L’Assemblea legislativa ha approvato il Documento di economia e finanzia regionale (Defr) per il 2020, di cui è relatore Gianni Bessi (Pd). Sì da Pd, Si e Silvia Prodi (Misto), no da Lega, M5s, Fdi e Fi.
“Quest’anno il Defr non contiene la parte programmatica, lasciata alla prossima Giunta” ha spiegato il relatore Gianni Bessi, che ha aggiunto come sia in fase di ultimazione anche il documento riferito al Controllo strategico sulla legislatura, finalizzato a misurare gli effetti delle politiche di mandato.
In un’economia aperta – ha evidenziato il relatore – sono sempre più rilevanti le interdipendenze e sempre maggiore valore assume la capacità di fare rete. Ed è sapendo fare rete – ha continuato – che nel 2018 la Regione ha registrato un tasso di crescita del PIL dell’1,4%, con un differenziale positivo rispetto al Paese di ben mezzo punto percentuale. L’export, tradizionalmente un punto di forza dell’economia dell’Emilia-Romagna, ha sfiorato i 63,5 miliardi di euro, pari al 13,7% dell’export nazionale: in termini pro-capite, le esportazioni regionali sono state quasi il doppio di quelle nazionali. “Il Patto per il lavoro- ha sottolineato Bessi-, posto al centro dell’azione di governo regionale e che ha visto il coinvolgimento di tutte le componenti di rilievo della società regionale (Province e i Comuni capoluogo, organizzazioni settoriali e datoriali, Terzo settore, Unioncamere, Abi, Ufficio scolastico regionale e Università), ha contribuito a produrre risultati sul fronte del mercato del lavoro che vedono l’Emilia-Romagna svettare sulle altre regioni sia per il tasso di occupazione, che sfiora il 73%, sia per il tasso di disoccupazione, pari al 5,5%”.
L’Emilia-Romagna – ha concluso il dem – è in grado di competere con le aree più sviluppate a livello mondiale, non solo per i risultati raggiunti sul fronte della crescita, dell’export e dell’occupazione ma anche per i risultati raggiunti in termini di rafforzamento di competitività, ricerca, sviluppo e innovazione del Sistema Regione, una sorta di Data Valley internazionale.
Ha aperto il dibattito Massimiliano Pompignoli (Lega), che ha appuntato l’attenzione sul ruolo delle Province. Stando al Defr – ha rimarcato – dovrebbero essere rafforzate: peccato che la Regione, nel corso della legislatura, le abbia depotenziate. Ulteriore dato preoccupante è la diffusa insicurezza percepita dai cittadini, in particolare dalle donne. Gli ha fatto eco il collega Daniele Marchetti che ha puntato il dito contro le politiche della Regione adottate nel corso del mandato in materia socio-sanitaria, fra le quali ha ricordato: le misure di riorganizzazione ospedaliera, con taglio di posti letto e spostamento di prestazioni dal day hospital all’ambulatoriale; il funzionamento delle Case della salute, ancora troppo disomogeneo fra i diversi territori; il reddito di solidarietà (Res).
Michele Facci (Fdi) ha elencato alcune criticità delineate dal Defr: il comparto della ceramica, ancora in sofferenza; il settore delle coltivazioni agricole, in flessione; una crescita economica disomogenea fra i territori; un’occupazione giovanile non uniforme. Inoltre, ha espresso preoccupazione per il calo demografico che ormai caratterizza l’Emilia-Romagna, nonostante gli immigranti siano in progressivo aumento (il 10,4% degli stranieri presenti in Italia e il 47% dell’intero Nord-est). Il calo demografico – ha rimarcato Facci – dimostra come siano mancate politiche a favore della famiglia e della natalità (come il quoziente familiare, i bonus per gli asili nido, etc). Il welfare in Emilia-Romagna – ha sottolineato il capogruppo di Fdi – funziona più per gli immigrati che per gli emiliano-romagnoli. Il collega Giancarlo Tagliaferri ha aperto un focus critico sulle aziende partecipate, Finanziaria Bologna e Centri agroalimentari su tutte. Riguardo ai Centri agroalimentari, il consigliere ha ricordato come dovessero essere dismessi perché non più strategici, ma la Regione ha sospeso l’operazione in attesa del confronto con gli altri soci. Si è trattato di una mossa tardiva – ha rimarcato Tagliaferri – che la Corte dei Conti non ha mancato di stigmatizzare. Analoga frenata – ha concluso – si è registrata rispetto alla dismissione della società di gestione delle Terme di Salsomaggiore e Tabiano, nel parmense, che, in attesa di essere definitivamente venduta, continua a produrre debiti.
Igor Taruffi (Si) ha ricordato come il principale obiettivo della maggioranza nel corso del mandato fosse di dimezzare la disoccupazione. Obiettivo centrato, ha sottolineato: nel 2015 il tasso regionale di disoccupazione era oltre il 10% mentre ora sia attesta al 5%. Sul reddito di solidarietà (Res) varato dalla Regione, il capogruppo di Si ha replicato al leghista Marchetti come sia stato la base del reddito di cittadinanza del governo 5 stelle-Lega, che, tecnicamente, l’ha riassorbito. Dunque, ha ribadito Taruffi, il Res ha funzionato, come, d’altronde, testimoniano i numeri: in Emilia-Romagna ne hanno beneficiato oltre 20 mila nuclei familiari (circa 90 mila persone), il 70% dei quali composto da italiani.
Ha concluso il dibattito il sottosegretario Giammaria Manghi, che, riguardo al rilievo della Lega sul ruolo delle Province, ha auspicato un rapido intervento legislativo regolatore da parte del nuovo governo.
(Luca Govoni)