Rivedere il Calendario venatorio regionale. A chiederlo, con un’interpellanza rivolta al governo regionale, è Giulia Gibertoni (Misto), che, in particolare, sollecita la fine di “una stagione ultradecennale di sottomissione degli interessi pubblici a quelli di una piccola ma ancora molto influente lobby”.
La consigliera, sul tema, cita la nota della presidenza del consiglio del gennaio 2021 (documento che si rifà alle direttive comunitarie), che pone dei limiti riguardo alle specie cacciabili, vincoli collegati alla loro tutela (nel caso di una specie in declino la caccia non può essere per definizione sostenibile, a meno che non faccia parte di un adeguato piano di gestione). In particolare, poi, Gibertoni menziona i casi della tortora selvatica, del moriglione e della pavoncella.
La stessa Regione, spiega la capogruppo, “può vietare o ridurre la caccia in tutto il territorio o in parte di esso, per periodi stabiliti, a determinate specie di fauna selvatica per motivate ragioni connesse alla gestione faunistica”. Nella realtà, sottolinea, “il Calendario venatorio regionale (stagione 2021-2022) fissa per la tortora, per il moriglione e per la pavoncella il carniere giornaliero e stagionale”.
La consigliere cita poi la situazione, sempre relativamente al calendario venatorio, di volpe, allodola, merlo e cinghiale. Nello specifico, relativamente al cinghiale, riferisce che in regione “è previsto anche il metodo della braccata, sistema ritenuto particolarmente crudele nei confronti degli animali”.
Nell’interpellanza si legge poi che la Commissione europea ha inviato all’Italia una richiesta di chiarimenti sulla non corretta applicazione di alcune disposizioni comunitarie sulla conservazione degli uccelli selvatici. Lo stesso Calendario venatorio regionale, si evidenzia nello stesso atto, violerebbe l’accordo AEWA (Africa-Eurasia Waterbird Agreement), consentendo il prelievo di alcune specie minacciate (come moriglione e pavoncella, peraltro non più cacciabili in Toscana e Marche).
Il Calendario venatorio regionale, conclude Giulia Gibertoni, “autorizza ancora, per l’attività venatoria, l’utilizzo di munizionamento con piombo; consente, inoltre, ai cacciatori di usufruire di un numero maggiore di giornate di caccia (provocando una non più sostenibile pressione venatoria), e anche l’attività di bracconaggio- conclude- non viene adeguatamente contrastata”.
(Cristian Casali)