Ridurre il deficit idrico del torrente Enza nel breve-medio periodo. La sollecitazione proviene dalla capogruppo di Europa Verde Silvia Zamboni, la quale chiede anche chi siano i soggetti incaricati di realizzare i progetti curati dall’Autorità di bacino distrettuale del fiume Po.
Sulle azioni di risparmio e razionalizzazione in particolare, la consigliera chiede “a che punto è la realizzazione e in quale modo la Regione si sia fatta o si farà parte attiva, se fra le ipotesi progettuali sia stato preso in considerazione il progetto di utilizzo, anche ai fini irrigui, della cassa di espansione di Montecchio Emilia e, in caso affermativo, a che punto sia la realizzazione di tale progetto”.
In via più generale, poi, il quesito sulla fase di attuazione del “contratto di fiume” avviato nel gennaio del 2021 e proprio su tale atto Zamboni chiede “se sia previsto il coinvolgimento dei soggetti privati interessati, tra cui figurano le associazioni ambientaliste”. Su tutto, infine, l’auspicio che ai lavori di progettazione e realizzazione di tutti gli interventi previsti, si affianchi il lavoro di un comitato scientifico “in grado di supportare il lavoro istituzionale e di monitorare la situazione dell’intera valle dell’Enza sia in rapporto alla vulnerabilità del territorio e alla complessità dei progetti che vi si intende realizzare, sia tenendo conto del complessivo sistema idrografico del bacino del Po e delle ripercussioni a carico del delta e della costa adriatica”.
In fase di risposta, l’Assessore a Transizione ecologica, contrasto al cambiamento climatico, Ambiente, Difesa del suolo e della costa, Protezione civile Irene Priolo ha chiarito che la Regione ha ben presenti le criticità della Val d’Enza e ciò “è testimoniato anche dalla richiesta dell’Autorità di bacino al ministero delle Infrastrutture per il finanziamento di un bacino montano e per le altre misure preliminari e fondamentali da attuare sul corso d’acqua per un totale di 3,5 milioni di cui 300 mila a carico del bilancio regionale”.
Sul contratto di fiume, Priolo ha poi chiarito come al momento si sia alla definizione del documento d’intenti con il recepimento di tutti i contributi pervenuti “ma è ferma intenzione della Regione avviare un percorso partecipativo allargato al maggior numero di soggetti interessati con chiare competenze tecnico-scientifiche”.
Venendo poi a tutte le altre azioni previste, l’Assessore all’ambiente ha confermato il loro avviamento globale. “Azioni concrete e operative -ha specificato Priolo- sono state compiute in particolare sull’efficientamento dei canali irrigui e degli adduttori, così come sono state applicate specifiche politiche tariffarie volte a promuovere l’efficientamento dei sistemi di irrigazione. Sono invece in fase di studio avanzato i progetti di recupero delle acque reflue e l’uso di ex cave per lo stoccaggio di acqua, mentre la cassa di espansione di Montecchio è stata progettata solo per la laminazione delle acque di piena”.
Silvia Zamboni si è detta soddisfatta delle risposte ottenute, soprattutto per il percorso partecipativo previsto per il futuro del corso d’acqua. “Particolarmente importante -sottolinea ancora la capogruppo- è il risultato dell’efficientamento delle reti irrigue che ha determinato un +31% di risorsa primaria risparmiata. Credo che tutte queste azioni, una volta a regime, renderanno inutile il progetto della costruzione della diga di Vetto che, tra l’altro, avrebbe tempi di costruzione particolarmente lunghi e quindi non fornirebbe alcuna risposta nel breve e nel medio periodo”.
(Luca Boccaletti)