Quale futuro per il Polo Unico regionale del gesso? E qual è la posizione della Regione in merito alla richiesta della società Saint Gobain di ampliare l’area estrattiva al di fuori dell’attuale zona operativa definita dal Piano Infraregionale delle Attività Estrattive (PIAE)?”
A porre le domande è Silvia Zamboni (Europa Verde) con un’interrogazione affrontata nell’odierna sessione di lavoro della commissione Territorio, Ambiente e Mobilità presieduta da Stefano Caliandro. La capogruppo informa di un “elemento nuovo emerso a 18 anni dall’istituzione del parco regionale della Vena del gesso e contenuto nel Piano territorilae, dove si parla apertamente di Monte Tondo come di grave emergenza ambientale e come vi sarebbe l’idea di porre sotto tutela la zona B solo alla fine dell’attività estrattiva con un ragionamento contrario a ogni forma di logica”.
La capogruppo di Europa Verde, nel ripercorrere la storia del sito estrattivo e sottolineando i dubbi sull’ampliamento dell’attività da parte della multinazionale francese, ricorda la comunanza delle posizioni espresse sia dal CAI (Club Alpino Italiano) sia dalla Federazione Speleologica per cui “la decisione che verrà presa riguardo all’area di Monte Tondo deve tener conto della tutela dell’ambiente, già compromesso da oltre 60 anni di attività della cava”.
Zamboni ricorda anche come “la zona inserita nell’area contigua del Parco della Vena del Gesso è sottoposta a numerosi vincoli di tutela nazionali e internazionali dal punto di vista ambientale e paesaggistico, quindi un ampliamento della cava di Monte Tondo non dovrebbe essere possibile, salvo ricorrere alla pratica delle modifiche ad hoc della legge regionale”.
Stante la situazione, Zamboni chiede quindi la posizione della giunta “sulla proroga dell’attività estrattiva fino al 2028 per un’azione di cavazione di oltre 2.400.000 metri cubi di gesso” e se non ritenga opportuno “sollecitare l’approvazione del nuovo Piano infraregionale delle attività estrattive (PIAE), chiedendo che tenga conto delle raccomandazioni contenute nello studio commissionato dalla Regione nel 2021”.
Rispondendo ai quesiti posti, l’assessora a Programmazione territoriale, parchi e forestazione Barbara Lori ha chiarito che “non c’è alcuna omissione da parte della Regione per nessuno dei percorsi paralleli citati nell’atto ispettivo. Il Piano infraregionale e il Piano territoriale sono percorsi autonomi e paralleli in corso di svolgimento, così come è in itinere l’iter per la certificazione Unesco per una zona diffusa del carsismo nelle evaporiti e grotte dell’Appennino settentrionale che interessa nove siti di diverse province della nostra regione”.
L’assessora Lori ha poi assicurato come gli uffici regionali seguano da vicino i vari percorsi in corso di svolgimento “ma al momento non vi sono le condizioni per esprimere alcun parere”.
Silvia Zamboni ha quindi “preso atto delle risposte interlocutorie fornite. So bene che la cava di Monte Tondo è in zona limitrofa al Parco della Vena del Gesso, tuttavia credo che le attività estrattive possano influire negativamente sul contesto circostante, aspetto l’intervento dell’assessorato in un momento più avanzato e credo si debba procedere decisamente, nel periodo rimanente per l’attività di cava, con una riconversione del sito e dei profili lavorativi a esso legati”.
(Luca Boccaletti)