Chiedere ai gestori del Parco dei Gessi di allinearsi ai principi di programmazione del piano faunistico, per contenere i danni causati dalla fauna selvatica e soprattutto dei cinghiali. La richiesta di intervento è stata portata in Commissione Politiche economiche dal consigliere del gruppo misto-Mns Michele Facci, che ha invitato la giunta a fare il punto della situazione su tutto il territorio regionale.
Il consigliere ha rimarcato come la Carta delle vocazioni faunistiche – densità obiettivo e gestione degli ungulati 2014-2018, approvata dal consiglio provinciale di Bologna nel 2013, “affermi chiaramente che, a nord della ‘linea rossa’ individuata nel Piano faunistico-venatorio, la densità del cinghiale debba essere pari a zero”, dato che la Carta faunistica “evidenzia forti rischi di danneggiamento nei territori collinari per la presenza di coltivazioni a cereali”.
Il consigliere del gruppo misto ha chiesto, dunque, alla giunta di richiamare l’Ente di gestione del Parco dei Gessi all’allineamento ai principi di pianificazione e programmazione generale del Piano faunistico-venatorio in vigore, nonché a dare stringente attuazione al protocollo d’intesa sottoscritto con la Provincia di Bologna e a valutare l’attuazione di azioni di contenimento anche nelle aree protette, “dove con sempre più frequenza vengono segnalati dalle aziende agricole ingenti danni alle produzioni e alle attrezzature” .
L’assessora all’Agricoltura, caccia e pesca, Simona Caselli, ha portato l’attenzione sul territorio bolognese, sottolineando come la densità di ungulati in questa zona sia molto alta, nonostante sia cresciuta in modo significativo anche la quota degli abbattimenti. “Nel tempo si è accumulato un problema che chiede di arrivare assolutamente a una riduzione degli animali esistenti. I danni più alti si rilevano a Bologna, nel parmense e nel forlivese, dove i numeri sono fuori scala ed è alto l’impatto sulle coltivazioni agricole”. L’assessora ha riportato come da due anni sia stato istituito in Regione un coordinamento per la gestione del cinghiale tra tutti i soggetti interessati con un monitoraggio costante degli abbattimenti.
Poi ha fornito i numeri: nel 2017 gli abbattimenti sono stati 1.280, nel 2018 da gennaio ad agosto sono 838, contro i 637 effettuati l’anno precedente nello stesso periodo. “Gli abbattimenti sono cresciuti, ma la riproduzione di animali è veloce e i cittadini non hanno visto vantaggi. Per questo abbiamo predisposto un piano straordinario di abbattimento del cinghiale, approvato da Ispra, di durata trimestrale”. L’assessora Caselli ha sottolineato come l’incremento sia stato significativo, soprattutto nel Parco dei Gessi, ma anche come i risultati della caccia di selezione non siano ancora soddisfacenti. “Atc deve impegnarsi di più, valuteremo se prendere provvedimenti contro chi non fa abbastanza”. Riguardo l’ipotesi, proposta da Facci, di rivedere la questione delle aree protette, l’assessora ha fatto notare che la materia è di competenza dell’assessore all’Ambiente Paola Gazzolo e che sarà necessario riprendere la proposta in altra sede.
(Giulia Paltrinieri)