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Commercio. Cannabis light, Misto-Si: colmare vuoto normativo che penalizza la filiera

“La Giunta si attivi a tutela di un comparto economico in piena evoluzione che in Italia conta circa 10 mila addetti, 15 mila punti vendita e oltre 3 mila ettari di canapa coltivati”

La Giunta si attivi immediatamente in sede di Conferenza Stato Regioni per rafforzare azioni coerenti con l’articolo 8 della legge 242/2016, che promuove la coltivazione e la filiera agroindustriale della canapa, in particolare sollecitando la definizione della norma che definisca i massimi residui di THC negli alimenti nonché garantendo continuità e coerenza normativa alla filiera del prodotto (dalla coltivazione alla produzione alla commercializzazione), affinché non si producano contrasti giurisprudenziali che possano andare a detrimento di un comparto in rapida ascesa, con forti prospettive occupazionali e ambientali. Lo chiedono il gruppo Misto e Sinistra italiana in una risoluzione che prende le mosse dal contrasto giurisprudenziale che ha portato al recente pronunciamento delle Sezioni unite della Cassazione, evidenziando un vuoto legislativo nella commercializzazione della cannabis light.

La legge 242/2016, all’articolo 8, – riportano i proponenti – prevede che le Regioni possano promuovere azioni di formazione in favore di coloro che operano nella filiera della canapa e diffondere, attraverso specifici canali informativi, la conoscenza delle proprietà della canapa e dei suoi utilizzi nel campo agronomico, agroindustriale, nutraceutico, della bioedilizia, della biocomponentistica e del confezionamento. Inoltre, – si legge nell’atto d’indirizzo – l’articolo 5 della stessa legge prevede che il ministro della Salute, con proprio decreto, entro sei mesi dall’entrata in vigore, definisca i livelli massimi di residui di THC ammessi negli alimenti. Il decreto, però, – sottolineano gli esponenti del Misto e di Si – non è ancora stato emanato.

Di qui l’iniziativa finalizzata a impegnare l’esecutivo regionale affinché non si penalizzi un comparto economico in piena evoluzione che in Italia conta circa 10 mila addetti, 15 mila punti vendita e oltre 3 mila ettari di canapa coltivati (si stima che in Europa il fatturato sarà di 28 miliardi di euro entro il 2021).

(Luca Govoni)

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