La proposta di Piano Triennale di Attuazione 2022-2024 del Piano Energetico Regionale 2030 è tornato di nuovo in commissione Politiche economiche, presieduta da Emanuela Rontini, dove sono state ascoltate le osservazioni e i suggerimenti di categorie produttive e associazioni.
La discussione, all’interno della presentazione degli emendamenti e delle integrazioni alla proposta del Piano (15 quelli avanzati dalla giunta), ha preso il via con il relatori di maggioranza e di minoranza, Giulia Pigoni (Lista Bonaccini) ed Emiliano Occhi (Lega).
Il Piano, in sintesi, potrà contare su risorse pubbliche per 4,5 miliardi di euro e approderà in Assemblea il 6 dicembre per l’approvazione. Il documento approvato per il triennio 2017-19 è stato prorogato fino ad oggi, ma alcuni parametri sono stati modificati dalla Ue. Rispetto al 2030, il target è più alto. Con REPowerEU, le rinnovabili sono state portate al 45%, il calo di emissioni al 55% e il risparmio al 32.
La presidente Rontini ha sottolineato l’importanza “del lungo percorso di partecipazione che è uno dei cardini per l’attuazione della proposta che ha obiettivi sfidanti, con un cambio culturale che parte da cittadini, imprese e istituzioni”.
Pigoni ha ricordato come la crisi energetica abbia “ripercussioni sulle nostre filiere. L’obiettivo comune è aumentare l’efficienza energetica e coprire i consumi con fonti rinnovabili. Avere energia prodotta al 100% da fonti rinnovabili entro il 2035 è una strettoia, ma gli obiettivi devono essere ambiziosi. Dobbiamo investire in fonti energetiche che soddisfano i bisogni primari e l’evoluzione armonica del Paese senza ricatti tracotanti o di cartelli internazionli che non considerano i cittadini. La transizione ecologica coniuga il rispetto ambiente e lo sviluppo del sistema industriale. L’Emilia-Romagna dà un contributo straordinario (il Piano conta su 4,5 mld) che ci farà programmare il triennio”. Dopo aver elencato i tre grandi asset su cui si muove la Regione (abitare, mobilità e produzione) e gli 8 assi individuati da Regione, Pigoni ha sostenuto l’importanza “dell’integrazione con altri Piani della Regione (aria, rifiuti), per arrivare a un coordinamento politico efficace che ci permetta di andare verso la sostenibilità e l’economia circolare. Fondamentale, poi, anche un monitoraggio costante”.
Secondo Occhi “abbiamo fronteggiato il Covid, poi la guerra e la crisi energetica e commesso anche l’errore di credere che le rinnovabili sostituiscano del tutto le energie fossili. Gli obiettivi posti dalla Ue, però, sono aumentati con il 55% al 2030 di abbattimento di gas serra, il 47% di risparmio energetico e il 45% di copertura da fonti rinnovabili”. Le risorse ci sono ha commentato: “Fondamentale è l’integrazione con altri Piani regionali. Il Piano triennale va verso l’efficientemente energetico, l’elettrificazione consumi – che va bilanciata dalla produzione di energie rinnovabili”. Occhi si è augurato che “il Piano valorizzi tutte le rinnovabili (tra cui bienergie, biometano su tutti, e geotermico). Sull’eolico ci sono grandi progetti offshore. Sull’onshore starei attento: occorre capire il Piano e la possibilità di creare Green community e come si integrano con le comunità locali. Per il gas, speriamo sempre più in quello italiano. Sulle Cer (Comunità energetiche regionali) serve attenzione perché c’è molta voglia, ma non sopravvalutiamo la loro potenzialità, non si sa ancora bene come muoversi. Infine, per il fotovoltaico si parla di 4 Gigawatt al 2030 di potenza installata, un obiettivo alto, anche perché manca il decreto sulle aree idonee. Per agrisolare e sostituzione dell’amianto servono incentivi alle imprese per la sostituzione. Agrovoltaico, attenti che sia vero agrivoltaico, ma che resti la produzione agricola. Teleriscaldamento: la tariffa legata ai costi del gas non va bene. La mobilità deve anche considerare le richieste di famiglie, non tutti possono andare in bicicletta”.
La parola è poi passata ai portatori di interesse (stakeholder).
Federconsumatori invierà le proprie osservazioni, mentre Gianluca Rusconi, vice direttore di Confindustria ER, ha illustrato uno “scenario del nostro centro studi sui costi che l’energia genera su cittadini e imprese. La scelta della Regione sul rigassificatore di Ravenna è stata apprezzata. Questo ci consegna due elementi: quando c’è la convergenza politica, forse senza precedenti, si superano le difficoltà anche per gli impianti impattanti. Inoltre, la procedura: la Conferenza dei servizi è stata un esempio”. Il costo dell’energia ad agosto era attorno a 540 euro per Megawatt ora (MWh) e il gas metano a 300. Le previsioni dicono “che i prezzi al 2024 scenderanno un po’ ma non tanto. L’extracosto sostenuto nel 2022, è stato di circa 60 miliardi di euro, se consideriamo le misure del governo è stato calmierato a 29 mld. Non sappiamo quanto il governo potrà coprire. Servono politiche che ci portino alla diversificazione energetica e alle rinnovabili”. Siamo, ha spiegato Confindustria, una regione energivora perché abbiamo una manifattura di peso, ma “come raggiungere gli obiettivi del Piano? Siamo critici perché il Piano, senza azioni per arrivare agli obiettivi, non è completo. Mancano norme di accompagnamento. Nulla vieta che la Regione affianchi leggi per dare gambe al Piano. Occorre accelerare. La Francia, ad esempio, ha imposto per legge che tutti i parcheggi abbiano pannelli fotovoltaici. Cosa impedisce di farlo anche in Emilia Romagna? Il Gas metano è una fonte fondamentale, ma non c’è un punto nel Piano: estrazioni, stoccaggi .. non possiamo abbandonare il gas metano. La Regione ha fatto molto, ma il percorso va portato a termine”.
Stefano Curli (Cup ER, Comitato unitario professioni intellettuali) ha ricordato che “la voce delle professione tecniche è sempre stata presente e collaborativa. I procedimenti che i tecnici devono sempre governare sono spesso gravati, quando non viziati, da inefficienze organizzative, comunicative o gestionali. Non va trascurato che il panorama – diretto verso una riduzione dei combustibili fossili – va affiancato sì dalle rinnovabili, ma anche da un programma di efficientamento delle infrastrutture esistenti. Il mondo dell’edilizia o della produzione oggi cozzano contro procedure non ancora risolte. Sta emergendo una riduzione della percentuale dei bonus e un altro problema è la mancata efficacia della cessione dei credito. Oggi la maggioranza di chi opera nella cessione del credito edilizio è attorno al 25%, percentuale di remunerazione eccessiva. Riteniamo che vadano riorganizzate le procedure di autorizzazione, grazie a legge regionale 24/17, per un migliore rapporto con i Comuni”.
Davide Ferraresi (Legambiente ER) ha affermato che “il Piano triennale ha misure rilevanti (efficienza e risparmio). Importante è il monitoraggio degli investimenti del Piano. Risparmio energetico, per i cittadini non va dimenticato chi è fragile e non può investire, servono risorse per loro”. Ferraresi ha continuato: “Copertura della domanda con le rinnovabili: è un obiettivo che si scontra con le limitate risorse pubbliche. Sull’aumento delle rinnovabili, è importante il biometano, ma siamo preoccupati per la produzione di colture dedicate, che vanno ridotte per rispettare la produzione agricola. L’idrogeno verde ha un’efficienza bassa, attenti all’aumento della domanda energetica. L’agrivoltaico non danneggi la produzione agricola, serve una sperimentazione. Siamo, poi, contrari a eliminare il gas subito. Estrarlo, però, porterebbe quantitativi irrisori e un grande impatto ambientale. E sul costo dell’energia legato al gas pensiamo che più si è ancorati al fossile più si dipende dalla speculazione”.
Alberto Mazzoni (presidente sezione energia di Confagricoltura ER): “Usare diverse fonti energia migliora l’ambiente e aiuta le aziende. Diversificare è garanzia di competitività. Il ruolo centrale è dell’agricoltore, anche come produttore di energia. Bisogna partire dalle aree idonee, ma dobbiamo sfruttare tutte le coperture e individuare le aree poco produttive o degradate. Raggiungere i 35 Gigawatt entro il 2030 avrà un impatto anche sulla produzione agricola. L’indipendenza energetica andrebbe sostituita da un mix di rinnovabili programmabili e non programmabili. Riteniamo necessari gli impianti di produzione di biometano e biogas”.
Massimo Zaghi, amministratore del Cib (Consorio italiano biogas), cha raggruppa oltre 100 aziende agricole e 200 società industriali, è “soddisfatto del Piano, ma ci sono criticità su come realizzarlo. Non si può escludere dai finanziamenti chi produce biogas e biometano con colture dedicate. Il Repower Ue, prevede 35 mld di metri cubi di biometano al 2030. Si parla di un monitoraggio per vedere se si usa il suolo, ma la prima cosa da fare è catturare il carbonio. E la pianta lo cattura e lo fissa nel terreno. Il suolo è fatto di agroecologia”. Riguardo alle regole della sostenibilità, si dice che non si può avere il finanziamento per gli impianti se il menu non è sostenibile. La Regione oggi blocca l’uso degli insilati nella zona del Parmigiano reggiano e così non si sono più fatti gli impianti. Servono impianti che abbiano continuità. Ci sono tanti biogas sul territorio: dà calore, idrogeno, energia. Basta fare una norma che ci accompagni perché l’energia prodotta potrebbe essere usata anche dai cittadini”.
Paolo Visentin (Federazione ordini ingegneri ER) ha detto che “siamo un territorio che accelera quando c’è la necessità di farlo. Sul metodo, sottolineiamo due riferimenti: il posizionamento energetico, per sapere dove siamo prima di tracciare una traiettoria. E poi si deve conoscere qual è il consumo giornaliero. Tutto attraverso la raccolta di dati e la loro analisi”. Visentin suggerisce di potenziare il tavolo di monitoraggio, che sia reale e continuo; di utilizzare la legge del 1991 sul piano energetico nazionale, che aveva già normato gli esperti di energia, la certificazione energetica degli edifici e altro. L’esperto di energia è il profilo adatto come consulente per le imprese. Il City manager vedremo cosa sarà, cosa potrà gestire. Importante è l’asse formazione e cultura”.
Daniele Montroni (Legacoop ER, Alleanza cooperative) ha evidenziato che “l’Emilia-Romagna ha bisogno di energia. Pensiamo al supercomputer che consuma 9 MWh. Vanno sviluppate le rinnovabili: dal 4% del 2009 siamo passati al 14%e nei prossimi 8 anni il target è il 30%. La prima leva su cui agire è il processo decisionale, vedi il rigassificatore di Ravenna. Ma importante è stata la responsabilità, come ha fatto mondo della pesca accettandolo. La richiesta di impianti aumenterà e la disponibilità delle rinnovabili è quella di essere energia di prossimità, cioè avrà un impatto e tanti avranno interesse a misurarsi su quelle scelte. Occorrerà tenere conto degli effetti di mitigazione e delle compensazioni. Riteniamo positivo l’uso dell’idrogeno verde, ma è una fonte di energia che avrà un peso significativo dal 2030 (oggi 1 o 2%) con il 20%. A fianco delle rinnovabili abbiamo bisogno di energia fossile e il gas può aiutarci nella transizione per attenuare gli scossoni”. Bene anche le Cer “ma c’è una complessità per cittadini anche se per le imprese può essere un’opportunità che va sostenuta. Mobilità intelligente e sostenibile per merci e persone: bisogna metterci le mani. Oggi si usa poco l’energia da fonti rinnovabili (9%). E’ necessaria una politica di sostituzione dei mezzi con un impatto minore a quello di oggi. Il monitoraggio infine sia quasi in tempo reale”.
L’assessore allo Sviluppo economico, Vincenzo Colla, ha illustrato una panoramica che presto ci riguarderà da vicino. La proposta degli Usa, alla Cop 27 in Egitto, prevede un fondo di mille miliardi in tre anni per l’Africa, per la gestione di materie prime ed energia, “e l’Italia è la porta di transito delle reti energetiche dell’Europa”. La Regione si muove su 3 fattori: “crisi macroeconomica dovuta alla guerra che fa crescere i prezzi dei materiali, mancanza di manodopera nelle manifatture, gestione demografia dei migranti. Per affrontare i 3 grandi cambiamenti servono energia e digitalizzazione anche per cerare lavoro, sostenibilità, nuova economia sociale per ricucire le diseguaglianze”. Il prossimo regolamento della Ue sull’energia che, tra gli altri, imporrà un tetto al prezzo del gas e l’acquisto congiunto del 15% del fabbisogno degli stati Ue.
Una ricerca della Regione per posizionare il Piano energetico, ha spiegato Colla, “ha avuto come campione le imprese con 20 addetti (97% delle aziende in regione) che hanno dichiarato in media che l’incremento di energia è del 32% nel primo trimestre. Le aziende hanno risposto che il 36% assorbe il rincaro con l’aumento dei prezzi di vendita; il 29% contrae i margini; il 14% riduce la produzione. Noi pensiamo di continuare a investire con soldi pubblici, perché 1 euro di investimento pubblico crea più di un euro di investimento privato”.
Per l’assessore fondamentali saranno i prossimi decreti del governo. le criticità sono rappresentate da una “moratoria per i mutui come nel periodo Covid e la gestione degli ammortizzatori sociali. Il governo deve chiedere alla Ue un incremento del tetto degli aiuti di Stato per non bloccare gli investimenti e un decreto per incentivare le Cer e portarle a produrre fino a 1 mgwatt, allacciandosi alle cabine primarie”. Per Colla “la madre di tutti i decreti statali riguarda le aree idonee per indicare dove e come piazzare gli impianti. Questo Piano è sterzata senza precedenti, l’energia sarà sempre più di prossimità in autoproduzione e autoconsumo, non ci saranno più grandi impianti. E ancora: risparmio, riciclo, diversificazione delle fonti, continuità dell’energia. Questo Paese si è dimenticato della chimica, e senza non si fa green. Siamo una regione di stoccaggio e dobbiamo tenere il gas che incameriamo, non venderlo all’estero”.
(Gianfranco Salvatori)