Dal celebre ritratto di Alberto Manzi alla lavagna, durante la trasmissione “Non è mai troppo tardi”, ai quaderni dei suoi studenti. Dalle copertine di Orzowei, agli articoli pubblicati sui giornali del Sud America dove pure era diventato un personaggio noto e stimato. Dagli appunti per una trasmissione radiofonica alle pagine della rivista di cui era direttore.
Sono alcuni dei documenti e materiali da oggi visibili al pubblico nei nuovi locali del Centro Alberto Manzi, all’interno dell’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna (a Bologna, in viale Aldo Moro, 50), dedicati alla figura del noto ‘maestro della televisione italiana’. Il Centro, che ha sede in Assemblea legislativa da una decina d’anni, si occupa di far conoscere la figura e l’opera di Alberto Manzi, custodire e valorizzare il suo archivio e promuovere iniziative culturali, di ricerca e di formazione, rivolte in particolare a insegnanti ed educatori. I nuovi locali saranno utilizzati principalmente come aula didattica per gli studenti e ospiteranno inoltre le iniziative di formazione, il tutto in una cornice che richiama le opere del Maestro, con riproduzioni di disegni e copertine tratte dai suoi libri e bacheche dove sono esposti documenti originali.
“Inauguriamo un luogo di riflessione e formazione che si ispira agli insegnamenti molto attuali di Alberto Manzi che ha affrontato nella sua opera i grandi temi dell’oggi, ad esempio quello dell’immigrazione insegnandoci come comprendere le necessità dell’altro e il senso dell’appartenere ad una comunità”, ha detto la presidente Simonetta Saliera. Nel mestiere, nobile quanto difficile, di maestro- ha aggiunto Saliera- Alberto Manzi fu davvero un esempio. Manzi capì, prima di tutti, le potenzialità della televisione di massa, e la utilizzò non per una mera propaganda di se stesso, ma per dare davvero agli italiani quello che fino ad allora era mancato, una lingua comune da tutti conosciuta e quelle nozioni base della conoscenza elementare che un sistema scolastico come quello dell’Italia pre anni ‘60 aveva precluso alla maggior parte della popolazione: operai, braccianti, contadini, piccoli artigiani e piccoli commercianti. Lo fece con uno stile semplice, diretto, una pedagogia moderna ed efficace che ancora oggi non ha eguali.”
Il vice-presidente dell’Assemblea legislativa, Fabio Rainieri, ha ricordato il Manzi “maestro degli ultimi” che ha sempre operato perché la cultura potesse arrivare anche a coloro che non avevano i mezzi materiali per raggiungerla e per dare a tutti la facoltà di formare un proprio pensiero. “Mi auguro che il progetto avviato – ha detto- dia una svolta affinché l’Assemblea legislativa possa essere non solo un luogo per la politica ma anche un luogo di incontro e cultura per tutti”.
In concomitanza con l’apertura dei nuovi spazi, venerdì 8 e sabato 9 aprile in Assemblea legislativa (Sala Polivalente ‘Guido Fanti’ Viale A. Moro, 50) avrà luogo il convegno dal titolo “L’eredità dei grandi maestri” organizzato dal Centro Manzi e dall’Università di Bologna, dipartimento di Scienze dell’educazione “G. M. Bertin”. In un momento in cui si assiste ad una perdita di stima nei confronti della professione docente in Italia, – ha spiegato Saliera – il convegno solleva domande e cerca di dare risposte ai maestri di oggi ispirandosi agli insegnamenti e alle linee tracciate da alcune tra le più significative figure della didattica e della pedagogia italiane, come Maria Montessori, Alberto Manzi, Mario Lodi, Don Milani, Loris Malaguzzi, Bruno Ciari, le sorelle Agazzi, ma anche Danilo Dolci con l’esperienza del Centro educativo di Mirto, Gianfranco Zavalloni con la pedagogia della lumaca, Federico Moroni e la scuola del Bornaccino, Angelo Longo, Maria Maltoni, Alberto Calderara e Giuseppina Pizzigoni solo per citarne alcuni. Il convegno sarà anche l’occasione per presentare il “Protocollo per la messa in rete degli archivi dei grandi maestri e maestre” e per creare una piattaforma comune di lavoro a partire dalle intuizioni pedagogiche e didattiche di queste importanti figure. All’interno del cosiddetto “made in Italy” può certamente avere un posto di rilievo il patrimonio di conoscenze ed esperienze che il nostro Paese ha prodotto nell’ambito della didattica e della pedagogia, dove hanno operato maestre e maestri di grande valore. – ha segnalato Leonardo Draghetti, direttore dell’Assemblea legislativa – Parte di qui l’idea di mettere in valore la rete delle tante realtà degli archivi e fondi che raccolgono l’eredità culturale di autorevoli educatori per farlo conoscere in Italia e all’estero.
Per visitare il sito del Centro Alberto Manzi: www.centromanzi.it
(In allegato il programma del convegno “L’eredità dei grandi maestri”.
In foto Simonetta Saliera, Fabio Rainieri, Leonardo Draghetti e Alessandra Falconi del Centro Manzi)