Il ‘bail in’, cioè il salvataggio interno della singola banca, prevede che il costo di salvataggio delle banche, che vanno salvaguardate in quanto offrono servizi essenziali ai privati, non possa essere sostenuto con fondi pubblici (salvo casi eccezionali), né sostenuto da banche e istituzioni del sistema bancario, BCE e Banca d’Italia comprese. Ciò, nei fatti, si traduce nel caricare i costi del salvataggio della banca sui suoi azionisti e obbligazionisti, nonché sui titolari di depositi bancari superiori ai 100.000 euro. Lo scrivono i consiglieri Tommaso Foti (Fdi-An), primo firmatario, Stefano Caliandro, Paolo Calvano e Luca Sabattini (Pd) in una risoluzione presentata all’Assemblea legislativa.
I consiglieri, nel documento, chiedono alla Giunta di agire nella conferenza Stato Regioni e sulle istituzioni comunitarie affinché si cambino le regole del ‘bail in’ secondo le indicazioni date dalla Banca d’Italia. “Già dall’inizio del 2016, la Banca d’Italia- rilevano i firmatari- ha auspicato un intervento da parte del legislatore sia italiano che europeo teso a rivisitare le modalità e i tempi delle regole del bail in, anche nel timore che, così come congegnato, il sistema possa mettere a repentaglio la fiducia, considerata l’elemento cardine su cui poggia l’attività bancaria. Anche il Governo sarebbe d’accordo con le indicazioni date dalla Banca d’Italia e avrebbe inviato un segnale deciso aIl’UE”. Da più parti – sostengono ancora i consiglieri – sono stati evidenziati molteplici profili di incostituzionalità che necessiteranno di approfondimenti.
(Tutti gli atti consiliari – dalle interrogazioni alle risoluzioni, ai progetti di legge – sono disponibili on line sul sito dell’Assemblea legislativa al link: http://www.assemblea.emr.it/attivita-legislativa)
(Cesare Cicognani)