COMUNICATO
Imprese lavoro e turismo

Affitti brevi. L’Assemblea legislativa ha approvato la legge

Voto favorevole di Pd, Avs, Civici e M5s, contrari FdI, FI, Rete civica e Lega

Affitti brevi, si cambia. Con il voto favorevole di Pd, Avs, Civici e Movimento 5 Stelle e quello contrario di FdI, Forza Italia, Rete civica e Lega, l’Assemblea legislativa ha approvato la proposta di legge della giunta per regolare il settore (respinti i 36 emendamenti presentati in aula: 25 di Fratelli d’Italia, 4 della Lega, 6 di Rete Civica e 1 di Lega-Rete civica). Spetterà ora ai Comuni il compito di definire, nei propri strumenti di pianificazione, in quali ambiti del territorio l’attività sarà consentita oppure subordinata a determinate condizioni. Le amministrazioni potranno inoltre vietare o limitare interventi edilizi come frazionamenti, demolizioni o recuperi di sottotetti per la creazione di nuovi alloggi da destinare a locazioni brevi. Gli immobili destinati agli affitti brevi dovranno comunque rispettare rigorosi standard di sicurezza, igiene, efficienza energetica e conformità degli impianti, mentre le amministrazioni comunali, potranno introdurre ulteriori criteri di qualità edilizia per qualificare l’offerta e migliorare la vivibilità dei quartieri. Un altro elemento riguarda la leva fiscale: i Comuni, infatti, avranno la possibilità di modulare i contributi di costruzione legati ai cambi di destinazione d’uso, aumentandoli o riducendoli fino al 30% per orientare il mercato.

Il dibattito

Priamo Bocchi (FdI) ha ribadito di “condividere diverse delle perplessità emerse in udienza conoscitiva a partire dal documento di Confindustria. Con questo progetto di legge si usa uno strumento urbanistico per regolare un ambito turistico. Un adeguamento della legge 16 sarebbe stato lo strumento più adeguato. E non possiamo pensare che questa legge possa essere adatta a sopperire alla povertà abitativa, causata da politiche regionali sempre distratte su questo tema. Inoltre, nel testo emergono problemi tecnici che potrebbero aprire la strada a un’ondata di ricorsi con ricadute anche sui Comuni che adotteranno questa legge. L’intenzione della sinistra è intervenire in maniera drastica sulla libertà delle persone, ispirata a un certo dirigismo, e non risolve il problema casa. Quello che serve è un’edilizia sociale popolare, alla quale sta lavorando il governo”.

Per Pietro Vignali (FI) “il progetto di legge presenta elementi di incompatibilità costituzionale. Introduce vincoli troppo stringenti che limitano la proprietà privata e lo faremo rilevare al governo che ha già fatto ricorso contro analoghe leggi delle Regioni Toscana e Valle d’Aosta. Altro rischio è quello di avere regole diverse da città a città creando incertezza fra operatori e utenti. Nella maggior parte dei casi gli affitti brevi sono impiegati da chi cerca di implementare il reddito o valorizzare un immobile. Questo pdl è debole, confuso, non tutela i piccoli proprietari, non favorisce il turismo e non risolve il problema abitativo”.

Francesca Lucchi (Pd) ha evidenziato come il fenomeno degli affitti brevi sia esploso negli ultimi anni a livello nazionale e regionale. “Nel 2015, sul territorio regionale, avevamo 5.500 annunci – spiega -. Nel 2024 sono passati a 18.800, con un aumento del +233%. Ecco perché ce ne occupiamo, perché chi amministra è tenuto a fare scelte, a volte anche difficili. E ce ne occupiamo dal punto di vista urbanistico perché si tratta dell’impatto sociale di una categoria che prima era residenziale e poi è diventata commerciale. E di conseguenza, ha un impatto sui servizi, sulla socialità, sulla vivibilità di una città. Con questa legge diamo occasione ai Comuni di rendersi conto se gli affitti brevi sono un problema o un’opportunità e permettiamo ai piccoli comuni montani di provare a spingere sugli affitti brevi, anche e soprattutto in quei territori dove non ci sono alberghi”.

Elena Ugolini (Rete civica) ha invitato alla riflessione: “Gli emendamenti della stessa maggioranza sono intervenuti per risolvere il problema della retroattività, per quegli edifici che avevano già la possibilità di utilizzo per affitto breve, perché iscritti al codice identificativo nazionale (CIN). Ma chiedo all’Assemblea se il problema sia stato davvero risolto, perché restano punti equivoci che potrebbero generare contenziosi. Le nuove norme, inoltre, intervengono su requisiti dimensionali: a Bologna, per fare un esempio, in questo momento, per la propria residenza privata sono sufficienti 28 metri quadrati, mentre per un affitto breve se ne richiedono 50. Vorrei capire le motivazioni e lascio questa domanda in sospeso”. Altro tema, precisa Ugolini, riguarda il fatto che gli immobili che oggi hanno diritto alla locazione breve, potrebbero perdere questo diritto nel momento in cui i proprietari dovessero eseguire una manutenzione straordinaria, poiché scatterebbe l’obbligo di adeguamento alle nuove disposizioni. “Le leggi dovrebbero facilitare la vita dei cittadini, non complicarla”, afferma Ugolini. “Sarebbe bastato un solo articolo per dire chiaramente e onestamente che i comuni potevano limitare gli affitti turistici in zone particolarmente affollate per questo tipo di attività ponendo dei limiti percentuali, mentre con questo progetto di legge si crea ambiguità e sicuri contenziosi legali oltre a impedire a chi già oggi fa affitti brevi di poter qualificare ulteriormente l’immobile che pone sul mercato”, conclude.

Fausto Gianella (FdI) concentra il suo intervento “su specifiche valutazioni politiche, in quanto lo abbiamo già detto e lo ripetiamo qui ora: questa legge è totalmente sbagliata perché prettamente ideologica e non risolverà alcuno dei temi che si prefigge di governare”. Gianella poi esplicita la propria posizione definendo il progetto di legge come “minestra insipida, perché oltre a non risolvere nulla, si pone aprioristicamente contro la proprietà privata e il mercato. Ideologico è poi trattare chi ha una piccola proprietà alla stessa stregua dei grandi gestori immobiliari, mentre la scelta di scaricare ogni onere sui comuni genererà un enorme caos regolamentare e aprirà la strada a innumerevoli impugnazioni”.

Giancarlo Tagliaferri (FdI) si concentra invece sulle differenze tra la legge toscana e quella emiliano-romagnola: “A dispetto della sentenza della Corte Costituzionale che si è pronunciata in favore della legge della Regione Toscana, vale la pena specificare che, nonostante l’assonanza del tema, qui il contesto è assolutamente differente. Qui ci si muove in assenza di qualunque dato di partenza o di obiettivi da perseguire. In maniera squisitamente ideologica quindi. Tralasciando il caos a cui condannate i comuni, la lettura di questo testo conferma l’impressione che questo intervento sia stato pensato ad hoc per la città di Bologna e poi, in maniera estremamente miope, se ne estende l’applicazione su tutto il territorio. E’ infine triste constatare che, a un anno esatto dall’insediamento di questa legislatura regionale, la maggioranza di centrosinistra passerà alla storia perché per rappresentare un intero anno di lavoro ci sarà solo questo testo”.

Alessandro Aragona (FdI) ha sottolineato come “dopo un anno di totale immobilità la prima legge che si appresta a varare la giunta vuole dire ai cittadini emiliano-romagnoli cosa fare delle loro case. Il tutto per una pura questione ideologica avversa al concetto di libero mercato e proprietà privata. Questa non aiuta le famiglie in cerca di alloggio che dovrebbe essere la priorità su cui concentrarsi. Non aiuterà i piccoli proprietari di casa equiparati a grandi multinazionali e non aiuterà nemmeno a favorire il turismo e l’economia del territorio”.

Luca Sabattini (Pd) ha affermato che “chi fa affitti brevi deve adeguarsi, anche in termini di sicurezza e questi sono i vincoli della norma che andiamo a introdurre. Il lavoro fatto in commissione ha portato chiarimenti, anche in udienza conoscitiva, e all’esterno possiamo restituire un articolato che chiarisce bene alcuni elementi, a partire dalla potestà regolamentare che è di competenza dei Comuni. Il cambio di destinazione d’uso non porta un aumento di carico urbanistico e con questa legge lo rispettiamo a pieno. La norma sugli affitti brevi non è una limitazione”.

Tommaso Fiazza (Lega) ha ribadito il suo giudizio negativo al progetto di legge, specificando comunque di aver presentato alcuni emendamenti, proprio per provare a mediare sul testo, “al di là delle questioni di legittimità sullo stesso”. “Sarebbe stato più opportuno un progetto di legge alle Camere. La materia infatti andrebbe affrontata a livello nazionale, piuttosto che – ha affermato – con una legge regionale che va a complicare ulteriormente la burocrazia”. Fiazza ha evidenziato come l’iter del progetto di legge sia stato “irrituale, visto che la presentazione è stata affidata alla relatrice, quando la proposta è arrivata dalla giunta”. “Mancano dati e analisi oggettive – ha proseguito Fiazza -, e ciò è dimostrato anche da un mio accesso agli atti, a cui è stato risposto che la documentazione sarà disponibile entro il 30 gennaio. Ciò significa che la raccolta dati e le analisi richiedono tempo e che questa legge parte senza una valutazione preventiva. L’assenza di una clausola valutativa, inoltre, indica che non ci sarà nemmeno una valutazione ex-post sugli effetti della norma. Che si tratti di una legge-manifesto è fin troppo chiaro: l’urgenza di arrivare alla sua approvazione, entro la fine dell’anno, è dettata più dall’esigenza di un annuncio mediatico che dalla necessità di rispondere ai bisogni dei cittadini”.

Per Marco Mastacchi (Rete civica) “la legge non risolverà il problema abitativo, sarebbe come svuotare il mare con un cucchiaio”. “La pressione abitativa è reale e proprio per questo merita risposte serie – ha affermato -. Non possiamo accontentarci di soluzioni che rischiano di essere più simboliche che efficaci, più ideologiche che di sostanza. Il problema degli alloggi sfitti non dipende dagli affitti brevi, ma dal timore dell’insolvenza degli inquilini, dalle procedure di sfratto lunghissime e incerte, dalle rigidità contrattuali. Su questo bisognerebbe intervenire: con garanzie pubbliche sugli affitti per ridurre il rischio per i proprietari, con incentivi per chi affitta a canone concordato, con accordi territoriali più flessibili”. “Questa legge sugli affitti brevi – conclude Mastacchi – rischia di ridurre l’attrattività turistica, generando nuova burocrazia, senza liberare neppure un appartamento sfitto in più”.

Alice Parma (Pd) si è dichiarata perplessa “nel sentire ripetere l’affermazione secondo cui questa norma entra nelle case degli emiliano-romagnoli che francamente non è riscontrabile in alcun modo”. Parma ha rivendicato la legittimità di un progetto di legge “ampiamente annunciato nelle stesse linee di mandato e che molto semplicemente si propone di regolare un fenomeno presente nelle nostre città in maniera più o meno densa. Un fenomeno fumoso e sfuggente su cui invito anche i colleghi della minoranza a unirsi alle nostre richieste per avere dati certi dagli enti preposti per governare meglio e più efficacemente il settore”. Nel rifiutare le accuse di ideologizzare il tema, Parma ha rivendicato le scelte compiute: “Non solo demandiamo ulteriori interventi su aspetti di questo ambito quando metteremo mano alla legge regionale sul turismo, ma abbiamo privilegiato un approccio trasparente, propendendo per un testo autonomo e sollecitando un confronto, mentre si sarebbe potuto procedere aggiungendo semplicemente un pacchetto di articoli in maniera non efficace alla legge turistica”.

Per Paolo Burani (AVS) “il tema della casa, dalle città capoluogo alle località più periferiche, è un tema cruciale che riguarda lavoro, welfare, mobilità, istruzione e sul quale vogliamo progettare le città del futuro. Per questo la regolamentazione degli affitti brevi deve dialogare con tutti gli altri settori. Il tema degli affitti brevi è anche ambientale: quando i luoghi diventano di passaggio cambia il metabolismo urbano, cambiano i consumi e si indebolisce la cura quotidiana di intere aree. L’Emilia-Romagna ha messo in campo anche altre azioni come il piano casa regionale per aiutare gli affittuari morosi intervenendo concretamente sull’emergenza abitativa. Questo a dimostrazione che la legge sugli affitti brevi è una normativa che riguarda l’idea delle città del futuro”.

Ferdinando Pulitanò (FdI) ha ribadito: “Ci si aspettava che il primo progetto di legge della giunta andasse a risolvere i problemi della nostra regione. Questa proposta è presentata come riequilibrio abitativo ma di fatto introduce ingerenza nella proprietà privata e nella libera iniziativa economica. È pensata per colpire un comparto centrale per lo sviluppo del paese che va regolato ma non ‘bombardato’. Nel progetto di legge chi ha un immobile per arrotondare le entrate e chi utilizza questo comparto per arricchirsi e fare l’albergatore viene messo sullo stesso piano e lo avete fatto comprimendo l’attività privata. Scaricate sui proprietari di casa i problemi che non avete risolto perché nella nostra regione manca l’edilizia residenziale pubblica. Colpite il privato per compensare l’inerzia del pubblico”.

Luca Pestelli (FdI) ha rimarcato come “questo progetto di legge abbia suscitato numerose perplessità non solo nel mondo politico ma anche in tutto l’associazionismo imprenditoriale. La tutela del diritto alla casa è sacrosanto, ma non lo si può perseguire attraverso norme vessatorie nei confronti dei proprietari. La funzione sociale del diritto alla proprietà dovrebbe invece essere normata con grande equilibrio e responsabilità da parte del legislatore quando si propone di intervenire”. Pestelli ha ricordato poi come “gli affitti brevi riguardino a malapena l’1% del patrimonio abitativo regionale e, guardando questi numeri, appare ancora più incomprensibile la compressione dei diritti con aggravi e appesantimenti burocratici. Sbagliata è poi anche la narrazione che è stata fatta del fenomeno, perché gli affitti brevi non sono appannaggio dei grandi immobiliaristi, ma di piccoli o piccolissimi proprietari. Preoccupa, infine, l’impatto che questa norma avrà su tutto il comparto turistico, anche e soprattutto sull’intero indotto ignorato dalla miopia legislativa di questa giunta. Con queste norme l’offerta turistica diminuirà e ciò si ripercuoterà in maniera sensibile su tutta l’economia regionale ed è per questi motivi che gli emendamenti che proponiamo oggi in aula sono l’estremo tentativo di limitare le ricadute negative che ci saranno con questo testo”.

Nicola Marcello (FdI) si è detto certo che questa legge non produrrà alcun effetto positivo sul settore. “Questa legge non piace ai proprietari tanto quanto agli inquilini e genererà solo caos. Spiace che i documenti presentati da Federalberghi e Cna in sede di udienza conoscitiva, estremamente critici in maniera dettagliata e puntuale, non siano stati minimamente presi in considerazione perché con questa legge l’offerta turistica diminuirà e le case rimarranno sfitte. L’idea poi di affidarsi al cambio d’uso per disciplinare il settore è assurda se nel comune di Rimini, ad esempio, si devono pagare 600 euro per ogni cambiamento e se le strutture comunale oppongono sempre un secco diniego costringendo ad esempio i piccoli albergatori a ricorrere al Tar per riqualificare la propria struttura”.

Per Ludovica Carla Ferrari (Pd) questa legge rappresenta “un primo approccio a un fenomeno importante che va gestito”. “Non possiamo mettere la testa sotto la sabbia – ha affermato -. Con queste norme diamo una qualificazione urbanistica agli alloggi destinati a locazione breve e dunque piena legittimità regionale. Ma garantiamo anche flessibilità ai Comuni, che sono diversi tra loro per esigenze, dimensioni, caratteristiche socioeconomiche, attrattività turistica. Ai Comuni diamo la libertà di equilibrare, di regolamentare, di limitare dove necessario per evitare disomogeneità, ma anche di valorizzare e sostenere specifiche esigenze, laddove dovessero manifestarsi, attraverso strumenti di tipo urbanistico ed edilizio”. “Noi abbiamo avuto il coraggio di regolare questo fenomeno a un anno dall’insediamento – ha proseguito Ferrari -, mentre il governo nazionale, dopo tre anni, non lo ha ancora fatto e, soprattutto, non riesce a fare quella necessaria distinzione tra piccoli proprietari e grandi investitori”.

Giovanni Gordini (Civici) ha evidenziato come esista “un’autonomia regionale che sta guidando una programmazione, anche affrontando un tema complesso come questo”. “E’ un tema che riguarda anche la vivibilità, la sostenibilità ambientale, la socialità, il creare comunità, e che si intreccia con i temi della finanza, del capitale e di certe grandi sigle che hanno spinto un mercato che fino a qualche anno fa non esisteva – ha affermato -. Abbiamo affrontato la questione senza punire, ma anche senza generare distorsioni, sapendo di dover mettere insieme il governo di questo mercato, sviluppato soprattutto nei grandi centri urbani e a vocazione turistica, con la necessità di una riqualificazione anche di aree complesse, in quanto abbandonate, e che vanno valorizzate”.

Per Lorenzo Casadei (M5s) “le città devono applicare regole chiare e trasparenti. Con questa legge si va esattamente in questa direzione. Non siamo contro la proprietà privata ma contro l’idea che la proprietà sia un alibi per fare qualunque cosa in qualunque luogo. Se compro casa non posso trasformarlo in ufficio senza che il Comune ne abbia conoscenza e le destinazioni d’uso servono proprio per questo. La città è una comunità organizzata e si deve poter decidere come organizzare gli spazi. Oggi ci sono interi condomini trasformati in alberghi e non è una situazione sostenibile in una regione che vuole rendere vivibili i propri territori. Regolare significa anche rendere gli spazi a norma”.

Alberto Ferrero (FdI) ha invitato ad abbandonare l’impianto della legge sugli affitti brevi. “Se si vuole realmente aumentare l’offerta di immobili per la locazione, allora bisogna capire il perché tante case rimangono sfitte e il motivo è che non c’è una sufficiente tutela ai proprietari che non devono essere visti come pericolosi capitalisti a fronte di inquilini spesso morosi e problematici. E’ chiaro che se si pattuissero serie tutele per la proprietà privata data in locazione, è più che logico che tali immobili verrebbero messi sul mercato. Non si può quindi gridare allo scandalo se, per fare un esempio, a Ravenna in occasione del rinnovo dell’accordo per i canoni agevolati, fermi dal 2018, le associazioni dei proprietari hanno proposto un aumento del 10% rispetto ad un aumento dell’inflazione ben più corposo e osservare la levata di scudi che c’è stata anche da parte del Sindaco della città e di molti politici. Dal momento che mi rifiuto di equiparare i turisti che utilizzano gli affitti brevi a barbari conquistatori, se veramente vogliamo realmente rendere più vive le nostre città, bisogna lavorare per rendere maggiormente appetibili e accessibili i nostri centri storici senza inutili approcci ideologici”.

Vincenzo Paldino (Civici con de Pascale) ha evidenziato come “la proliferazione di case destinate agli affitti brevi è una delle cause della scarsità di alloggi nella nostra regione andando a colpire le fasce più deboli. Questo progetto di legge è il primo passo per mitigare un problema dal costo sociale elevato e inaccettabile. La dignità dell’abitare è un diritto dei cittadini. Si vuole lasciare maggiore iniziativa ai Comuni che nei piani urbanistici possono individuare aree dove limitare la destinazione ad affitto breve. L’obiettivo è ambizioso e anche irrinunciabile: tenere insieme il diritto alla casa e la promozione del turismo, in particolare nelle aree appenniniche”.

Per Marta Evangelisti (FdI) si tratta di “una legge fragile che nasce male”. “Ci chiediamo perché questo sia il primo atto organico della giunta dal suo insediamento – afferma -, perché individuare negli affitti brevi il capro espiatorio per ogni criticità, invece di affrontare le vere cause della scarsità di alloggi e fare una seria autocritica sulle scelte che hanno inciso sui territori. Abbiamo sentito in quest’aula argomentazioni variegate per perorare la causa che, se messe tutte assieme, non sono coerenti: o almeno, lo sono in quel contesto di ‘campo largo’ che vi fa dire tutto e il contrario di tutto”. “Il centrosinistra ha parlato del disagio dei condomini, per via di famiglie con bambini che magari affittano un appartamento per due o tre giorni – va avanti Evangelisti -. Ma come mai, per il disagio vissuto a causa delle moschee abusive, delle occupazioni dei centri sociali, delle feste e dei balli nei parcheggi fino a notte fonda, non si ritiene di intervenire? E poi, davvero i Comuni, a parte quello di Bologna, hanno espresso la necessità di un intervento normativo su questo tema? Abbiamo forti dubbi”.

Paolo Trande (Avs) ha evidenziato: “Possiamo dire con tranquillità di aver sviluppato un dibattito chiaro e onesto, nel corso del quale sono emerse posizioni già attese. Da una parte, la nostra impostazione di tipo comunitaria e pubblica, dall’altra un’impostazione più individualista, centrata sul tema della sacralità della proprietà privata. Sacralità che, andrebbe ricordato, non c’è nemmeno nell’articolo 42 della Costituzione. Pensiamo che questa legge abbia creato un buon equilibrio tra il diritto alla proprietà e l’interesse collettivo. Non andiamo in alcun modo a intaccare la proprietà privata, ma proviamo a regolare nel senso di un interesse collettivo e in relazione a un problema riconosciuto da tutti. Non abbiamo affermato che questa legge risolverà il problema della crisi abitativa, ma confidiamo che agire su questo versante possa produrre effetti positivi”.

“Con questo progetto di legge affrontiamo un tema molto importante. Ho ascoltato i colleghi consiglieri dell’opposizione e li ringrazio per il dibattito e il confronto: avere un’opposizione forte aiuta”, spiega Paolo Calvano (Pd) che ricorda come sia il governo Meloni, sia la Regione Emilia-Romagna hanno affrontato il tema affitti brevi. “Meloni e Giorgetti hanno deciso di ricorrere alla tassazione, anche in maniera incoerente rispetto a loro dichiarazioni, mentre la Regione Emilia-Romagna ha deciso di intervenire regolando questo nuovo settore”.

Alle osservazioni dei consiglieri hanno replicato i due relatori, quella di maggioranza Simona Larghetti (Avs) e quello di minoranza Francesco Sassone (FdI) che hanno ribadito le posizioni già espresse nella giornata di ieri quando avevano presentato il progetto di legge.

L’assessore alle Politiche abitative Giovanni Paglia è intervenuto sottolineando come “il lavoro nelle commissioni sia stato funzionale all’elaborazione di un testo migliorato rispetto a quello licenziato dalla giunta che ha colto le indicazioni della società civile e dai portatori di interesse. I cittadini avranno uno strumento in più. Sono certo che questa norma sarà utilizzata nel migliore dei modi. Quando si interviene in materie contemplate dal titolo V della Costituzione le Regioni hanno pieno diritto di legiferare e tutti gli elementi sollevati sull’eventuale incostituzionalità di questa legge decadono”.

(Luca Boccaletti, Brigida Miranda e Lucia Paci)

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