Dalla nascita dell’Urban center di Ferrara, alla consultazione on line per eleggere i rappresentanti dei quartieri a Parma; dalla ricostruzione partecipata del centro storico a Reggiolo (Reggio) dopo il terremoto, al progetto del Comune di Bologna sulla “immaginazione civica”; dalla revisione dello statuto comunale di Vignola (Modena) alla “partecipazione trasversale” del Comune di Cervia (Ravenna).
Sono alcune delle “buone pratiche” di partecipazione condivise ieri in un incontro promosso dall’Assemblea legislativa assieme ad Anci Emilia-Romagna nell’ambito del percorso di revisione della Legge regionale sulla Partecipazione (legge 3/2010) con gli amministratori locali del territorio regionale per un confronto sulle esperienze attuate in questi anni proprio sulla spinta della norma (seconda del genere in Italia, dopo quella della Toscana) varata nel 2010 e dei bandi promossi dalla Regione negli anni successivi per sostenere progetti partecipativi.
“L’obiettivo è quello di attivare un percorso più aperto possibile a partire da chi, in questi anni, ha utilizzato gli strumenti messi a disposizione della legge e raccogliere esperienze dirette realizzate nei comuni”, ha precisato il consigliere Yuri Torri, dell’Ufficio di presidenza dell’Assemblea legislativa, con delega alla partecipazione. Torri ha ricordato che la revisione della Legge sulla partecipazione è prevista nella stessa norma che stabilisce, dopo cinque anni, l’attivazione di strumenti di valutazione sulle politiche attuate. Uno dei punti su cui focalizzare la riflessione– ha ricordato– è come raccogliere la volontà dei cittadini e tradurla in azione, in un equilibrio “non facile” che si misura con lo spazio di autonomia delle scelte degli amministratori pubblici.
Emma Petitti, assessore regionale al Bilancio della Regione Emilia-Romagna, ha confermato l’importanza di coinvolgere la comunità regionale in un confronto sulle esperienze maturate per evidenziare i punti di forza e le criticità della legge. “Dal 2012– ha riferito– sono 459 processi partecipativi attivati in Emilia-Romagna con circa 24 mila soggetti coinvolti. La Regione ha finanziato 93 progetti con circa 1,5 milioni di euro. Petitti ha quindi segnalato “l’incremento negli ultimi anni di una capacità progettuale nei percorsi partecipativi legata ad una maggiore auto-sostenibilità finanziaria da parte degli enti locali. Il che permette alla Regione di approvare graduatorie più ampie. “Ci sono province con più alta densità partecipativa e altre nelle quale le esperienze sono meno numerose. Dobbiamo lavorare in un’ottica positiva perché un investimento di questo tipo deve costituire un patrimonio tutta la nostra Regione e ci deve permettere di incrementare la cultura della partecipazione”.
Nel frattempo da fine settembre l’Assemblea legislativa assieme ad Anci Emilia Romagna ha promosso una consultazione attraverso il questionario “cittadino protagonista” (clicca qui per vederlo, ndr) disponibile online sulla pagina del Tecnico di garanzia, per raccogliere dati e informazioni utili nel percorso di revisione della legge. La rilevazione si chiuderà a fine gennaio 2017 ma sono già disponibili alcuni dati provvisori. Ad oggi- ha riferito Leonardo Draghetti, direttore generale dell’Assemblea legislativa e Tecnico di garanzia in materia di partecipazione– hanno risposto in 210 (51% uomini e 49% donne), per circa un terzo si tratta di persone residenti a Bologna e provincia. Oltre il 60% di coloro che hanno risposto conosce la Legge regionale sulla Partecipazione e quasi i due terzi dei rispondenti hanno preso parte ad un percorso partecipativo. Tra questi ultimi il 92% circa ha giudicato abbastanza o molto interessante la personale esperienza di partecipazione al percorso stesso”.
È importante raccogliere elementi di valutazione e riflettere sulle modalità e le forme che deve assumere la partecipazione civica, ha osservato Sergio Maccagnani, dell’Ufficio di presidenza di Anci e sindaco di Pieve di Cento. Il punto di partenza– ha detto riferendosi ai dati emersi dal questionario- è una valutazione positiva. “Da quando la legge regionale è stata approvata ad oggi il mondo della comunicazione è cambiato– ha poi osservato- e noi che siamo in contatto con le comunità locali ci rendiamo conto che le innovazioni che hanno preso piede, come ad esempio i social network, hanno rivoluzionato anche i rapporti tra cittadini e amministrazioni. Non è solo di oggi il dibattito sull’utilità di dare vita ad un modello di democrazia partecipativa, ma a suo avviso “i processi partecipativi sono fondamentali per dare mano ai decisori pubblici senza togliere loro responsabilità della decisione”.
“Dobbiamo investire su queste esperienze e fare patrimonio comune– ha concluso Draghetti-. Chi si è sentito coinvolto e ha trovato attenzione nelle amministrazioni non si dimentica. Ci prenderemo tempo per valutare quello che è stato detto e declinare al meglio questi contenuti nel percorso di revisione”.
(Isabella Scandaletti)