“Vogliamo diffondere il senso della solidarietà”. A parlare è Oscar, pizzaiolo in pensione che insegna nei corsi di formazione per detenuti nel carcere di Ravenna. E le sue parole danno il senso dell’impegno dei volontari che nell’istituto romagnolo operano affinché l’avviamento al lavoro sia un modo per reinserire i detenuti nella società dopo la fine della loro pena.
Quella di Ravenna è una struttura carceraria di piccole dimensioni, con una sezione di semiliberi. I detenuti, tutti uomini, arrivano appena a 83 (dati aggiornati al 31 ottobre), di cui 45 cittadini stranieri. Una struttura piccola, ma dove non mancano iniziative perché il periodo detentivo sia davvero un momento di rieducazione e di reinserimento nella società, a partire dal lavoro.
A parlare, nel corso di un incontro organizzato proprio nel carcere romagnolo dal Garante regionale dei detenuti Roberto Cavalieri, è stata la funzionaria giuridico pedagogica Daniela Bevilacqua: “La struttura è di piccole dimensioni, c’è quindi un problema di spazi. Inoltre, c’è un importante turnover fra i detenuti, che rende complicato attivare progetti di lunga durata”. “Per le caratteristiche del nostro territorio – ha precisato entrando nello specifico dei progetti – ci rivolgiamo principalmente al settore del turismo, questo per favorire anche il reinserimento dei nostri ospiti una volta usciti. Il fiore all’occhiello sono i progetti sulla ristorazione (con corsi finanziati dalla Regione Emilia-Romagna), organizzati in collaborazione con l’istituto turistico e alberghiero di Cervia: ad esempio, per panificazione, pizzeria, sala bar e cucina di base”. “Sono attivi – ha aggiunto Bevilacqua – percorsi per il tempo libero, come il laboratorio teatrale (con la collaborazione del regista Eugenio Sideri), quello di lettura, di scrittura creativa e quello di fotografia (con la collaborazione del fotografo Giampiero Corelli)”. “Viene poi realizzato – ha concluso la funzionaria – un giornalino interno (con la collaborazione della giornalista del Carlino Annamaria Corrado). Prende il nome dall’indirizzo del carcere, Port’Aurea 57, esce quattro volte all’anno, sono 500 le copie di ogni numero, e viene distribuito in città”.
La volontaria attiva nel carcere, Flavia Sansoni, ha spiegato che “in una parte di questi corsi viene rilasciato un regolare attestato che può essere speso dal detenuto dopo la pena. Questo per favorire il reinserimento sociale senza che ci siano riferimenti alla casa circondariale”.
“Abbiamo voluto mescolare le carte – ha sottolineato il garante regionale dei detenuti, Roberto Cavalieri, parlando dell’incontro tenutosi in carcere – portando in questa struttura le numerose esperienze positive attive nelle diverse strutture carcerarie. L’obiettivo è quello di incentivare la diffusione di idee ed esperienze. Vogliamo sviluppare la connessione fra queste associazioni, affinché facciano rete”. “Il lavoro da fare – ha spiegato cavalieri – è enorme, se pensiamo che nell’arco di un solo anno passano dalle carceri della regione circa 9mila persone, in certi casi la detenzione è solo di poche ore”.
“La casa circondariale ravennate si trova nel centro della città ed è stata costruita nel 1909. Lo spazio più ampio è il refettorio, che i detenuti, occupatisi della ristrutturazione, hanno voluto chiamare, con un gioco di parole, ‘GabbiaNO'”, ha ricordato la direttrice uscente Carmela De Lorenzo, che già dirige il carcere di Forlì. “È fondamentale tenere vivo il confronto, fare conoscere all’esterno le attività che facciamo all’interno della casa circondariale. Lavoriamo ogni giorno per migliorare le condizioni dei detenuti, con l’obiettivo di tenerli occupati il più possibile. Qui dentro è fondamentale impiegare il tempo in modo costruttivo e in questo percorso diventa centrale il volontariato. Anche il territorio ci sta aiutando tanto”. Sulla stessa linea il nuovo direttore della casa circondariale, appena insediatosi, Stefano Di Lena: “Raccolgo un testimone importante e assicuro l’impegno nel portare avanti i tanti progetti attivati nella struttura in questi anni”.
Presente all’incontro anche la consigliera regionale ravennate Mirella Dalfiume (Pd): “Rappresento oggi la commissione Parità, di cui faccio parte. Sono qui per ascoltare, dato che come consigliera regionale rappresento l’intera cittadinanza, comprese le persone sottoposte a restrizioni delle loro liberà”.
(Cristian Casali)