COMUNICATO
Ambiente e territorio

Alimentazione. Gibertoni (Misto): “Equiparare l’Iva delle bevande vegetali a quella del latte vaccino”

La capogruppo auspica che l’Italia si adegui “a quello che avviene nel resto d’Europa”

“Agire, in ogni opportuna sede, affinché cessi la palese discriminazione nei confronti della libera scelta dei consumatori per le bevande di origine vegetale, favorendo un’applicazione paritaria d’imposta Iva al 4% anziché al 22% come avviene ora”.

E’ la sollecitazione che Giulia Gibertoni (gruppo Misto) indirizza alla giunta regionale con un atto ispettivo in cui chiede la medesima aliquota Iva che viene applicata sul latte vaccino anche per le bevande alternative a base vegetale.

“Sono in continuo aumento -specifica Gibertoni- gli italiani che utilizzano alternative vegetali al latte, come bevande a base di avena, soia, cocco, riso e mandorle, che vengono scelte per questioni legate al benessere proprio (tipicamente l’intolleranza al lattosio o l’allergia alle proteine del latte), degli animali o, semplicemente, per una questione di gusto personale”.

“Sulla base di questa evidenza -continua ancora la capogruppo- era stata presentata una petizione nel 2017 e un disegno di legge parlamentare nel 2018 “per richiedere l’abbassamento dell’Iva, sui sostituti vegetali del latte vaccino, portandola al 4%, come per il pane, la frutta, gli ortaggi, l’olio e gran parte degli alimenti di base”.

Per Gibertoni l’equiparazione del regime di Iva trova fondamento anche in base alle considerazioni sul benessere animale (la filiera del latte per la consigliera “implica lo sfruttamento degli animali che vengono artificialmente inseminati per produrre latte che verrà poi sistematicamente sottratto ai cuccioli”) e sulla sostenibilità ambientale, in quanto “l’industria lattiero-casearia, è responsabile del 3,4% del totale delle emissioni (pari al doppio di quelle dovute a tutto il traffico aereo mondiale) e questo è un valido motivo per allontanarsi dal latte vaccino e dai suoi derivati, diminuire la propria impronta ecologica e non contribuire a tenere in vita il sistema degli allevamenti intensivi, un vero e proprio sistema industriale di crudeltà legalizzata su esseri viventi”.

(Luca Boccaletti)

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