No alla “caccia selvaggia”, di fatto introdotta con la modifica alla legge 157 del 1992 durante l’esame della “Legge di bilancio 2023”. Lo chiede Giulia Gibertoni (Gruppo Misto) con un’interrogazione con la quale invita la giunta a un’attenta valutazione giuridica delle modifiche introdotte al fine di valutarne eventuali profili di incostituzionalità e la sua impugnazione di fronte alla Corte costituzionale.
“Con l’applicazione delle modifiche alla norma -sottolinea la consigliera- si arrecherebbe un danno enorme e irreversibile alla fauna selvatica e si rischierebbe l’avvio di una procedura di infrazione comunitaria nei confronti del nostro Paese. Sarebbe quindi opportuno non sottoscrivere l’intesa, in sede di Conferenza Stato-Regioni, al fine dell’adozione del Piano straordinario per la gestione e il contenimento della fauna selvatica, strumento che azzererebbe anni di politiche in difesa dell’ambiente e della biodiversità nel nostro Paese”.
“La modifica alla legge -precisa Giulia Gibertoni- prevede che le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano provvedano al controllo delle specie di fauna selvatica anche nelle zone vietate alla caccia, comprese le aree protette e le aree urbane, anche nei giorni di silenzio venatorio e nei periodi di divieto. Il provvedimento, per come è scritto, non riguarda una sola specie di fauna selvatica, il cinghiale, come si vorrebbe far credere da molte parti, ma è applicabile a largo spettro, anche su animali protetti quali il lupo e l’orso. Per soddisfare la ‘lobby’ dei cacciatori si pianifica una vera e propria strage di animali selvatici e si mette in pericolo anche la pubblica incolumità”.
(Lucia Paci)