Il Piano regionale rifiuti e bonifiche ha ottenuto il parere favorevole della commissione Bilancio, affari generali e istituzionali, presieduta da Massimiliano Pompignoli.
“Il Piano -ha affermato Gianni Bessi (Partito democratico)– è stato illustrato nei suoi tre pilastri: rifiuti urbani, speciali e bonifiche dei siti inquinati. Il Piano rifiuti è parte integrata nella pianificazione della Regione con altri piani integrati (qualità aria e piano energetico)”.
La commissione Ambiente deciderà ora sulle osservazioni presentate. A parte gli obiettivi sfidanti come “la differenziata all’80%, la riduzione del 5% per unità di Pil dei rifiuti speciali non pericolosi, la bonifica (intervento significativo in aree inquinate attraverso la governance), va considerata la natura della commissione Bilancio dove si evidenzia un dato economico. Il valore del ciclo dei rifiuti, su scala regionale, è di 850 milioni di euro (comprendendo tutte le risorse regionali, statali e del Pnrr, ndr) e incide sulla comunità degli emiliano-romagnoli e sul bilancio della Regione” ha sottolineato Bessi. Il dem, infine, ha ricordato che “c’è anche la programmazione dei Fondi strutturali regionali: 40-45 milioni a cui aggiungere il cofinanziamento della Regione. E sulle bonifiche, tra i diversi fondi, ci sono risorse per quasi 50 milioni. Tutti soldi che toccheranno il bilancio della Regione”.
Stefano Bargi (Lega) ha ribadito le perplessità del proprio gruppo su un piano troppo ambizioso, che “difficilmente potrà raggiungere gli obiettivi prefissati” e, al di là delle considerazioni sulla discarica di Finale Emilia “di cui la precedente giunta voleva assolutamente l’ampliamento mentre ora si è arrivati al sequestro”, ha sollevato il problema della scarsità di impianti di trattamento e recupero dei materiali inerti nelle zone appenniniche e interne della nostra Regione. “Nel piano in discussione si disincentiva espressamente la nascita dei frantoi che possono trattare e recuperare tali materiali. Meglio sarebbe garantire una sorta di deroga per tali aree oppure dare una maggiore libertà di manovra ai singoli comuni per combattere ogni forma di abbandono in tali zone che, di fatto, scontano un evidente deficit di servizi”.
(Luca Boccaletti e Gianfranco Salvatori)
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