Governo locale e legalità

COMUNI. SEI FUSIONI A REFERENDUM MA SENZA LE NUOVE NORME

Opposizioni critiche su slittamento Pdl giunta che disciplina il peso dei voti totali con le espressioni dei singoli comuni. Maggioranza: tempi da rispettare per questa tornata, ma l’Assemblea resta sovrana

Andranno a referendum le sei nuove possibili fusioni di comuni in corso in cinque province dell’Emilia-Romagna, rispettivamente: nel bolognese tra Borgo Tossignano, Casalfiumanese e Fontanelice; nel ferrarese tra Mirabello e Sant’Agostino; nel riminese tra Mondaino, Montegridolfo e Saludecio; nel reggiano tra Campegine, Gattatico e Sant’Ilario d’Enza; e nel piacentino dove sono in corso due progetti, uno tra Bettola, Farini e Ferriere e l’altro tra Ponte dell’Olio e Vigolzone.

La decisione presa dall’Assemblea legislativa in tutti e sei i casi ha però messo in evidenza ancora una volta nel dibattito politico l’esigenza di regole certe sulla lettura dei dati che emergeranno dalle consultazioni locali che, come già successo in passato, interrogano realtà a volte disomogenee per numero di abitanti e indicazioni di voto. Il tema ha tenuto banco anche nella discussione di questi giorni. Pur non essendo all’ordine del giorno, è stato più volte evocato l’annunciato progetto di legge della Giunta sui percorsi associativi che detta, tra l’altro, nuovi criteri per la valutazione del voto referendario, ma che- stando al testo che sarà a breve discusso in commissione Bilancio, affari generali e istituzionali- non sarà applicabile alle fusioni in corso e quindi ai prossimi referendum.

Sul punto ha quindi annunciato battaglia Tommaso Foti (FdI-An): “è particolarmente inutile che oggi ci pronunciamo per indire dei referendum che non verranno interpretati secondo quanto prevede la proposta della Giunta già depositata. La norma- ha detto- viene introdotta per superare il problema di interpretare caso per caso l’esito referendario. Ritengo quindi un errore formidabile quello che si sta compiendo e mi auguro che la Giunta voglia superare questo passaggio ispirandosi al buonsenso”.

Critico anche Massimiliano Pompignoli (Lega nord) per il quale “occorrerà fare un ragionamento” sulla mancata retroattività della norma proposta dalla Giunta per quanto riguarda i referendum sulle fusioni in corso. L’attuale legge regionale, infatti, non considera vincolante l’esito referendario, un aspetto per noi negativo”. Sulla stessa linea anche Galeazzo Bignami (Fi) che sottolinea l’esigenza concreta di dare informazioni ai cittadini su come verrà valutato il loro voto. Come Movimento 5 Stelle– ha dichiarato Raffaella Sensoli- avevamo già da tempo segnalato le incongruenze e i diversi metri di giudizio che riguardano i referendum sulle fusioni dei Comuni. Criticità che avevamo cercato di risolvere anche attraverso la presentazione di risoluzioni, ordini del giorno ed emendamenti, tutti respinti però dal Pd. Adesso che finalmente la Giunta si è accorta di queste diseguaglianze, accogliendo così anche le nostre posizioni, non capiamo perché non si possano attuare i nuovi criteri previsti nel progetto di legge anche a quei referendum che l’Assemblea ha appena indetto. Sarebbe un gesto di estrema chiarezza e trasparenza nei confronti di tutti i cittadini interessati”. 

Alle opposizioni ha replicato Stefano Caliandro (Pd): “La retroattività non sarà prevista per ragioni di ordine tecnico, laddove vi sono dei consigli comunali che hanno già votato e deliberato l’avvio delle procedure di fusione e ora vedrebbero modificata la normativa”. Il rischio, sottolinea il capogruppo dem, è “di non concludere l’iter alla data del primo gennaio 2017 nella quale speriamo possano nascere dei nuovi e più efficienti Comuni. È ovvio comunque che i principi contenuti nella nuova normativa orienteranno il legislatore anche sui referendum già indetti- quindi anche nelle consultazioni popolari che si terranno in quei comuni nel prossimo autunno- e in tal senso l’Assemblea si impegnerà con uno specifico atto politico unitamente all’approvazione della riforma della normativa”.

Sempre dal fronte della maggioranza Igor Taruffi (Sel) ha fatto notare che i referendum sulle fusioni sono strumenti consultivi dell’Assemblea legislativa alla quale spetta l’ultima parola, come ha sempre fatto, anche decidendo di far decadere il progetto di fusione quando il voto dei cittadini era contrario. Nulla vieta di ispirarsi ai criteri contenuti nella proposta della Giunta.

Per la giunta Emma Petitti, assessore al Bilancio, ha ricordato che è sempre l’Assemblea a decretare ufficialmente la nascita di nuovi comuni. Con la nuova proposta di legge è previsto il sì alle fusioni “solo dopo aver preventivamente acquisito il parere dei consigli dei comuni in cui l’esito del referendum è stato contrario alla fusione”. Questa sorta di norma di salvaguardia scatterà quando i voti complessivi sul referendum sono favorevoli alla fusione ma in almeno la metà dei Comuni prevale il voto contrario; oppure quando i voti complessivi sul referendum sono sfavorevoli alla fusione, ma nella maggioranza dei Comuni prevale il voto favorevole.

Nel caso tutte e sei le fusioni andassero in porto 6 nuovi comuni unici sarebbero attivi dal primo gennaio 2017 (fatta eccezione per la fusione tra Bettola, Farini e Ferriere che partirebbe dal 20 febbraio 2017). Complessivamente la popolazione coinvolta su tutto il territorio regionale è di oltre 61.500 residenti. Il comune più popoloso sarebbe quello in provincia di Reggio Emilia dove la fusione Campegine, Gattatico e Sant’Ilario d’Enza porterebbe sotto lo stesso municipio oltre 22.300 abitanti. Il comune più piccolo invece nel riminese dove la fusione tra Montegridolfo e Saludecio farebbe salire a circa 5.500 gli abitanti della nuova realtà.

Tra i benefici attesi un importante contributo economico. Dalla Regione in arrivo complessivamente quasi 2 milioni all’anno per i primi tre anni 2017-2019, poi 1 milione per altri 12 anni. Ben più cospicuo il contributo statale pari a 5 milioni e 272 mila euro all’anno per 10 anni. Somme che sono proporzionate alle dimensioni demografiche e territoriali dei futuri comuni unici.

Dal 2014 sono 8 i processi di fusione che hanno determinato l’avvio di altrettanti Comuni unici al posto dei 22 preesistenti. Alla prima fusione nel bolognese, con la quale è stato istituito il nuovo comune di Valsamoggia (nel bolognese) sono poi seguite altre nuove realtà: Fiscaglia nel ferrarese, Sissa Trecasali nel parmense, Poggio Torriana nel riminese. Ultime, in ordine di tempo, le fusioni che dal primo gennaio 2016 hanno dato vita ai comuni di Ventasso nell’Alto Appennino reggiano, Alto Reno Terme (Bologna); Montescudo-Monte Colombo (Rimini) e Polesine Zibello (Parma). Per altri comuni che avevano intrapreso il percorso, come nel caso di Borgonovo Val Tidone e Ziano Piacentino, il processo di unificazione si è fermato dopo il referendum consultivo.

(Isabella Scandaletti)

 

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