Sono tre i documenti esaminati oggi dall’Assemblea legislativa sul tema del commercio nei centri storici: approvate le due risoluzioni presentate dal Pd, respinta quella del M5s.
Il primo atto di indirizzo approvato, presentato dal Gruppo Pd, prima firmataria Nadia Rossi, impegna la Giunta a “proseguire- come ha sottolineato la stessa consigliera Rossi- il finanziamento ai progetti di rilancio dei centri storici attraverso interventi integrati che, sul dettato della Legge regionale 41/97, passino anche per il sostegno al commercio di vicinato in essi ospitato” e di “disporre azioni d’incentivazione a un riuso coordinato ed efficace degli spazi sfitti che, ridando valore e dignità ai nostri centri storici, sappiano renderli maggiormente attrattivi e capaci di fornire nuove opportunità di lavoro”. Inoltre, ha rimarcato l’esponente Pd, “nel documento si chiede di concordare a livello regionale, con enti locali e associazioni di categoria, modalità condivise per il riconoscimento di agevolazioni fiscali o esenzioni tributarie eventualmente applicabili ai soggetti interessati ad avviare, rilevare o ingrandire attività imprenditoriali nei centri storici”. “La risoluzione- ha concluso Rossi- chiede alla Giunta di spingere affinché il Governo estenda l’applicazione dell’agevolazione della cedolare secca e del blocco dell’adeguamento Istat agli affitti commerciali, nonché l’utilizzo, a livello nazionale, dei parametri di euro/mq previsti dall’ufficio dell’Agenzia per la definizione dei canoni, ad oggi uno dei maggiori problemi per gli esercizi commerciali”, e di prevedere nell’ambito dell’asse 3 del POR FESR, per le piccole e medie imprese attive nei centri storici, “forme di sostegno dei processi di riqualificazione, dell’incremento delle superfici commerciali, oltre che dell’innovazione tecnologica”. Sono stati approvati tre emendamenti all’atto di indirizzo, uno presentato dal Pd e due dal M5s.
La seconda risoluzione ad aver ricevuto il via libera, presentata sempre dal Gruppo Pd, prima firmataria Luciana Serri, impegna la Giunta a “continuare a sostenere il settore del commercio perché possa svolgere un ruolo strategico per il traino della ripresa che, stando agli ultimi indicatori economici, sta riprendendo quota”. Contestualmente, chiede all’esecutivo regionale di “agire in tutte le sedi più opportune per una parziale revisione della norma nazionale che permetta la previsione di alcune giornate di chiusura obbligatorie, ferma restando la facoltà di apertura delle attività nei comuni turistici”. “Sin dalla prima applicazione della riforma del commercio contenuta nel cosiddetto decreto Bersani del 1998- ha specificato Serri- la Regione Emilia-Romagna ha ritenuto necessario predisporre una normativa in materia di orario di apertura degli esercizi commerciali che tutelasse i lavoratori e che tenesse conto delle festività tradizionali”. Il commercio, ha poi rimarcato, “rappresenta un fattore fondamentale di crescita economica, di animazione sociale e di qualificazione urbana”. Le amministrazioni pubbliche, ha concluso, “devono avere un’adeguata considerazione di questo settore, così come gli operatori devono concorrere a governare il cambiamento, anche attraverso forme di coordinamento e collaborazione, che vanno incentivate, che portino a organizzare i servizi comuni per ridurre i costi, a realizzare iniziative di marketing collettivo, a promuovere il completamento dell’offerta commerciale e l’innovazione della rete distributiva”.
Respinta, invece, la terza risoluzione, presentata da tre consiglieri del M5s, prima firmataria Raffaella Sensoli, che impegnava la Giunta ad attivarsi nelle sedi di confronto Stato-Regione “per porre in essere urgenti iniziative al fine di riportare la potestà di regolamentazione nel settore del commercio alle Regioni”. Per Sensoli, “è fondamentale realizzare un confronto regionale che comprenda gli enti locali, i rappresentanti dei consumatori, le confederazioni dei commercianti, le organizzazioni sindacali, al fine di predisporre misure condivise per arginare le criticità del settore commerciale e favorire il commercio di prossimità e vicinato e in particolare favorire la rinascita delle botteghe nei centri storici, l’identità urbana di questi luoghi, la riqualificazione, la promozione delle filiere del commercio legato alle produzioni tipiche e l’incentivazione di progetti integrati tra commercio e turismo”.
Per Gabriele Delmonte (Ln), intervenuto nel dibattito generale, “la liberalizzazione degli orari di apertura delle attività commerciali è folle, a essere penalizzati sono i piccoli commercianti”.
Per Tommaso Foti (Fdi-An), “occorre riformare la disciplina dell’equo canone, datata 1978, liberalizzando un mercato ormai drogato e contemporaneamente contrastare la concorrenza sleale da parte di soggetti abusivi, particolarmente attivi nei centri storici”.
(cr)