Zamboni, capogruppo di Europa Verde, con una interrogazione alla ginuta per conoscere quali azioni stia mettendo in atto, “se sia stato realizzato uno studio scientifico specifico per verificare e quantificare i danni arrecati all’habitat e alla biodiversità presente nella Pialassa della Baiona a seguito delle ripetute azioni violente protratte negli anni da parte di organizzazioni criminali che hanno usato mezzi brutali, altamente distruttivi e anche inquinanti come gli elettrostorditori, i veleni e i fertilizzanti agricoli”. Infine, la consigliera vuole sapere “a chi competa la gestione delle immissioni di acqua nella Pialassa della Baiona e se corrisponda al vero che tali operazioni siano state a volte eseguite dalle organizzazioni criminali con l’effetto di alterare gravemente l’habitat originario”.
L’area, ricorda Zamboni, “è sottoposta a specifico regime di tutela dei siti della Rete Natura 2000 secondo quanto stabilito dalla normativa europea e nazionale, le quali stabiliscono di adottare opportune misure, denominate “Misure specifiche di conservazione”, per evitare il degrado degli habitat naturali e degli habitat di specie, nonché la perturbazione delle specie per cui le zone sono state individuate”. Inoltre, continua la capogruppo Verde, fonti anonime che temono ritorsioni “hanno riferito che chi gestisce la pesca di frodo e il traffico di pesci e vongole nell’area protetta della Pialassa della Baiona controllerebbe anche le immissioni di acqua attraverso i canali all’interno dell’area lagunare”. Putroppo, verrebbe immessa acqua salata, e non dolce, “con lo scopo di aumentarne la salinità, operazione che, se confermata, metterebbe sotto stress il già delicato equilibro naturale che vige da secoli nella laguna”.
La pesca di frodo (per lo più carpe, carassi, pesci gatto, siluri e vongole) provoca danni alla biodiversità e inquina, anche a causa dell’uso di fertilizzanti e delle sostanze chimiche delle batterie delle auto usate per gli elettrostorditori. Un bottino che finisce, grazie al mercato clandestino, sulle tavole di consumatori anche inconsapevoli con il rischio per la salute.
(Gianfranco Salvatori)