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Carceri. Marighelli (Garante detenuti): il problema è il sovraffollamento

Dalla relazione annuale emerge che in Emilia-Romagna ci sono 3.834 persone negli istituti penali

Il problema principale delle carceri emiliano-romagnole è un sovraffollamento in perenne crescita, probabile causa di molte delle altre criticità della vita negli istituti penitenziari lungo la via Emilia. Il dato è emerso dalla relazione annuale svolta oggi da Marcello Marighelli, Garante regionale per le persone ristrette e private della libertà, nel corso dell’audizione nella Commissione Parità presieduta da Federico Alessandro Amico. Marighelli ha tratteggiato una chiara situazione delle carceri emiliano-romagnole e riassunto con dovizia di particolare l’attività del Garante regionale svolta nel 2019. Un lavoro certosino e puntuale che si è concentrato soprattutto su due temi: la salute in carcere e l’avviamento al lavoro, attività a cui si sono affiancati alcuni convegni pubblici che il Garante ha realizzato coinvolgendo le forze vive della società emiliano-romagnola e i vertici di più istituzioni, a partire dall’Assemblea legislativa regionale. E’ stato difficile concentrarsi sulla relazione per il 2019 nel pieno della pandemia da Coronavirus di quest’anno, ma, visto l’importante lavoro fatto, è giusto renderne conto”, spiega Marighelli che auspica un ritorno alla normalità dopo il Covid-19: “Speriamo che si ritorni alla piena attività per quanto riguarda educazione, volontariato, formazione: i segnali positivi in questa direzione- sottolinea- ci sono già”. Scorrendo i numeri resi noti da Marighelli si vede come il numero delle persone recluse sia in crescita: in dodici mesi si è passati dai 3.554 del 2018 ai 3.834 del 2019. Le donne detenute sono 155, mentre gli stranieri sono 1.930. Le strutture carcerarie ospitano mediamente il 137% di persone in più di quelle che dovrebbero, con la sola eccezione di Castelfranco Emilia dove gli ospiti sono il 37,5% della capienza della struttura. “Nel 2019 sono stati 15 i bambini che sono stati nelle carceri della nostra regione, con una permanenza che è andata da poco meno di una settimana fino, per un caso, a 10 mesi”, sottolinea il Garante per il quale “in Emilia-Romagna non è presente alcuna delle strutture individuate dalla legge ed è necessario porre termine ad una situazione che non rispetta i diritti dei bambini e delle madri: sto seguendo da tempo la situazione e con la Garante dell’Infanzia intendo concertare un’iniziativa per realizzare una casa-famiglia protetta che possa ospitare 2 o 3 bambini con le loro madri per brevi periodi”. “Il Coronavirus ha complicato di molte le cose: ci siamo attivati con le altre Istituzioni per fare il possibile per contrastare i contagi e aiutare le persone in questa difficile situazione e ora dovremo affrontare la Fase 2”, spiega Marighelli che ricorda come dopo aver provato in più realtà i collegamenti via Skype per assicurare icolloqui dei detenuti con i propri famigliari nel periodo top della pandemia, ora sarà difficile cancellare queste innovazioni tecnologiche per tornare “al telefono a gettone”. La situazione di sovraffollamento, la scarsità di lavoro, la presenza di molti stranieri con poche possibilità di avere un permesso di soggiorno a fine pena, sono probabilmente alla base di un crescente disagio della popolazione detenuta. Sono numerosi gli atti di autolesionismo (1.381 totali, di cui 1.085 compiuti da stranieri), i tentati suicidi (137 totali, di cui 108 compiuti da stranieri) e 4 i suicidi (di cui uno riguarda un detenuto straniero). In questa cornice complessa, l’attività del Garante è stata netta e puntuale: 100 colloqui (di cui 74 a richiesta e 195 segnalazioni dagli Istituti penali), 36 sono le visite in istituti penitenziari, grande attenzione alle strutture per minori e per chi ha problemi sanitari specifici e per l’Hub di via Mattei (visitato già tre volte dal Garante con la conferma che, dopo le tensioni del decennio scorso, la situazione è in via di stabilizzazione) e il tema dell’avviamento al lavoro per assicurare a chi ritrova la libertà non solo una fonte di reddito, ma quella dignità necessaria per trovare la forza di non ricadere negli stessi errori che hanno contribuito alla reclusione. Di notevole spessore culturale, inoltre, l’attività di studio, convegnistica e le pubblicazioni curate dal Garante e dal suo Ufficio. “

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