Ambiente e territorio

Tagliaferri (Fdi): Plastica tax fuori dalla manovra e “incentivare l’economia circolare”

La tassa, per il consigliere, rischierebbe di depotenziare il settore industriale, soprattutto quello delle province di Piacenza e Ferrara, e di portare alla delocalizzazione delle aziende nazionali in altri Stati

Giancarlo Tagliaferri (Fdi)

Attivarsi per convincere il Governo a emendare la tassa sulla plastica e a toglierla dalla manovra economica. Solo così per Giancarlo Tagliaferri di Fratelli d’Italia può essere scongiurata la crisi del comparto industriale “la cui storia è stata scritta nella nostra regione e, nello specifico, nelle province di Piacenza e Ferrara”. Nell’interrogazione il consigliere sollecita la Giunta a un dialogo con le aziende per incentivare un’economia circolare, una maggiore educazione al recupero e nuove soluzioni di prodotti biodegradabili o riconversioni industriali.

Un milione di euro in più ogni mille tonnellate di prodotto: è questo, stando ai calcoli degli operatori, il peso reale della tassa, con un’incidenza poi di 15 milioni di euro su un fatturato di 200 milioni. Se i lavorati fossero solo per il mercato nazionale, osserva Tagliaferri, la plastic tax si scaricherebbe sul consumatore finale. Tuttavia, essi sono destinati soprattutto all’esportazione e “l’effetto sarebbe la perdita di competitività sul mercato”.

“La misura rischia di mettere in ginocchio un settore del nostro territorio particolarmente importante sia economicamente che a livello occupazionale. Potrebbe spingere le aziende che vi operano alla delocalizzazione in altri Stati”. Evenienza che, secondo l’esponente di Fdi, non solo sarebbe stata già segnalata dai sindacati, ma che emergerebbe anche dalle testimonianze di alcuni dirigenti di aziende a Piacenza e di Confindustria, i quali avrebbero manifestato questa volontà.

Infine il consigliere stigmatizza la polemica attorno all’utilizzo della plastica, “che si fa oggi con pochissima materia prima, pochissima energia elettrica e pochissimo consumo di suolo e con il più contenuto consumo di C02”. In quest’ottica, il problema sarebbe semmai il recupero e l’educazione al recupero, lavorando per la salvaguardia dell’ambiente e prodotti biodegradabili. Un ambito che “richiede ricerca e nuovi costi per le aziende che devono investire in questi obiettivi”.

“Un sacchetto di carta richiede il 50% in più di acqua e con la carta al posto della plastica occorrerebbe abbattere altre tre foreste amazzoniche. Inoltre, gli imballaggi alimentari in plastica, che rappresentano solo il 2,5% dei rifiuti totali, garantiscono una conservazione dei prodotti senza paragone, quindi con una riduzione negli sprechi alimentari. Dunque, l’applicazione della plastic tax porterebbe solo a una pesante ricaduta sui lavoratori del settore e nessun beneficio all’ambiente”.

(Nicoletta Pettinari)

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