Tutti d’accordo sull’obiettivo, divisi sulle modalità e sui controlli. Al via il confronto tra le forze politiche sulla legge “Salva Comuni”, la proposta della giunta che prevede l’istituzione di un fondo da 650.000 euro nel trienni 2022-2024 per sostenere i Comuni emiliano romagnoli che hanno difficoltà di bilancio e che è stata discussa oggi nel corso della commissione Bilancio.
“Positiva la missione, difficile l’applicazione perché si rischia di favorire il comportamento scorretto di qualche sindaco che spende troppo e poi si rivolge a “mamma Emilia-Romagna” che mi dà la paghetta. C’è troppo discrezionalità nell’applicazione della legge”, spiega il relatore di minoranza Stefano Bargi (Lega) per il quale “si lascia carta bianca alla giunta, si rischia di favorire il sindaco amico a seconda del colore delle amministrazioni in questione. Per tamponare questa possibilità ci si deve ispirare alle sentenze della Corte costituzionale per la quale interventi come quelli previsti da questa legge possono esserci solo per i Comuni davvero in difficoltà e non per comportamenti scorretti degli amministratori: si usano dei parametri oggettivi come l’indice di vulnerabilità e il reddito pro-capite degli abitanti”.
Netta la replica del relatore di maggioranza Luca Sabattini (Pd): “È estremamente positivo che in Emilia-Romagna ci siano ‘solo’ tre Comuni in pre-dissesto ed è nostro compito fare in modo che non ci finisca qualcuno in più, vogliamo che i Comuni non scivolino in situazioni di difficoltà, questa Regione ha fatto della corretta gestione delle pubbliche finanze una propria cifra, non c’è nessuna volontà di acquisire fattori di discrezionalità, bisogna evitare letture della legge che possano dare adito a interpretazioni scorrette del provvedimento”.
Dal canto suo l’assessore Paolo Calvano ha tenuto a rassicurare sulla corretta applicabilità della proposta della giunta sottolineando come per quanto riguarda i Comuni già in difficoltà le condizioni di cui si parla sono certificate e non danno adito ad arbitrarietà, mentre per quanto riguarda le attività di prevenzioni del dissesto si prevede l’utilizzo di criteri oggettivi. Smentendo la tesi che i Comuni possano usare la nuova legge all’insegna della “finanza allegra”, Calvano ha ribadito: “Se fossi un sindaco ci penserei due volte prima di chiedere queste risorse perché è come autodenunciarsi con i propri cittadini ammettendo che il Comune ha dei problemi e poi -spiega riferendosi al fatto che le amministrazioni che aderiranno al fondo dovranno sottoscrivere un programma di rientro concordato con viale Aldo Moro- questi Comuni si mettono in casa la Regione per tre anni a controllarli”.
(Luca Molinari)