COMUNICATO
Parità, diritti e partecipazione

8 MARZO. ASSEMBLEA ER, MOSTRA SU DONNE E LAVORO. SALIERA: “PIÙ COLPITE DA CRISI, TORNARE A DIRITTI CHE SEMBRAVANO ACQUISITI”, MORI: “IMPEGNO PER PIENA PARITÀ”

8 MARZO. ASSEMBLEA ER, MOSTRA SU DONNE E LAVORO. SALIERA: “PIÙ COLPITE DA CRISI, TORNARE A DIRITTI CHE SEMBRAVANO ACQUISITI”, MORI: “IMPEGNO PER PIENA PARITÀ”

Le donne e il lavoro, un percorso in salita per il riconoscimento della parità e dei diritti che parte da lontano e che riporta alle questioni dell’oggi quando, in tempo di crisi, i dati sull’occupazione dicono che sono ancora le donne a pagare il prezzo più alto.

In vista dell’8 marzo, la presidente dell’Assemblea legislativa regionale, Simonetta Saliera, assieme alla presidente della commissione Parità e diritti, Roberta Mori, e alla presenza del presidente della Regione, Stefano Bonaccini, ha inaugurato a Bologna (nella sede dell’Assemblea, in viale Aldo Moro, 50) la mostra storico-documentaria dal titolo “Donne e lavoro un’identità difficile: 1860-1960 lavoratrici in Emilia-Romagna”, promossa dall’Assemblea insieme all’Istituto dei Beni culturali dell’Emilia-Romagna (il catalogo è scaricabile è on line e scaricabile sul sito dell’Assemblea legislativa, www.assemblea.emr.it).

“Quello che la mostra racconta è una storia fatta di lotte, di battaglie, di crescita progressiva di consapevolezza del proprio ruolo nella società- ha detto Saliera in apertura della mostra-. Una sfida per la conquista della parità e dell’autonomia economica che vale ancora di più oggi, quando gli effetti devastanti di una crisi nata dalla speculazione finanziaria e dallo svilimento del mondo del lavoro hanno falcidiato diritti che davamo acquisiti per sempre e hanno immiserito la nostra società, presentando il conto più salato proprio alle donne”. “Stiamo vivendo- ha poi aggiunto la presidente dell’Assemblea- una forma di regressione sociale che vede molte lavoratrici espulse dai luoghi di lavoro rassegnate a tornare a ricoprire solo un ruolo domestico: un ritorno al passato che impoverisce tutta la nostra società e alla cui inesorabilità non ci rassegniamo. Il nostro mondo può resistere solo di fronte a forme di forte coesione di decisa giustizia sociale”. Ecco quindi che la mostra vuole essere “il nostro contributo a una riflessione non tanto sul passato, ma sul nostro futuro. Per tornare a crescere. Per tornare a dare anima e corpo alla parola diritti e- ha chiuso Saliera- per tornare a mettere le donne e il lavoro al centro dell’azione politica, sociale, culturale del nostro Paese”.

Sulla stessa lunghezza d’onda Roberta Mori: “Mai come oggi ha un senso ricostruire la storia delle conquiste per il diritto al lavoro che le donne hanno affrontato. Il senso della mostra che riproniamo oggi è ribadire che il cammino verso la piena autonomia delle donne non si può ritenere ancora compiuto e che la crisi economica penalizza soprattutto loro in un contesto ancora fortemente discriminatorio”. In proposito, la presidente della commissione Parità ha ricordato quanto riferito da Christine Lagarde, direttrice del Fondo monetario internazionale, secondo la quale in più di quaranta nazioni, tra cui molte ricche e avanzate, si erode gran parte della ricchezza per effetto delle discriminazioni contro le donne. Fenomeno al quale non è estraneo il nostro Paese, dove si perde il 15% del Pil potenziale proprio per questo motivo. “L’Emilia-Romagna è forte di una tradizione di solido protagonismo femminile nella società e nel lavoro che oggi deve essere rafforzato con politiche strutturali- ha aggiunto Mori-. È quanto abbiamo cercato di tradurre in azioni grazie alla Legge quadro regionale per la parità e contro le discriminazioni di genere approvata nella scorsa legislatura, la cui attuazione è uno degli impegni più importanti di quella in corso. Un 8 marzo, dunque, da celebrare senza retorica ma con lo spirito di concretezza indispensabile in questi tempi così difficili, con la consapevolezza che il rilancio e l’innovazione della nostra società è possibile e passa dal raggiungimento di una piena parità”.

La mostra, curata da Rossella Ropa e Cinzia Venturoli, ripercorre con immagini e documenti le fasi della inclusione o esclusione femminile nel mondo del lavoro, analizzandone le ragioni. Dalla difficoltà di accedere ad occupazioni ritenute ‘naturalmente maschili’ di fine Ottocento-inizio Novecento, si passa a delineare il riconoscimento ad esercitare tutte le professioni ottenuto dopo la prima guerra mondiale, riconoscimento tuttavia negato durante il periodo fascista. Infine, si arriva al raggiungimento della parità conquistata con le lotte degli anni 1950-1960. La narrazione, dall’Unità d’Italia agli anni Sessanta del secolo scorso, prende in esame gli ambiti lavorativi esclusivamente femminili, le loro caratteristiche (salari più bassi, status inferiore, minore qualificazione) e la loro evoluzione; le riviste, le associazioni e le donne che portano avanti le richieste delle lavoratrici; le filosofie sul tema del lavoro che dominano lo spazio comunicativo e sociale; la legislazione (protettiva, discriminatoria, espulsiva) connessa a tali visioni del lavoro; le conseguenze sulle strutture sociali e sulla mentalità dominante.

L’allestimento comprende due sezioni principali. Nella prima, “Dall’Unità d’Italia alla prima guerra mondiale”, si prendono in esame gli ambiti lavorativi femminili, dalle attività tradizionali (le mezzadre, le braccianti, le risaiole, le lavandaie, le domestiche, le lavoranti a domicilio, le lavoratrici dell’ago, le operaie) ai lavori di cura (le balie, le levatrici, le infermiere, le crocerossine), fino alle lavoratrici dello Stato (le tabacchine, le impiegate, le maestre). Seguono approfondimenti sulle lotte delle donne in campagna e in città e sulla legislazione dedicata al lavoro femminile. Dopo un focus sul lavoro femminile durante il primo conflitto mondiale, si apre la seconda sezione – “Dal regime fascista agli anni Sessanta” -, suddivisa in due parti: “Il fascismo e la seconda guerra mondiale” (la missione della donna nella propaganda fascista; le donne organizzate: fasci femminili e sezioni operaie e lavoranti a domicilio; massaie rurali e donne in Africa; nelle fabbriche; lavorare in campagna; i littoriali femminili del lavoro; donne in guerra), e “Dal dopoguerra agli anni Sessanta” (votare ed essere votate. Donne sulla scena pubblica; il diritto al lavoro; la legislazione; richieste e rivendicazioni per il lavoro in campagna e in fabbrica; le operaie; il lavoro a domicilio: mutamenti e persistenze; la campagna; mestieri e professioni).

La mostra, allestita nell’atrio dell’Assemblea legislativa, è visitabile fino al 14 marzo.

Il catalogo si può scaricare direttamente al link:  https://bit.ly/2w7JGUp

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