Preservare e tutelare l’area di Monte Tondo nei comuni di Riolo Terme e Casola Valsenio, nel ravennate.
A chiederlo, in un’interrogazione discussa in commissione Territorio, ambiente e mobilità (presieduta da Stefano Caliandro), è Silvia Zamboni (Europa verde), che ricorda come di recente sia stato reso pubblico lo studio commissionato dalla Regione Emilia-Romagna per valutare la possibilità di ampliamento dell’area estrattiva del Polo Unico Regionale del gesso di Monte Tondo, che si trova nell’area contigua del Parco regionale della vena del gesso romagnola. Dei quattro diversi scenari presi in esame dallo studio, quello ritenuto più adeguato ipotizza la prosecuzione dell’attività estrattiva contenendo l’area di estrazione del gesso entro i confini del piano ambientale.
Per la consigliera, però, questo scenario, pur non prevedendo un ulteriore ampliamento dell’area di cava, “rischia di consentire l’alterazione, se non la distruzione, di altre grotte (nonché del sistema idraulico sotterraneo) appartenenti all’importante sistema carsico dell’area”. La capogruppo, inoltre, ricorda la contrarietà di associazioni ambientaliste (come il Wwf, Legambiente e Cai) al progetto e come “il Consiglio direttivo della Commissione nazionale italiana per l’Unesco abbia deciso di inserire nella lista propositiva italiana dei siti naturalistici per il patrimonio mondiale dell’Unesco le ‘Grotte e carsismo evaporitico dell’Emilia-Romagna’, facendo seguito alla candidatura proposta dalla Regione Emilia-Romagna e fortemente sostenuta dal ministero dell’Ambiente”.
Da qui l’atto ispettivo per sapere dall’amministrazione regionale “se lo scenario proposto sia in contraddizione con la normativa regionale, e, soprattutto, se ci sia il rischia di compromettere il percorso di candidatura del sito a patrimonio mondiale dell’Unesco”. Silvia Zamboni vuole anche sapere “quali passi intenda intraprendere la Giunta per consentire di arrivare alla migliore soluzione che salvaguardi questo sito di particolare pregio naturalistico, senza per questo compromettere il reddito dei lavoratori e delle lavoratrici”.
La risposta arriva in commissione dall’assessora regionale all’Ambiente, Irene Priolo, che spiega, invece, come sia Legambiente sia il Wwf riconoscano la validità dello scenario proposto, che “non comporta alcun ampliamento reale rispetto a quanto già previsto nella pianificazione vigente”. Il polo estrattivo di Monte Fondo, rimarca poi l’assessora, “non fa parte del bene candidato a patrimonio dell’Unesco, ma ricade nella cosiddetta area tampone”. Conclude sul tema dei lavoratori: “Allo stato attuale non risultano eccedenze di personale”.
Nella replica la consigliera Zamboni ha ribadito che “le associazioni ambientaliste sono critiche rispetto alle attività estrattive”.
(Cristian Casali)