“Per salvaguardare la salute dei cittadini e ridurre l’impatto ambientale è necessario ridurre il consumo di alimenti poco o per nulla sostenibili, indirizzando le scelte alimentari delle comunità verso modelli culturali, economici e sociali più responsabili”. Lo afferma una consigliera del Movimento 5 stelle in una risoluzione all’indirizzo della Giunta nella quale riporta un’indagine pubblicata sulla rivista scientifica The Lancet seguita dalla Commissione sulla sindrome globale dell’obesità, della denutrizione e dei cambiamenti climatici.
“Le diete alimentari che dominano l’intera umanità non sono appropriate né per l’essere umano, né per il pianeta,” scrive la consigliera, “e l’indagine denuncia l’esigenza di promuovere un modo di alimentarci universale definendo lo stile di vita e l’alimentazione necessaria a sostenere l’ecosistema unitamente alla salute dell’uomo”. La Commissione avrebbe lavorato su argomenti relativi a salute, nutrizione e sostenibilità ambientale in relazione a quelli economici e di governance politica.
Secondo la pentastellata appare dunque necessario “tutelare il made in Italy e allo stesso tempo sostenere l’agricoltura sostenibile e i prodotti a chilometro utile o a chilometro zero provenienti dalla filiera corta per favorire l’economia locale e retribuire in modo adeguato produttori e lavoratori”.
La consigliera chiede quindi alla Regione di promuovere iniziative di sensibilizzazione e informazione sul territorio, anche attraverso l’organizzazione di eventi con buone pratiche di alimentazione sostenibile. Fra i suggerimenti della consigliera anche quello di costituire “come titolo obbligatorio nei bandi di gara per gli appalti pubblici di servizi e forniture destinate alla ristorazione collettiva, l’utilizzo di questo tipo di prodotti agroalimentari provenienti dalla filiera corta”. Fondamentale anche “garantire in tutte le mense pubbliche o convenzionate, comprese quelle scolastiche, menù ricchi di verdure, legumi e frutta, che offrano un’ampia varietà di cereali e prediligano alimenti freschi non trasformati e non conservati”. La pentastellata chiede, infine, di “incoraggiare, nelle scuole e negli istituti di formazione, progetti didattici legati all’educazione alimentare, intesa come conoscenza delle etichette, della provenienza degli alimenti, della pericolosità di alcuni cibi e delle bevande zuccherate, del corretto consumo, dello stile di vita attivo, dell’importanza dei prodotti tipici, biologici, a chilometro zero e a chilometro utile e del loro impatto ambientale”.
(Francesca Mezzadri)