Licenziata dalla commissione Bilancio, presieduta da Massimiliano Pompignoli, la risoluzione relativa alla Comunicazione della Commissione europea “Istituzione di un pilastro europeo dei diritti sociali”. Il “Pilastro” è stato presentato dalla Commissione europea per dare attuazione all’impegno assunto nel discorso sullo stato dell’Unione nel settembre 2015 di ‘intensificare i lavori per un mercato del lavoro equo e veramente paneuropeo’ ed è una delle iniziative segnalate nella Sessione europea dell’Assemblea legislativa di quest’anno.
“Il Pilastro ha quindi l’obiettivo di rafforzare la dimensione sociale della UE con la definizione di una serie di diritti, principi e doveri che, grazie all’azione dei diversi livelli istituzionali (europeo, statale, regionale) dovrebbero diventare patrimonio comune dei cittadini europei”. La Comunicazione- si legge nella risoluzione – fornisce un quadro degli strumenti e delle azioni che dovrebbero supportare la transizione verso un Europa più sociale e descrive le tappe che dovrebbero portare, in autunno, alla proclamazione solenne e congiunta del Pilastro da parte delle istituzioni europee. Nel testo, “si condivide la necessità di porre la dimensione sociale di nuovo al centro dell’azione dell’Unione europea” e “si segnala l’importanza per le Regioni di partecipare attivamente al dibattito, sottolineando e valorizzando il ruolo che le politiche (e gli enti) territoriali possono svolgere nella costruzione di politiche integrate e dell’identità europea”.
Tre le aree di intervento del “Pilastro”: 1) pari opportunità e accesso al mercato del lavoro; 2) condizioni di lavoro eque; 3) protezione e inclusione sociali, che – è scritto nella risoluzione – “consentono all’Unione europea di intervenire nei limiti stabiliti dalle norme del Trattato sul funzionamento della UE: si tratta quindi di settori in cui la competenza dell’Unione, rispetto agli Stati membri, è concorrente o di supporto. In queste aree, inoltre, anche sul piano interno, si intrecciano competenze dello Stato e delle Regioni”, serve quindi una “forte integrazione dell’azione dei diversi soggetti coinvolti e il coinvolgimento attivo delle Regioni fin dalla costruzione e dalla programmazione delle politiche”. Nel testo si evidenziano anche alcune perplessità: se infatti la proposta della Commissione europea è “assolutamente condivisibile in termini obiettivi e di valori di riferimento”, “meno chiaro è il piano di azione che si intende mettere in campo per concretizzarli” e “non appare chiaro come potrebbe conciliarsi il rafforzamento della dimensione sociale della UE con un ridimensionamento della politica di coesione sia in termini obiettivi da raggiungere che di finanziamenti”.
“Uno dei principali ostacoli al conseguimento di un livello di tutela sociale adeguato per tutti i cittadini europei – si evidenzia infatti nel testo – è la differenza di condizioni che caratterizzano i diversi Stati e Regioni”: si rileva quindi che la politica di coesione e la programmazione e gestione dei fondi strutturali, avendo come obiettivo il superamento del divario tra i territori europei, dovrebbero rappresentare il punto di partenza per la concreta attuazione del Pilastro sia in termini di “metodo di lavoro” che in termini di programmazione delle azioni e gestione dei finanziamenti.
Nella risoluzione si evidenzia inoltre che “i fondi strutturali, e in particolare il Fondo sociale europeo, insieme ai programmi direttamente gestiti dalla Commissione europea, come Erasmus, hanno consentito in questi anni di finanziare politiche e progetti nel campo dell’occupazione, formazione, ricerca, servizi sociali, parità di genere, supportando concretamente i territori nel raggiungimento degli obiettivi europei di coesione economica e sociale”. La previsione del rafforzamento di Erasmus plus e del programma Garanzia giovani, ad esempio, sono segnali “importanti, ma altrettanto importante sarà inserire progetti e programmi in una strategia complessiva che garantisca complementarietà, sinergia e flessibilità dei diversi strumenti”. In quest’ottica, ad esempio, sarà necessario porre particolare attenzione alla valutazione dell’efficacia anche di altri programmi quali il Fondo per gli aiuti europei agli indigenti. La Regione Emilia-Romagna – si segnala infine – è comunque “in linea, negli ambiti di competenza regionale, con la maggior parte delle indicazioni previste” nel documento europeo, oltre a ciò, “il mantenimento degli standard raggiunti dalla Regione e l’attuazione di politiche sociali innovative sono strettamente connessi a come sarà ripensata l’Europa post 2020”. La risoluzione sarà inviata ai soggetti istituzionali coinvolti nei processi decisionali in ambito europeo, tra cui Senato, Camera, Conferenza dei Presidenti delle Assemblee legislative delle Regioni e delle Province autonome, Governo.
Nel corso del dibattito, interviene Antonio Mumolo (Pd) annunciando la presentazione di un emendamento per eliminare il termine “doveri”, ripetuto in tre passaggi della risoluzione, in accostamento alle parole “diritti” e “principi”. Il termine “doveri” era stato introdotto, grazie all’approvazione di un emendamento di Giuseppe Paruolo (Pd), nel ‘parere’ (assunto come base del testo della risoluzione) licenziato durante la seduta congiunta di tre commissioni assembleari che avevano preventivamente esaminato i contenuti del “Pilastro”.
Per Mumolo, infatti, il “Pilastro dei diritti sociali” delinea il quadro dei diritti minimi che gli stati membri devono garantire. Il termine “doveri”, quindi, è stato introdotto inopinabilmente, in quanto va di fatto a stravolgere un atto europeo descrivendone un contenuto difforme dall’originale. Non che non sia opportuno richiamarsi anche ai doveri, – commenta il consigliere – ma non in questo contesto che riguarda esclusivamente i diritti. Di qui, la presentazione di un secondo emendamento dove si auspica la presentazione di un altro “Pilastro” incentrato sui doveri.
Interviene quindi Daniele Marchetti (Lega nord) difendendo il parere approvato durante la seduta congiunta delle tre commissioni e quindi l’emendamento Paruolo, in quanto – a suo avviso – “i diritti non debbono mai essere disgiunti dai doveri”, mentre Igor Taruffi (SI) appoggia le valutazioni di Mumolo, dichiarando di sottoscrivere gli emendamenti: “è stata introdotta una forzatura – segnala – che ci si poteva risparmiare”.
E’ Paolo Calvano (Pd), infine, a evidenziare che “il connubio tra diritti e doveri è indispensabile, anche se non era indispensabile trattarlo in questo atto”. Tuttavia, – aggiunge – “per rispetto del lavoro delle commissioni che hanno approvato il parere così emendato, il Pd respinge i due emendamenti appena presentati”.
Di qui, il voto sugli emendamenti: sì di Mumolo (Pd) e Taruffi (SI), no di Pd e Ln, astenuto M5s, mentre la risoluzione riceve il voto favorevole del Pd e l’astensione di SI, Mumolo (Pd), LN e M5s.
(Antonella Celletti)