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AMBIENTE. REFERENDUM ANTI-TRIVELLE, RISOLUZIONE M5S: “ELECTION DAY CON LE ELEZIONI AMMINISTRATIVE, SI RISPARMIEREBBERO 360 MILIONI”

Nell’atto di indirizzo presentato all’Assemblea legislativa, primo firmatario Gian Luca Sassi, i consiglieri chiedono alla Giunta di attivarsi con il Governo per arrivare al voto referendario in coincidenza con il primo turno delle elezioni amministrative, previsto per il 6 giugno

“Attivarsi, in tutte le sedi possibili, presso il Governo nazionale, chiedendo l’accorpamento del voto referendario a quello delle prossime elezioni amministrative, tenuto conto del fatto che un ‘Election Day’, oltre a favorire la partecipazione democratica dei cittadini, un bene da tutelare da parte di tutti, scongiurerebbe anche un inutile spreco di denaro pubblico”. È l’impegno chiesto alla alla Giunta nella risoluzione presentata all’Assemblea legislativa dai cinque consiglieri del M5s, primo firmatario Gian Luca Sassi.

Il documento parte dal fatto che i rappresentanti dei Consigli regionali di dieci Regioni – Basilicata, Marche, Puglia, Sardegna, Abruzzo, Veneto, Calabria, Liguria, Campania e Molise – hanno depositato presso l’Ufficio centrale per il referendum, costituito presso la Corte Suprema di Cassazione, sei quesiti referendari aventi ad oggetto disposizioni normative contenute nel DL 133/2014, convertito, con modificazioni, dalla legge 164/2014, riguardanti il settore energetico, e  l’Ufficio centrale per il referendum ha dichiarato conformi alla legge le sei richieste referendarie depositate. In seguito, la Legge di Stabilità 2016 ha apportato modifiche alle norme oggetto delle richieste referendarie, e il 7 gennaio scorso la Corte Suprema di Cassazione “ha dichiarato non abbiano più corso le relative operazioni relative a cinque delle sei richieste referendarie presentate”. Ancora, sei Consigli regionali hanno promosso dinanzi alla Corte Costituzionale due conflitti di attribuzione su altrettanti quesiti referendari che sarebbero stati elusi dalla Corte Suprema di Cassazione nell’ordinanza del 7 gennaio. Scrivo Sassi e gli altri che “nell’ipotesi in cui la Consulta dovesse ritenere ammissibili i suddetti ricorsi, i cittadini sarebbero chiamati a pronunciarsi non solo sulla durata delle concessioni per le trivellazioni in mare, ma anche sul ‘piano delle aree’ e sulla durata dei titoli concessori per la ricerca e lo sfruttamento degli idrocarburi liquidi e gassosi in terraferma”. La decisione della Corte è attesa per il 9 marzo.

Già oggi, “la decisione del Consiglio dei Ministri di fissare il referendum per la data del 17 aprile 2016, sembra non avere alcuna giustificazione, dal momento che affrontare una spesa di circa 400 milioni di euro, per chiedere agli italiani di pronunciarsi su un unico quesito referendario, appare scelta a dir poco scellerata”; se, poi, si aggiungessero altri due quesiti, sarebbe indispensabile prevedere lo slittamento del voto referendario.

Perciò i cinque consiglieri M5s ritengono “quanto mai opportuno, visto l’odierno stato dei fatti”, che “il Presidente della Repubblica, conscio degli effetti dannosi che una duplice consultazione referendaria, peraltro a breve distanza di tempo, potrebbe avere anche e soprattutto sull’economia del Paese, avesse atteso la decisione della Consulta al fine di stabilire un’unica data di indizione del referendum”. E sarebbe opportuno che tale data coincidesse con il momento in cui si terrà il primo turno delle elezioni amministrative (6 giugno), posto che l’accorpamento di due importanti espressioni democratiche permetterebbe un risparmio di circa 360 milioni di euro;

La risoluzione è sottoscritta anche dai consiglieri Andrea Bertani, Giulia Gibertoni, Silvia Piccinini e Raffaella Sensoli.

(Tutti gli atti consiliari – dalle interrogazioni alle risoluzioni, ai progetti di legge – sono disponibili on line sul sito dell’Assemblea legislativa al link: http://www.assemblea.emr.it/attivita-legislativa)

(rg)

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