Fare chiarezza sul numero di “obiettori di coscienza” nella sanità regionale e capire se siano tali da mettere a rischio l’applicazione della legge 194 in materia di interruzione volontaria anticipata di gravidanza.
A chiederlo è, in un’interrogazione, Europa Verde che ricorda come “la volontà del governo italiano di favorire la presenza delle associazioni antiabortiste nei consultori va in una direzione opposta rispetto al Parlamento europeo che lo scorso 11 aprile ha approvato una risoluzione sull’inclusione del diritto di aborto nella Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea: la giunta dell’Emilia-Romagna ha espresso parere fortemente negativo all’ingresso delle associazioni antiabortiste nei consultori
pubblici della regione, citando la necessaria laicità del servizio pubblico e sottolineando il rispetto del diritto della donna ad autodeterminarsi”.
Nel chiedere chiarezza sul numero di obiettori (dati relativi all’anno 2020), Europa Verde ricorda come “a Reggio Emilia si è spontaneamente costituito un gruppo allargato e composito che vede insieme donne singole, Associazioni e Movimenti di donne animate dallo stesso desiderio di prendere pubblicamente posizione contro la deriva in corso promossa dal governo Meloni di ridurre gli spazi di autodeterminazione delle donne sul proprio corpo e sulla procreazione”.
“In Emilia-Romagna è garantita l’autodeterminazione della donna in materia di interruzione volontaria di gravidanza e i dati lo confermano: in Emilia-Romagna i ginecologi obiettori di coscienza erano il 53,7% nel 2018 e nel 2022 sono il 39,5%, così come gli anestesisti sono passati dal 32,2% del 2018 al 25,9% del 2022 e anche il 2023, benché i dati ufficiali non siano ancora stati pubblicati, confermano il trend del calo degli obiettori di coscienza”, spiega l’assessore alla Sanità per il quale “i dati sono aggregati per Azienda ospedaliera”.
Parole alla luce delle quali Europa Verde si dice soddisfatta perché la Regione per il progressivo calo del numero degli obiettori, ma rinnova la richiesta che, per motivi di trasparenza, i dati relativi agli obiettori di coscienza siano aggregati non per Ausl, ma per struttura sanitaria come già da anni fa Reggio Emilia.
(Luca Molinari)
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