Pare favorevole, in sede consultiva, dalle commissioni Sanità, presieduta da Paolo Zoffoli, Territorio, presieduta da Manuela Rontini, e Cultura, presieduta da Giuseppe Paruolo, al Documento di economia e finanzia regionale (Defr) per il 2020. “Sì” al Documento da Pd, Si e Silvia Prodi (Misto), contrari Ln, M5s e Fdi.
Il quadro. Quest’anno il Defr non tiene conto della parte programmatica, lasciata alla prossima Giunta. L’Emilia-Romagna – si legge nell’introduzione al Defr – è in grado di competere con le aree più sviluppate a livello mondiale, non solo per i risultati raggiunti sul fronte della crescita, dell’export e dell’occupazione ma anche per i risultati raggiunti in termini di rafforzamento di competitività, ricerca, sviluppo e innovazione del Sistema Regione, vero e proprio Data Valley internazionale. L’Alleanza per la crescita sostenibile, da poco siglata e che vede la Regione capofila, va in questa direzione, coinvolgendo Regioni partner di quattro continenti fra le più innovative al mondo: la Provincia sudafricana del Gauteng, la Provincia cinese del Guangdong, gli Stati della Pennsylvania e della California, la Regione francese della Nouvelle Aquitaine e il Land tedesco dell’Assia. L’Alleanza, sancita formalmente dalla Dichiarazione “Regions for global sustainable development”, impegna ufficialmente a una collaborazione concreta sui temi del Big Data e della digitalizzazione, delle smart cities, del welfare, del clima e dell’ambiente. Si contribuisce alla messa a punto di quelle infrastrutture immateriali e materiali necessarie per adeguare il Sistema Regione alle sfide che la globalizzazione impone, sfide che significano non solo maggiore complessità da gestire, ma anche maggiori opportunità da cogliere, in termini di relazioni internazionali e cooperazione fra territori.
In un’economia aperta sono sempre più rilevanti le interdipendenze e sempre maggiore valore assume la capacità di fare rete. Ed è sapendo fare rete che nel 2018 la Regione ha registrato un tasso di crescita del PIL dell’1,4%, con un differenziale positivo rispetto al Paese di ben mezzo punto percentuale. L’export, tradizionalmente un punto di forza dell’economia dell’Emilia-Romagna, ha sfiorato i 63,5 miliardi di euro, pari al 13,7% dell’export nazionale: in termini pro-capite, le esportazioni regionali sono state quasi il doppio di quelle nazionali. Il Patto per il lavoro, posto al centro dell’azione di governo regionale e che ha visto il coinvolgimento di tutte le componenti di rilievo della società regionale, non solo le Province e i Comuni capoluogo, ma anche le organizzazioni settoriali e datoriali, il Terzo settore, Unioncamere, l’Abi, l’Ufficio scolastico regionale e l’Università, ha contribuito a produrre risultati sul fronte del mercato del lavoro che vedono l’Emilia-Romagna svettare sulle altre regioni sia per il tasso di occupazione, che sfiora il 75%, sia per il tasso di disoccupazione, pari al 5,9%. Considerato che il PIL pro-capite in Emilia-Romagna è superiore alla media nazionale del 25%, visti i dati a disposizione si può dedurre che per circa due terzi il differenziale è dovuto al più elevato tasso di occupazione, mentre per il restante terzo a un differenziale di produttività.
In sede di dibattito Giulia Gibertoni (M5s) ha criticato la presenza nel Defr di valutazioni politiche in chiave antigovernativa. “Sarebbe stata apprezzabile una stesura maggiormente improntata all’imparzialità” ha affermato la pentastellata. Una dirigente della Regione ha spiegato che il Documento “si limita a citare le previsioni economico-finanziarie del governo, da poco rivedute dopo che lo stesso esecutivo nazionale ne ha constato l’incongruità”.
Massimo Iotti (Pd), in vista dell’esame finale del Defr da parte della commissione referente (la Bilancio), ha invitato la Giunta a fornire chiarimenti in merito alla tabella riguardante i residui fiscali.
Fabio Callori (Fdi) ha puntato il dito contro la scelta della Giunta di non tenere conto, nella definizione del Defr, dei bilanci delle società partecipate, alcune delle quali, ad esempio la società delle Terme di Salsomaggiore e Tabiano, in profondo deficit. “Si tratta di una scelta che scarica sul prossimo esecutivo regionale ogni responsabilità” ha attaccato il forzista. Sulla stessa lunghezza d’onda anche Andrea Bertani (M5s), che ha chiesto, provocatoriamente, nel caso si vada al voto nel gennaio prossimo, “come la Giunta potrà redigere il bilancio per il 2020 senza definire gli indirizzi programmatici”.
La dirigente ha risposto ai due consiglieri che l’intenzione è di non ipotecare i programmi della futura Giunta. “Un conto è allocare le risorse finanziarie nel bilancio di previsione, l’80% delle quali, peraltro, destinate in modo vincolato alla sanità, un altro è finanziare gli investimenti sulla base di precisi indirizzi programmatici”.
(Luca Govoni)