Un evento di tali proporzioni può capitare con cadenza di 500 anni: il solo 16 maggio sono caduti 150/170 millimetri. Ci sono state oltre 65.000 frane (di cui il 78,5% nuove: non erano tra quelle censite) che hanno interessato un territorio pari a 72 chilometri quadri in 115 Comuni (il 34,8% del totale dei comuni emiliano-romagnoli), gli edifici coinvolti sono stati 311 (di cui 148 in provincia di Forlì-Cesena e 101 in quella di Ravenna), 1.950 le infrastrutture stradali (il 3,6% del totale della rete delle 6 province interessate). I danni del grande maltempo sono stati contenuti dalla presenza dei canali di bonifica e dagli interventi di forestazione degli ultimi anni oltre che da un contenuto consumo del suolo e una buona presenza di aziende agricole (calate in numero assoluto perché quelle rimaste hanno assorbito le altre) la cui attività è una forma di prevenzione di cura del territorio. Per il futuro? Avere ben presente che la ricostruzione non potrà essere solo un “ricostruiamo come era prima”, ma dovrà tenere presente il tema della riduzione del consumo del suolo e la realizzazione di vasche di laminazione e casse di espansione per trattenere l’acqua sia quando è in eccesso sia quando scarseggia, in modo da affrontare le due facce dei cambiamenti climatici: gli eventi piovosi estremi e la siccità.
Questi, in sintesi, i risultati della commissione tecnico-scientifica presieduta dal professor Armando Brath, docente dell’Università di Bologna, che ha studiato le cause dell’alluvione dello scorso maggio. I dati sono stati presentanti dalla vicepresidente e assessore all’Ambiente Irene Priolo nel corso della commissione Territorio e Ambiente presieduta da Stefano Caliandro.
Sulla relazione di Priolo si è sviluppato un dibattito fra le forze politiche.
“I dati emersi dalla ricerca sono molto importanti: la commissione presieduta dal professor Brath ha fatto un grande lavoro e dimostra che c’è molto da fare. Mi colpisce molto quando nelle sollecitazioni dei tecnici si registri l’invito a monitorare il meteo con pazienza”, spiega Valentina Castaldini (FI) per la quale “ora la politica deve decidere cosa fare con questa ricerca anche coinvolgendo l’Assemblea legislativa”.
“La relazione parla di opere da realizzare. Questo conferma che siamo in ritardo su molte opere che servono per tutelare il nostro suolo”, sottolinea Emiliano Occhi (Lega) che ricorda come “dobbiamo vedere quali sono le opere mancanti, se c’è troppa ghiaia all’interno degli alvei dei fiumi e più in generale qual è la gestione della vegetazione lungo gli argini”.
“La commissione presieduta dal professor Brath ha lavorato in maniera seria e rigorosa e ho apprezzato gli approcci costruttivi dei colleghi Occhi e Castaldini: questa giornata è stata proficua e i dati emersi sono molto utili per lavorare al servizio delle nostre comunità. Spero che la conferma arrivata dalla relazione per cui l’alluvione di maggio è da considerarsi evento eccezionale e non prevedibile diventi tratto comune del dibattito”, spiega Manuela Rontini (Pd) per la quale “le conclusioni della commissione devono essere alla base della nostra azione politica e amministrativa. L’obiettivo resta quello di risarcire al 100% chi ha subito danni e mettere in sicurezza i cittadini”.
“Sono molto soddisfatto di questa mattinata: riassunte in poche slide abbiamo la road map da seguire. Il 2023 è stato spartiacque sulle modalità di tutela del territorio rispetto al passato”, spiega Marco Mastacchi (Rete civica) che chiede un cambio di passo su agricoltura, invasi, casse di espansione e invita ad avere un approccio unitario su queste questioni.
“Il rapporto della commissione ci ha offerto informazioni utili sulle strategie di carattere generale che dovranno però necessariamente trovare declinazione specifica per ogni singolo territorio. Sarà quindi necessario che la Regione adotti politiche diverse per l’utilizzo delle aree boschive rispetto alla manutenzione delle infrastrutture, al ricondizionamento degli argini, alla costruzione di nuovi invasi, tutte azioni da tempo caldeggiate dal gruppo di Fratelli d’Italia”, spiega Marta Evangelisti (Fdi) che ricorda come “abbiamo chiesto, alla luce di queste risultanze, un’ulteriore seduta al fine di comprendere quali saranno le intenzioni della Regione nella fase della ricostruzione e se vi sarà la possibilità di vedere accolte proposte già fatte e altre che potrebbero essere presentate. Resta da capire se fino al verificarsi dei fatti, quanto è stato fatto dalla nostra Regione possa essere considerato sufficiente almeno al contenimento dei danni: per noi non è così, ma anche questo lo andremo a verificare”.
(Luca Molinari)