COMUNICATO
Ambiente e territorio

Ambiente. Occhi (Lega): “Contro gli animali che scavano tane negli argini serve meno burocrazia”

“In provincia di Parma – spiega il consigliere – continuano a essere numerose le segnalazioni di danni alle arginature da parte degli animali fossori, cioè che scavano tane nelle sponde dei corsi d’acqua, tanto che sono frequenti casi di tane lunghe anche dieci metri”

Chiarire se l’attuale normativa per il contrasto alle specie fossorie e per la manutenzione della vegetazione ripariale sia idonea a garantire la sicurezza idraulica lungo i corsi d’acqua. A chiederlo, con una interrogazione rivolta alla Giunta, è il consigliere della Lega, Emiliano Occhi. 

Nello stesso atto ispettivo, il consigliere chiede anche se sia previsto uno snellimento della normativa, quali azioni si siano rivelate maggiormente efficaci nel contenimento delle specie fossorie e quante risorse siano state impiegate, nel 2023 e nel 2024, per il ripristino delle arginature danneggiate.

“In provincia di Parma – spiega il consigliere – continuano a essere numerose le segnalazioni di danni alle arginature da parte degli animali fossori: sono frequenti casi di tane di dimensioni decametriche. Gli Enti preposti alla manutenzione impiegano cospicue somme per il ripristino e a volte i danni sono di tale entità da costringere i consorzi a richiedere provvedimenti di somma urgenza alla Regione per cifre di alcune decine di migliaia di euro”.

Occhi evidenzia anche come la tenuta degli argini sia “di vitale importanza per la difesa delle aree alluvionabili limitrofe in caso di piena” e che “l’alluvione in Romagna del maggio 2023 ha messo in luce come molti argini fossero indeboliti dalla presenza di tane”. Problematica, questa, su cui “si dà particolare enfasi nei piani speciali per la ricostruzione”.

Tuttavia, conclude il consigliere leghista, “la normativa attuale sulla prevenzione dei danni causati dagli animali fossori e sulla manutenzione degli argini non sembra adatta, specialmente nelle zone soggette a forme di tutela ambientale. In più occasioni l’eccesso di vegetazione sugli argini impedisce di individuare le tane e i consorzi di bonifica si troverebbero a operare in un contesto normativo poco incisivo”.

(Brigida Miranda)

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