Modificare il regolamento sulla la gestione degli ungulati, fermare la caccia e il prelievo di selezione del cinghiale, bloccare l’attività venatoria nelle province di Parma e Piacenza, contrastare la diffusione della peste suina africana e ridurre la densità degli allevamenti intensivi.
Sono le richieste di Giulia Gibertoni (Gruppo Misto) in un’interrogazione alla giunta a cui pone quattro quesiti, a partire dalla modifica del “Regolamento per la gestione degli ungulati in Emilia-Romagna del maggio 2008, nel senso prospettato dall’Assessore regionale competente nella seduta della Commissione assembleare “Politiche economiche” del 5 marzo 2024, al fine di aumentare il numero di cinghiali uccisi ogni anno, misura che rischia di aumentare ulteriormente la diffusione della peste suina africana sul territorio regionale. La giunta, poi, dovrebbe fermare la caccia in tutta la regione “per minimizzare il rischio di diffusione accidentale della peste suina africana” e bloccarla del tutto almeno nelle province di Parma e Piacenza “per minimizzare il rischio della continua diffusione della peste suina africana nel territorio regionale”. Infine, Gibertoni si rivolge alla giunta chiedendo se non ritenga opportuno “cominciare a diminuire la densità degli allevamenti intensivi di suini sul territorio regionale e, più in generale e per motivi ambientali e di salute, di tutti gli allevamenti intensivi in Emilia-Romagna”.
Il ritrovamento di un cinghiale, morto di peste suina, è avvenuto il 29 gennaio a Tornolo (Parma) e nel novembre 2023 un altro cinghiale morto, sempre per peste suina, è stato rinvenuto a Ottone (Piacenza). Il rischio della diffusione della peste suina in regione è concreto, come avvenuto in Lombardia. Secondo Gibertoni, si ritiene che l’unico modo per fermare la peste suina sia l’abbattimento dei cinghiali affidato “come ormai di consueto, ai cacciatori, che il Commissario straordinario alla Peste Suina Africana” definisce “bioregolatori”. La Regione, continua la capogruppo, “in questa inutile e controproducente guerra senza quartiere ai cinghiali” ha deciso di modificare il Regolamento eliminando i vincoli “al numero massimo di esemplari di cinghiale prelevabili e a tutte le assegnazioni per sesso ed età” e dando la possibilità a un numero maggiore di cacciatori di agire in braccata (fino a 8) e in girata (fino a 4). Cruciale, afferma Gibertoni, è il ruolo dell’uomo, che trasporta l’infezione su lunghe distanze e negli allevamenti intensivi, come ha sottolineato un epidemiologo dell’Ispra. “È sempre più chiaro, quindi, come uccidere 1,4 milioni di cinghiali in Italia – conclude la consigliera – si tradurrebbe, di fatto, in una inutile corsa all’estinzione di questa specie”.
(Gianfranco Salvatori)