La Regione intervenga per garantire il compenso ai volontari abilitati alla gestione faunistica del cinghiale. Inoltre, si rendano uniformi, come prevede la legge regionale 40/2015, “i criteri di gestione dei piani di controllo, al fine di ottenere su tutto il territorio regionale, una puntuale rendicontazione economica e amministrativa delle azioni poste in essere dai referenti circa la distribuzione dei compensi ai coadiutori”. Infine, la Giunta proponga un aggiornamento normativo per “una puntuale rotazione dei referenti nell’ambito dei piani di controllo, ai fini di una maggior trasparenza e di un piano di contenimento dei danni più efficace ed efficiente”.
Il piano di controllo dei cinghiali è al centro di una interrogazione del consigliere Marco Mastacchi (Rete Civica).
In via sperimentale, la Città Metropolitana di Bologna, ha approvato un protocollo dal maggio 2020 al maggio prossimo, per gestire gli interventi che limitino la presenza dei cinghiali nell’area metropolitana. Questa specie di ungulati, ricorda Mastacchi, crea allarme sociale, mette a rischio l’incolumità pubblica e provoca danni alle colture e all’ecosistema.
La Città Metropolitana, con una delibera, aveva stabilito che “terminate le verifiche del Centro lavorazioni carni, il 25% circa delle carni fosse riconsegnato ai volontari per compensarli del loro sforzo venatorio, mentre la parte restante, venduta dal Centro, fosse riconosciuta all’Ente di provenienza (Regione, Provincia o in questo caso la Città Metropolitana) con un corrispettivo in base al quantitativo venduto”. Dal 2017 a oggi, però, né i cacciatori né gli Enti locali hanno ricevuto alcunché. Il 75% delle carni spettanti agli Enti pubblici, tra l’altro, “incide sulle politiche di prevenzione che potevano essere portate avanti e che invece non si concretizzano”.
(Gianfranco Salvatori)