“Come ha potuto la Giunta regionale assumere una delibera in violazione di un regolamento regionale?”.
Lo chiede Giulia Gibertoni (Gruppo Misto) con un’interpellanza, che ha aperto la sessione di lavoro pomeridiana dell’Assemblea legislativa, riferendosi all’approvazione del piano di prelievo del cinghiale in selezione e in forma collettiva per la stagione venatoria 2021-2022.
Secondo Gibertoni, infatti, il documento non avrebbe ottemperato allo specifico regolamento per la gestione degli ungulati in Emilia-Romagna del 2008, che dispone, fra l’altro, come i piani di prelievo del cinghiale siano elaborati sulla base della stima oggettiva della consistenza della specie sul territorio regionale. La mancanza del dato, continua l’atto ispettivo, sarebbe stata poi sottolineata dalla stessa Regione, che, nello scorso mese di maggio, confermava come l’unico dato a disposizione per la scorsa stagione venatoria fosse rappresentato dal numero di cinghiali abbattuti in attività di caccia, mentre non erano ancora pervenuti i dati degli ungulati abbattuti in attività di controllo, così come sarebbero del tutto mancanti i dati relativi a classi di sesso, età, pesi e misure biometriche degli animali prelevati.
Ulteriori sollecitazioni proposte dalla consigliera, poi, riguardano l’eliminazione della caccia in braccata e un uso del metodo scientifico per il controllo della popolazione degli ungulati a fronte di una “mattanza di oltre 280mila capi abbattuti in 14 anni sul territorio regionale senza aver raggiunto alcun risultato utile”. Per Gibertoni, la Regione “si ostina a non risolvere il problema dei cinghiali, tradendo, in primis, gli agricoltori, che subiscono forti danni e che la Regione dice di voler tutelare”
In fase di risposta, l’Assessore all’agricoltura e agroalimentare, caccia e pesca Alessio Mammi ha precisato che “la stima oggettiva della popolazione è impossibile da ottenere in senso assoluto e la consistenza di questo ungulato viene desunta dall’analisi dei capi prelevati, delle collisioni avvenute con automezzi e con la quantificazione dei danni riportati dall’agricoltura anche utilizzando serie storiche”. L’Assessore ha poi confermato come nell’ultima stagione siano 19.512 i capi prelevati tramite attività venatoria, mentre sono 2.248 quelli derivanti da attività di controllo.
Mammi ha poi chiarito che “il numero di cinghiali va diminuito non solo per i danni arrecati all’agricoltura, ma anche per i rischi alle attività antropiche e alla possibile diffusione della peste suina. Per attuare l’obiettivo di riduzione, la Regione deve assolutamente usare ogni strumento a sua disposizione per meglio adeguarsi alle specifiche caratteristiche dei vari territori”.
In sede di replica, Gibertoni ha accusato la Regione “di tradire il settore primario della nostra economia favorendo i cacciatori”, esortando la Giunta a “concedersi idee nuove anche nel campo del controllo della popolazione di questa specie di ungulati”.
(Luca Boccaletti)