La salute psicofisica è centrale nel percorso di riabilitazione del detenuto: lavorare sulla salute mentale del detenuto vuole dire anche sostenere la tenuta dell’intero sistema carcerario. Serve, quindi, fare crescere l’attività di tutte quelle figure professionali che si occupano dei percorsi rieducativi del detenuto, a partire dallo psicologo.
Questo, in sintesi, quanto emerso a Bologna, nella sede dell’Assemblea legislativa, durante il convegno da titolo “Psicologia penitenziaria: sfide, integrazione e innovazione”.
A spiegare l’importanza del ruolo dello psicologo in carcere, e a rilanciare l’appello a lavorare sulla salute psichica del detenuto all’Assemblea legislativa, è il garante regionale dei detenuti, Roberto Cavalieri: “Possiamo considerare lo psicologo come un portatore di benessere in carcere, quindi centrale nel percorso del detenuto durante la pena. Nonostante il forte bisogno, emerge però una carenza di queste figure nelle strutture penitenziare, in Emilia-Romagna abbiamo solo uno psicologo assunto dal ministero, a Parma”. Il garante parla poi delle cause di instabilità nel sistema carcerario: “Il tema del sovraffollamento non può essere trascurato (128 detenuti ogni 100 posti disponibili in regione), un’anomalia che genera inevitabilmente situazioni di disagio tra la popolazione detenuta, che coinvolge anche chi opera a vario titolo all’interno dei penitenziari”. Prosegue sulle situazioni di disagio in carcere: “Questa situazione inevitabilmente genera problemi, nel 2024 in Emilia-Romagna tra i detenuti sono stati registrati 1.500 atti di autolesionismo, 198 tentati suicidio e 9 suicidi portati a termine, 21 invece i decessi in carcere per altri motivi”. Conclude: “Serve, quindi, aumentare il supporto in carcere di queste figure, i dati ci dicono che ogni detenuto che necessita di supporto psicologico viene ascoltato per una media di soli quindici minuti al mese, sollecito quindi l’Assemblea legislativa regionale ad intervenire, lo stesso presidente Fabbri ha dimostrato particolare attenzione per il tema carcere, l’Emilia-Romagna più essere pioniera in questo campo”.
A raccogliere la proposta di Cavalieri lo stesso presidente dell’Assemblea legislativa, Maurizio Fabbri: “Poche settimane dopo la mia elezione ho voluto visitare, assieme al presidente de Pascale, il carcere bolognese della Dozza, un’esperienza che mi ha segnato, si parla ancora troppo poco delle dinamiche interne alle strutture penitenziarie, dobbiamo interrogarci su come migliorare il sistema, è importante valorizzare la rete dei servizi rivolti al detenuto, il lavoro dello psicologo diventa quindi centrale. Conclude: “Raccolgo quindi l’invito di Cavalieri, dall’Assemblea c’è forte attenzione verso il tema carcere, è nostra intenzione lavorare per rendere effettivi tutti i diritti del detenuto”.
Il 28,6% dei detenuti delle carceri dell’Emilia-Romagna è soggetto a disturbi psichici e comportamentali (dati del ministero della Giustizia sul 2024). Tra chi presenta patologie croniche (malattie cardiovascolari, diabete mellito, patologie neoplastiche e respiratorie croniche), il 39,4% sul totale della popolazione carceraria, risulta che il 57,6% sia soggetto a problemi di salute mentale. Collegato al tema della salute mentale c’è quello delle dipendenze, che riguarda, sempre sul 2024, il 19,9% dei detenuti. Queste situazioni possono portare anche ad atti di autolesionismo e in casi più estremi al suicidio (il tasso di suicidio all’interno del carcere è 20 volte superiore rispetto all’esterno). Nel 2024 nell’istituto penale minorile bolognese del Pratello sono state registrate 323 cartelle cliniche.
Anche l’assessore regionale alla Sanità, Massimo Fabi, rileva la necessità di rafforzare la rete che si occupa della riabilitazione del detenuto: “È importante integrare, ancora di più, l’attività dei professionisti attivi in carcere, una presa in carico appropriata vuole dire prevenzione, anche rispetto al rischio suicidi”. Prosegue sulla figura dello psicologo in carcere: “Una figura fondamentale nel percorso di riabilitazione del detenuto”. Conclude sull’impegno, sul tema, della Regione Emilia-Romagna: “Lavoriamo per la promozione della salute, per questo serve intervenire su tutte le criticità che coinvolgono il sistema carcere”.
Interviene poi la presidente dell’Ordine degli psicologi dell’Emilia-Romagna, Luana Valletta: “La nostra comunità professionale conta più di 10.000 psicologhe e psicologi, pronti a mettere a servizio con passione le loro conoscenze e competenze. Il professionista psicologo, non si occupa solo di clinica, ma anche di prevenzione, di promozione del benessere, con tantissimi strumenti e non solo sui singoli ma anche sui contesti, nei gruppi, nelle organizzazioni e nella comunità”. Prosegue sulle modalità d’intervento in carcere: “Noi possiamo intervenire in diversi modi nei contesti complessi come quello carcerario, non solo agendo sul rischio suicidario ma anche, appunto, facendo prevenzione, lavorando sulla valorizzazione delle potenzialità dei detenuti nel processo di rieducazione e riabilitazione”. Conclude: “Dai dati del Progetto Enpap ‘Vivere meglio’ sappiamo che investire un euro in psicologia dà un ritorno economico pari a più del doppio, dimostrando che investire in psicologia conviene a tutti, non solo a chi beneficerà direttamente del supporto psicologico”.
Durante l’incontro bolognese lo psicologo attivo nella casa circondariale di Modena, Paolo De Pascalis, ha riportate le parole di un detenuto che descrive con una lettera il suo tragico vissuto: “Sono Antonio e ho 36 anni, a 12 anni avevo un rapporto speciale con lo zio, mi sentivo importante con lui, un giorno tutto è cambiato, qualcosa di terribile è successo, lo zio ha spezzato la mia innocenza, per anni ho portato dentro di me un segreto, un segreto che mi ha logorato, ho cercato di dimenticare, ma il passato non si cancella, oggi sto scontando una pena di 8 anni per pedofilia, la promessa di non diventare come mio zio si è infranta, questo mia ha devastato, sono qui per riconoscere i miei errori, per chiedere perdono, non è mai troppo tardi per cambiare e per cercare aiuto”.
Il tema della rete è al centro anche dell’intervento del direttore della casa circondariale di Ravenna, Stefano Di Lena: “Il sistema carcerario è particolarmente complesso, in costante cambiamento, conseguentemente sono complicate anche le modalità d’intervento degli operatori, c’è l’esigenza di rafforzare il modello di approccio multidisciplinare e multiprofessionale nell’affrontare i problemi nel contesto penitenziario”.
Infine, la presidente del Tribunale di sorveglianza di Bologna, Maria Letizia Venturini, sulla figura dello psicologo in carcere: “L’apporto dello psicologo in carcere è fondamentale, serve però implementare la loro attività, che diventa determinate per contrastare le fragilità tra i detenuti, a partire dal rischio suicidario, il carcere per chi ci entra è fortemente destabilizzante, in certe fasi può servire ma occorre poi un’evoluzione”. Conclude: È importante lavorare sulle singole persone, lo psicologo assume quindi una funzione fondamentale, un aiuto importante nel percorso di reinserimento che riguarda il detenuto”.
All’incontro sono poi stati affrontati cinque temi che coinvolgono i campi di azione dello psicologo: il trattamento delle dipendenze e la promozione della salute mentale negli istituti penitenziari, lo psicologo e la prevenzione del rischio suicidario, il trattamento dei condannati per reati riconducibili alla violenza di genere, reati sessuali, reati contro le donne e uomini maltrattanti, l’osservazione scientifica della personalità e il trattamento rieducativo dei condannati e l’ambito della sanità penitenziaria. Con gli interventi di Daniele Vasari, psicologo e psicoterapeuta dell’azienda sanitaria-IRCCS di Reggio Emilia, Ludovica De Fazio, dirigente psicologa del Servizio dipendenze patologiche dell’Ausl Romagna, Arianna Fezzardi, psicologa ed esperto ex art. 80 nel Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, Stefano Eleuteri, sessuologo clinico e psicologo esperto ex art.80 nella casa circondariale di Rebibbia, Gabriella Gallo, direttrice UOC psicologia territoriale nell’Ausl di Bologna, Carolina Conti, psicologa e psicoterapeuta specialistica ambulatoriale dell’Ausl di Bologna, Emilia Infante, dirigente psicologo dell’Ausl di Bologna, Antonia Sorge, psicoterapeuta e assegnista di ricerca della facoltà di Psicologia dell’Università Cattolica di Milano e Federico Zanon, dirigente psicologo dell’Ausl di Venezia.
Il convegno è stato organizzato dal Garante regionale dei detenuti in collaborazione con l’Ordine degli psicologi dell’Emilia-Romagna e il Provveditorato dell’amministrazione penitenziaria dell’Emilia-Romagna e delle Marche.
(Cristian Casali)



