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Caccia. Gibertoni (Misto): no a norma che autorizza agricoltori a prelievo diretto cinghiali

La consigliera chiede di “modificare questo ennesimo sbilanciamento a danno degli ecosistemi e di coinvolgere nei tavoli di discussione sul tema della caccia al cinghiale le associazioni animaliste”

La caccia di selezione al cinghiale così come disciplinata dal Calendario venatorio regionale per la stagione 2020-2021 è al centro di un’interrogazione di Giulia Gibertoni (Misto). Attualmente quella al cinghiale sarebbe l’unica forma di caccia consentita per prevenire e ridurre i danni alle produzioni agricole”, scrive la consigliera, che chiede alla Giunta di rivedere “la soluzione prospettata dalla Regione nel piano annuale di prelievo che richiama la legge nazionale”. La consigliera spiega che durante la commissione Politiche economiche dell’Assemblea Legislativa dello scorso 27 aprile 2020 l’assessore avrebbe dichiarato di voler inserire “un richiamo di legge affinché in tutte le province sia consentito il prelievo diretto sui propri terreni anche da parte degli agricoltori con licenza di caccia”. L’assessore, continua Gibertoni, avrebbe quindi stabilito che “le Province, laddove non già previsto, si avvalgano anche degli agricoltori muniti di licenza di caccia sui terreni di loro proprietà o che hanno in conduzione, visto che la priorità della Regione sarebbe quella di ridurre i danni alle colture in tutti gli ambiti territoriali nel rispetto degli obiettivi e delle soglie stabiliti dal Piano faunistico venatorio regionale”. Secondo la capogruppo si tratta di una soluzione “dannosa”, da qui la richiesta di intervenire. Due mesi prima “la Regione Umbria- continua la consigliera- avrebbe prospettato la soluzione di ridurre da 48 a 4 ore il termine oltre il quale, dopo aver avvisato l’Atc, i proprietari o conduttori dei fondi agricoli possono intervenire direttamente, ovviamente se in possesso di licenza di caccia, uccidendo direttamente i cinghiali.” Ma, secondo Giulia Gibertoni, anche “questa soluzione non risolve alcuno dei problemi, non è condivisibile in nessun aspetto ed è foriera di un’inutile strage di cinghiali”. La consigliera chiede quindi di “modificare questo ennesimo sbilanciamento a danno degli ecosistemi e di coinvolgere nei tavoli di discussione sul tema della caccia al cinghiale, oltre alle associazioni dei cacciatori e degli agricoltori, anche le associazioni animaliste affinché possano dare il loro apporto costruttivo”. “

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