Lavoro, sanità, tutela dell’ambiente, la sfida dell’intelligenza artificiale e delle nuove tecnologie, la nuova frontiera dei diritti. Al via in Assemblea legislativa alla discussione della Sessione europea 2025, ovvero il percorso della Regione Emilia-Romagna per partecipare alla formazione e attuazione delle politiche dell’Unione europea. Fra gli impegni proposti da viale Aldo Moro per Bruxelles ci sono anche quelli relativi all’inclusione lavorativa e sociale delle persone diversamente abili, al contrasto alle diseguaglianze di genere e alla tutela delle fasce più fragili della popolazione. La relatrice di maggioranza Barbara Lori (Pd) e il relatore di minoranza Ferdinando Pulitanò (FdI) hanno presentato le priorità di viale Aldo Moro. Leggi l’articolo
L’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna ha così approvato la relazione per la Sessione europea 2025, il documento che contiene l’indicazione delle priorità per l’Ue da parte di viale Aldo Moro. Hanno votato a favore Partito democratico, Allenza verdi sinistra, Civici con de Pascale e Movimento 5 stelle; astenuti Fratelli d’Italia, Forza Italia e Rete civica.
Annalisa Arletti (FdI) sottolinea l’importanza della sessione europea che rappresenta “un momento fondamentale per la Regione e per l’Assemblea, uno strumento per favorire la partecipazione attiva ai processi decisionali europei”. Arletti mette al centro del suo intervento la “valorizzazione del ruolo dei territori nella governance europea”. “Auspico che da questa sessione emerga un documento davvero capace di rappresentare le istanze territoriali in sede europea, in un momento di grandi sfide come quella della transizione ecologica, della difesa, della sicurezza: temi che esigono risposte concrete e non un’adesione formale”, spiega.
Luca Giovanni Quintavalla (Pd) evidenzia l’importanza di sostenere le imprese e la necessità di avviare riforme in termini di “sostenibilità, investimenti e semplificazione”. “Da questo punto di vista – spiega – la riduzione del 25% degli oneri amministrativi per le imprese è un obiettivo condivisibile, così come quello di eliminare l’obbligo di documentazione cartacea”. Quintavalla si sofferma sulla questione della Pac, la politica agricola comunitaria. “La Regione Emilia-Romagna sostiene con convinzione un rafforzamento della Pac – ha detto – e del mantenimento delle sue risorse”. “Non possiamo ignorare – prosegue – i messaggi che arrivano dal mondo agricolo che ha espresso una delle più forti opposizioni ad alcuni aspetti del Green Deal: il mondo agricolo, custode del territorio, deve essere protagonista delle politiche europee e non destinatario passivo di regole”. Infine Quintavalla esprime “preoccupazione per l’ipotesi di accorpare, in un unico fondo, Pac e politiche di coesione, perché si andrebbe nella direzione opposta a quella della prossimità e della sussidiarietà, rischiando di creare una distanza eccessiva tra chi decide e le realtà locali”.
Pietro Vignali (FI) precisa che a livello europeo il PPE, rappresentato in Assemblea legislativa da Forza Italia, si è fatto promotore di “una nuova spinta alla competitività, da considerare come priorità assoluta”. “E’ proprio la competitività dell’UE che è più sotto attacco – ha detto –, sia per le tensioni geopolitiche in atto sia perché le stesse istituzioni europee hanno avuto un approccio eccessivamente ideologico alle politiche ambientali, indebolendo la competitività. Ora è in atto una revisione di questo approccio grazie al PPE, secondo una visione più realistica e pragmatica: è necessario comprendere che la questione ambientale è fondamentale, ma gli sforzi devono essere contemperati con altre priorità”. Vignali ha parlato anche della crisi dell’automotive e di obiettivi ambientali che si sono rivelati insostenibili. “Per risolvere queste situazioni non basta dilazionare le sanzioni, ma puntare sulla neutralità tecnologica e rivedere questi obiettivi, cosa di cui si dovrà tenere conto quando si elaborerà la legge regionale sul clima”. E ancora, tra le priorità indicate dal consigliere, “attenzione alle aree interne, semplificazione, riduzione degli oneri amministrativi fino al 35% per le piccole e medie imprese”.
“L’Emilia-Romagna è orgogliosamente regione d’Europa – afferma Maria Costi (Pd) -. Contribuire alle politiche europee, rilanciando l’accesso universale ai servizi e alle opportunità di crescita, significa fare gli interessi dei cittadini emiliano-romagnoli, in un mondo sempre più interconnesso ma anche messo a rischio da guerre di dominio. Per questo è importante che la Regione dica la sua, restando ben salda nel suo percorso partecipativo al diritto comunitario, riaffermando la centralità dell’Unione europea fondata sulla pace, sulla democrazia e sulla giustizia sociale”. Secondo Costi, “è necessario che la programmazione resti ancorata ai territori” e che sia raccolta da tutti la “sfida trasversale a incrementare e sostenere la natalità contro l’inverno demografico”. Altra priorità è “la realizzazione di una società inclusiva, puntando sul lavoro di qualità per tutte e tutti, investendo nella lotta all’abbandono scolastico e nelle filiere formative tecniche e professionali”.
Per Gian Carlo Muzzarelli (Pd) “parlare oggi di Europa significa interrogarsi su un progetto politico, istituzionale e sull’idea di futuro e attraverso il confronto contribuiamo attivamente alla formazione di quel progetto. L’Europa ha creduto nella nostra Regione: l’Emilia-Romagna è un riferimento forte e certo. Da questa Regione vogliamo che partano segnali forti per un’Europa capace di parlare ai cittadini. Il nostro riferimento è chiaro: il pilastro europeo dei diritti sociali perché sanità e welfare sono importanti per una comunità sana. In questa direzione si inserisce la proposta sui ‘medicinali critici’ per rafforzare le produzioni europee e ridurre la dipendenza da paesi terzi. È una sfida strategica per la resilienza dei nostri sistemi sanitari”.
Alessandro Aragona (FdI) ha evidenziato come la risoluzione “esprima una comunione di intenti e una visione condivisa tra maggioranza e opposizione ma per certi aspetti è a ‘geometria variabile’”. “In questo atto -ha aggiunto- è centrale il tema dell’agricoltura e delle produzioni locali, per la tutela delle eccellenze. Occorre però che i bandi europei siano dedicati a progetti di sviluppo che stanno diventando impellenti e centrali, tenendo conto anche delle implicazioni dell’intelligenza artificiale. Come Regione d’Europa dobbiamo fare uno sforzo ulteriore sul tema dell’energia e avremmo dovuto cogliere questa occasione per andare in una direzione diversa per mandare un messaggio più incisivo”.
Priamo Bocchi (FdI) ha aggiunto: “Nutro perplessità sul percorso di questa risoluzione. Bene che la parola chiave sia ‘competitività’. Ma sul fronte dell’innovazione una politica europea integrata e coesa è fondamentale e bisogna recuperare tanto terreno. Per quanto riguarda il ‘Green deal’, assunto come dogma, bisogna fare attenzione ai rischi di uccidere la nostra industria, quindi bene che venga rimodulato. Una politica intelligente deve saper abbassare i prezzi dell’energia. Imprescindibile il nucleare di quarta generazione: la Francia, da cui compriamo energia prodotta con quella fonte, usa impianti vecchi che non offrono le garanzie necessarie. Benissimo la difesa delle nostre tipicità in agricoltura”.
Per Marta Evangelisti (FdI): “Questa risoluzione è un documento esaustivo sul piano formale ma politicamente poco coraggioso in quanto incapace di orientare l’azione della nostra Regione nel contesto europeo. C’è una visione poco critica sulla Commissione europea e questo può essere preoccupante perché rileva la difficoltà di difendere il sistema produttivo emiliano-romagnolo che deve essere sempre più presente in sede europea. Elemento importante nella transizione ecologica è la mancanza di considerazione per le filiere strategiche. Il rischio è che ‘l’ideologia green’ possa tradursi in mancanza di industrializzazione futura sul territorio. Rileviamo inoltre reticenze sui fenomeni migratori: non si affronta il tema della protezione delle frontiere e il rafforzamento della difesa comune europea contro l’immigrazione illegale. Ultima riflessione sulle politiche territoriali: sempre più spesso si dice che servono più risorse ma non sempre questo corrisponde a un corretto utilizzo delle stesse”.
Niccolò Bosi (Pd): “Il 9 maggio sono trascorsi 75 anni dalla dichiarazione di Schuman, un momento fondativo della nostra storia europea. In quelle parole si cela una visione profondamente attuale. Da lì nasce il sogno europeo, in un progetto politico condiviso fondato su pace e libertà. L’unione europea oggi è l’unico spazio internazionale in cui gli Stati sovrani hanno deciso volontariamente di legare i propri destini e costruire un futuro comune. Questo progetto non è immune da minacce, attacchi esterni e interni, pulsioni nazionaliste, autoritarismi, crescenti tentativi di indebolire le istituzioni comunitarie e i suoi valori fondativi. Serve una nuova fase costituente che ridia slancio all’ideale europeo, un’Europa in cui tutti si sentano protagonisti soprattutto i giovani che già oggi vivono pienamente l’identità europea come parte della loro quotidianità. Ed è anche la chiave per affrontare una delle sfide del nostro tempo, i diritti delle persone Lgbt. L’Unione Europea si fonda sulla dignità umana, la libertà e l’uguaglianza, ma oggi in troppi Paesi membri le persone Lgbt non vivono questi valori nella loro pienezza, subiscono discriminazioni quotidiane, ostilità diffuse, negazioni dei diritti fondamentali, in alcuni casi addirittura repressione della libertà di espressione e del diritto a esistere visibilmente. È il caso dell’Ungheria, dove leggi nazionali vietano manifestazioni come i Pride e limitano la diffusione di contenuti educativi inclusivi. L’Italia può e deve essere un esempio in questo senso. L’impegno della Regione Emilia-Romagna rappresenta una frontiera avanzata e concreta. La legge regionale 15 del 2019 contro le discriminazioni e le violenze determinate dall’orientamento sessuale o dall’identità di genere è un modello di civiltà”
Simona Larghetti (Avs): “Ormai criticare il green deal è lo sport nazionale, però il cambiamento climatico non è un’ossessione di pochi, non è una minaccia astratta, è una realtà quotidiana. Lo vediamo purtroppo ogni giorno nei territori colpiti dagli eventi estremi, lo vediamo nell’innalzamento delle temperature, nelle fragilità delle nostre infrastrutture ambientali. La Commissione Europea su questo ha indicato traiettorie chiare che ci impongono di essere all’altezza della sfida. Credo che il Patto per il lavoro e per il clima, richiamato nella risoluzione, debba diventare ancora di più la nostra bussola per orientare finanziamenti, obiettivi di breve e medio periodo e deve diventare sicuramente uno strumento più operativo per la decarbonizzazione delle aziende, dei privati e ovviamente anche degli enti pubblici. C’è una grande occasione di rinnovamento tecnologico, di innovazione ambientale e di qualificazione dell’economia: può essere una leva di crescita, di occupazione e di coesione, perché se non investiamo oggi nella transizione domani pagheremo un prezzo ben più alto di quello che stiamo già pagando”.
Marco Mastacchi (Rete civica): “Parto da un punto centrale: la transizione verde. La risoluzione dedica ampio spazio alla decarbonizzazione industriale, ma manca una riflessione davvero approfondita sugli effetti territoriali di queste politiche. Le aree interne, montane rurali rischiano di essere le grandi dimenticate. Se non è accompagnata da misure di compensazione e sostegno questa transizione rischia di accentuare le disuguaglianze esistenti creando territori di serie A e territori di serie B. Serve quindi un approccio realmente differenziato ed inclusivo che tenga conto delle diverse capacità di adattamento dei territori. Un altro tema che ci preoccupa è quello dell’installazione degli impianti fotovoltaici a terra. Non si tratta di cementificazione, ma è comunque consumo di suolo, suolo agricolo fertile che viene sottratto alla produzione alimentare e al suo paesaggio: se le aziende possono scegliere è chiaro che l’investimento a terra, è più semplice e più redditizio. Serve introdurre un principio di progressività nelle autorizzazioni per evitare che il mercato faccia da solo quello che la politica dovrebbe regolare. Inoltre, la pressione per installare impianti eolici in aree montane o collinari e, aggiungo, anche il mare, spesso fragili dal punto di vista idrogeologico e paesaggistico rischia di compromettere l’equilibrio ambientale e sociale di interi territori”.
Luca Sabattini (Pd): “Questa sessione rappresenta un momento importante per la nostra Regione, un’occasione di confronto sulle iniziative, sulle proposte della Commissione Europea per il 2025. Viviamo un tempo in cui le grandi sfide globali, dalla transizione energetica alla sovranità tecnologica, dalla gestione dei dati all’intelligenza artificiale, richiedono risposte sempre più multilivello e una governance europea capace di valorizzare le specificità territoriali. La transizione ecologica sarà davvero giusta solo se sarà anche inclusiva, senza adeguati correttivi entro il 2030 oltre 50 milioni di cittadini europei rischiano di trovarsi in condizioni di povertà energetica. Un’ingiustizia sociale e profonda, ma anche un rischio politico concreto. L’Emilia-Romagna ha intrapreso un percorso deciso investendo in provvedimenti normativi come quelli delle comunità energetiche e i relativi bandi nella produzione diffusa delle fonti rinnovabili, nell’efficientamento energetico degli edifici pubblici, nell’accompagnamento delle famiglie più fragili. Ma oggi serve un salto di qualità, occorre una regia pubblica, forte, capace di orientare gli investimenti, redistribuire i benefici e proteggere chi è più esposto. Il piano europeo va nella direzione giusta e noi come Regione dobbiamo essere protagonisti di questa sfida”.
Per Paolo Burani (Avs) “la nostra idea di democrazia e di Europa si basa sulla nostra Costituzione, respingiamo ogni visione securitaria della società, vogliamo lavorare per un modello sociale che si basa sui diritti e su uno sviluppo economico che tuteli l’ambiente e rafforzi la coesione sociale”, mentre Alberto Ferrero (FdI) invita a mettere in campo azioni che puntino alla competitività nel settore dell’energia.
Valentina Castaldini (FI) invita a rivedere le norme europee, puntando a una valorizzazione delle autonomie sociali. “Sono a favore di un’Europa dei popoli e delle Regioni e non di un’Europa degli Stati nazionali e delle burocrazie. Un’Europa che dia voce alle Regioni, alle comunità locali e attraverso di esse ai cittadini, alle parti sociali e ai ceti produttivi”.
Paolo Calvano (Pd) spiega come “vogliamo definire un percorso che dura tutto l’anno e che si ripete di anno in anno quale il contributo che l’Emilia-Romagna offre come Regione ai processi di regolamentazione europea e di legislazione europea. Un percorso del quale l’Emilia-Romagna in questi anni è stata sempre protagonista sia nelle proprie attività all’interno di questa Assemblea, sia nel rapporto che la Giunta e i diversi assessorati hanno mantenuto con le strutture dell’Unione Europea, nonché nell’attuazione delle politiche europee. È per noi doveroso stare dentro questo percorso, è doveroso anche perché l’Emilia-Romagna è davvero una regione d’Europa, è davvero una Regione che ha creduto molto fin dalla nascita nel ruolo trainante che l’Europa poteva avere per questo territorio e per la propria comunità”.
Lorenzo Casadei (M5 Stelle) sottolinea come “Abbiamo passato la crisi europea del 2010 a cui sono state date risposta sbagliate, come è sbagliato il piano di riarmo europeo. Abbiamo in Europa, una Commissione europea che sta dicendo che l’unica soluzione per l’Europa di riprendersi e di essere protagonista nell’ambito della sicurezza internazionale è investire 800 miliardi di euro in armi. ReArm Europe è un progetto sbagliato”.
Paolo Trande (Avs) ricorda come “bisogna ricordare che se fossimo a valutare il programma di lavoro 2025 della Commissione Von Der Leyen ci sono due forze politiche titolate a votare contro: Alleanza Verdi e Sinistra e il Movimento 5 stelle, le altre sono a sostegno. La destra non solo ha votato la commissione Von Der Leyen, ha anche un vicepresidente esecutivo. Quindi mi è parso strano sentire toni di critica su punti della risoluzione. C’era bisogno di un piano più coraggioso, molto più centrato sugli aspetti di coesione sociale, molto più centrato sulle riforme democratiche. Abbiamo invece dinanzi una risoluzione che si intitola “Sessione Europea e indirizzi relativi alla partecipazione della Regione Emilia-Romagna, fase ascendente e discendente” e cioè il tentativo che la nostra Regione fa di adattarsi a ciò che viene proposto in Europa. Lo fa con il classico spirito collaborativo e con il pragmatismo che contraddistingue i nostri territori; di conseguenza voteremo questa risoluzione, diversamente avremmo espresso un voto diverso”.
Per Elena Ugolini (Rete civica) “questa risoluzione tocca molti temi cruciali per il futuro dell’Europa e della nostra Regione. Il tema della semplificazione è un obiettivo dell’Unione europea, il mio appello è che dobbiamo passare dalle parole ai fatti. Inoltre, i cittadini non sanno come vengono spesi i soldi per questo ho proposto un emendamento che prevede l’impegno della giunta affinché ci sia trasparenza nella rendicontazione. C’è il tema del contrasto alla crisi demografica: la Regione dovrebbe verificare l’impatto che l’uso dei fondi europei hanno su questo aspetto fondamentale. Infine, il dissesto idro-geologico, non bisogna agire solo in casi di emergenza ma in maniera strutturale nei territori fragili”, mentre Nicola Marcello (FdI) “per costruire la pace la difesa è uno degli ingredienti. Non c’è nessun piano di riarmo europeo: la Commissione ha introdotto alcune agevolazioni per gli investimenti nel settore difesa, che vanno soprattutto nei sistemi di intelligence, nei sistemi di trasmissione, nei sistemi di difesa in generale. Voglio ricordare che fu Obama, non Trump, che alcuni anni fa reclamò la scarsa proattività dell’Europa in campo di difesa internazionale; prima noi europei eravamo abituati al fatto che l’America ci difendeva in ogni circostanza”.
Vincenzo Paldino (Civici) sottolinea che “restare chiusi entro i confini è una scelta miope e pericolosa. L’Europa rischia di ridursi a una struttura burocratica dove l’unica cosa che esiste è il mercato unico. In un mondo segnato da conflitti e nuove potenze emergenti manca un soggetto politico di mediazione, un ruolo che l’Europa potrebbe e dovrebbe svolgere. Però non è presente nei luoghi dove si decidono i nuovi equilibri globali, pensiamo al consiglio di sicurezza dell’Onu dove non ha voce. Paradossalmente non risulta incisiva neanche all’interno dell’Unione stessa, dove su molte questioni importanti vige ancora una anacronistica regola dell’unanimità che spesso si traduce nei fatti nel potere di veto di un solo stato membro. La necessità di autonomia strategica e difensiva è evidente. Viviamo in una terra che ci ha garantito pace, diritti e benessere, ma lo scenario attuale ci impone una nuova consapevolezza. Un’Europa con una difesa comune, con regole fiscali condivise, con una politica estera unitaria”.
Giovanni Gordini (Civici) ricorda che “bisogna pensare di riuscire a parlare anche di politiche e non solo di alcune manovre, diciamo applicative di quello che può essere un confine regionale. È lo spirito collaborativo quello che deve portarci a mettere da parte alcune visioni che possono essere appunto di parte ed avere una visione allargata. All’interno dei documenti che approveremo, ci sono solo due, tre punti: ne cito solo un paio. Alcuni che riguardano l’attenzione rispetto alla sicurezza della produzione di farmaci, anche rivendicando il fatto che per non essere schiavi del mercato, nel senso più assoluto e più tetro, si possa poi rischiare anche di perdere una produzione interna, diciamo così, di farmaci. O ancora dovremmo ricordarci come il meccanismo del payback, che anche in quest’aula abbiamo rivisto negli ultimi anni, dopo tutto quello che aveva portato anche per aziende emiliano-romagnole produttrici di dispositivi sanitari, sia un qualche cosa che non può non fare riferimento a normative europee”.
(Brigida Miranda, Lucia Paci, Giorgia Tisselli e Luca Molinari)



